24 gennaio 2011

fino al 26.II.2011 Giulio Paolini Lugano, Studio Dabbeni

 
Ancora Giulio Paolini. Stavolta in territorio svizzero, ma a pochi passi dall’Italia. Una mostra raffinata, come sempre. Che gioca con carte e carta, con segni e strappi. Lungo tre piani presidiati...

di

La mostra che lo Studio Dabbeni di
Lugano dedica ai settant’anni di Giulio
Paolini
(Genova, 1940; vive a Torino) si divide in tre parti.
Al pianterreno ci sono due
installazioni nelle quali Paolini torna su temi a lui cari in modo assertivo,
imponente, monumentale, magniloquente. I Carabinieri che presidiano la teca in Senza più titolo sembrano il simbolo del
presidio del ruolo di Giulio Paolini nell’attuale sistema dell’arte.
Salendo le scale si passa all’ammezzato,
dove sono le tavole che compongono anche una cartella stampata in 30 esemplari:
Promenade. Anche questa “bagattella”
di Paolini riprende temi a lui cari e gioca sul concetto di prospettiva
tradizionale, che bersaglia con citazioni diverse, frammenti di carta,
paesaggi, icone. Qui la citazione di Paolini sembra voler allargare il proprio
spettro di riferimento:
lo strappo di carta ricorda la sensibilità di alcune
esperienze di arte concettuale, alcune immagini ricordano iconografie recenti
(ad esempio alcuni cieli o fuochi d’artificio).
In questa parte, che privilegia
l’anima grafica di Paolini, si coglie l’interesse ancora vivo per il lavoro di
sperimentazione, soprattutto cromatica: i bianchi delle colonne ricostruite
vengono messi a confronto con colori freddi, viola e rosa, senape, neri; colori
che sembrano voler farsi carico degli esiti di una realtà deflagrata. Anche
quando non ci appare essa stessa sotto forma di frammento lacerato, con il
colore Paolini sembra volerci indicare che essa è ormai satura, non ha più
spazio per la vita e anche quel candore che la statuaria antica ha mantenuto
per millenni si è brunito.
Passando al piano superiore
abbiamo tre tipi di lavori diversi: uno più esplicitamente concettuale (Questo e/o quel quadro, Natura morta, Les erbes folles, Suicida
Felice
), lavori molto riconoscibili e condotti con mano precisa; poi c’è il
ritratto dello studio d’artista (Synopsis);
infine Detto (non) fatto, abbinato a
una riflessione concettuale che lo Studio Dabbeni riprende nella rivista Temporale. Quest’ultima è una parete
ricomposta in quindici riquadri bianchi, ciascuno dei quali contiene alcuni
frammenti di carta stappata, nei quali possiamo leggere un testo manoscritto e
scampoli di un paesaggio.
Qui notiamo una freschezza che già
esorbitava in alcune situazioni presenti nelle altre sezioni della mostra.
Nell’utilizzare lo strappo di carta, nel disporlo in un contesto svuotato da
indicatori che ce ne consentano una lettura ordinata, Paolini tradisce un vivo
impulso al gesto pittorico. Ne troviamo un altro esempio se ripercorriamo le
tavole di Promenade, questa volta
giocato con strappi di color senape e nero intorno al disegno di un grande
piedistallo bianco. Un altro esempio lo troviamo in Les Erbes Folles, dove un mucchietto di strappi, nel decomporsi
gradevolmente verso il basso, ci presenta un movimento aggraziato e delicato.

Così in Detto (non) fatto: Giulio Paolini, pur insistendo sempre su come “l’opera si spoglia del suo significato”,
non riesce a esimersi, nel costruire il proprio manufatto, dal soddisfare un
classico desiderio di raffinata compostezza.

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mostra visitata il 12 novembre
2010


dal 12 novembre
2010 al 26 febbraio 2011

Giulio Paolini

Studio Dabbeni

Corso
Pestalozzi, 1 – 6900 Lugano

Orario: da
martedì a venerdì ore 9.30-12 e 14.30-18.30; sabato
ore
9.30-12 e 14.30-17

Ingresso libero

Info: tel. +41
919232980; studio.dabbeni@span.ch; www.studiodabbeni.ch

[exibart]

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