12 gennaio 2017

Fino al 15.I.2017 The Color Line, African-American artists and segregation Musée du Quai de Branly, Parigi

 

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“The color line” ovvero la linea della discriminazione ci parla della segregazione africana-americana restituita dalla creatività di coloro che stavano dalla parte sbagliata. Curata dal critico d’arte Daniel Soutif, la mostra incorpora arte, letteratura, cinema e fotografia, con oltre 600 opere e documenti originali che riaffermano con energia il potere della creazione quale mezzo concreto e diretto nella lotta dei diritti civili e delle libertà. 
La mostra si divide in sezioni, quali: 1865-1918 Dall’inizio della segregazione alle prime lotte,1918-1945 Fermento culturale e radicalizzazione della violenza, 1945-1964 Sulla strada per i diritti civili, 1964-2014 Contemporanei e africani-americani, e raccoglie opere di molti artisti contemporanei come Jean-Michel Basquiat, Kerry James Marshall, Michael Ray Charles, Whitfield Lovell, Barbara Chase-Riboud, Betye Irène Saar, David Driskell, Ellen Gallagher, Dawoud Bey, Glenn Ligon, Hank Willis Thomas, Emory Douglas e Mickalene Thomas.
La frase “the color line” appare per la prima volta nel 1881 in un articolo del leader di colore Frederick Douglass, ripresa poi nel 1900 dal militante per i diritti civili William Edward Burghardt Du Bois (1868-1963), in un suo libro The Souls of Black Folk (1903), in cui definisce la “color line” come il problema del ventesimo secolo. Infatti, se il 1865 segna l’abolizione della schiavitù ci vorranno comunque decenni per arrivare all’abolizione della segregazione. È infatti nel 1964 che il presidente Lyndon Baines Johnson firma il Civil Rights Act contro ogni forma di discriminazione. The color line resta comunque una metafora, ancora valida oggi, per designare 140 anni di segregazione legale ed illegale della popolazione africana-americana.
La lotta per l’affermazione dell’identità africana-americana si è appoggiata per lo più su valori di pace e tolleranza restituiti o promossi dalla creazione artistica. Questa abbracciava l’intera comunità, non elitaria dunque, ma legata alla strada, al quartiere, vedi Harlem, il quartiere newyorchese africano-americano. Ma c’è anche l’Harlem visto attraverso la ricca serie fotografica Harlem Gang Leader di Gordon Parks che ha riempito le pagine del Life magazine nel 1948. L’arte africana-americana ha saputo proporre nuove espressioni artistiche, ma anche rivisitare modelli predominanti, imponendo e creando le sue proprie icone.
The Color Line, vista della mostra, foto Alain Willaume
In che senso? Per capirci prendiamo il capolavoro di Grant Wood (1891-1942) American Gothic (1930, The Art Institute of Chicago), icona del pionierismo americano oltre che satira del puritanesimo rurale. Ricordiamo brevemente che l’opera è attualmente esposta, per la prima volta in Europa, al museo de l’Orangerie di Parigi fino al 30 gennaio. Paragoniamo quest’opera con un’altra, forse più discreta ma non meno rivelatrice, e cioè quella del fotografo statunitense Gordon Parks dal titolo della sua protagonista American Gothic/Ella Watson (1942), presente qui nella mostra. Questo scatto è stato ottenuto da Parks durante un reportage sull’America rurale per conto del Farm Security Administration, un ente legato al Ministero dell’Agricoltura, al fine di monitorare e proteggere il tenore di vita dei contadini più poveri colpiti dalla crisi. La foto, in bianco e nero, mostra un’africana-americana che tiene una scopa in una mano e un mocio nell’altra, lo sfondo dell’immagine è completamente ricoperto dalla bandiera statunitense. La struttura dell’immagine, che rimanda direttamente ad American Gothic di Wood, narra della posizione sociale di Ella Watson nell’America del 1942. Mentre è a strisce nere, rosse e verdi, la bandiera che ritroviamo tra le prime opere che accolgono il visitatore, intitolata African-American Flag (1990) di David Hammons. Tra i lavori più iconici dell’artista africano-americano, questa è una sintesi della bandiera americana e quella della Universal Negro Improvement Association fondata in Giamaica nel 1914 da Manus Garvey. Una versione di questo bandiera inoltre si affaccia sullo Studio Museum in Harlem consacrato agli artisti africani-americani. Va menzionata anche la bandiera di Faith Ringgold, dal titolo American People Series #18 – The Flag is Bleeding (1967, olio su tela). È nel 1963 che l’artista inizia questa serie di 20 quadri denominata appunto American People, dirà a tale proposito “Quanto più si guardano, più si vedono”.
Sempre ad Harlem si sviluppa, tra il 1920 e il 1930, il movimento artistico Harlem Renaissance  in opposizione alla mainstream di quel periodo. Considerato nel 1920 come la capitale mondiale della cultura nera, Harlem è diventato nel 1965 il ghetto nero, definito così dal sociologo Kenneth Clark. Ed è sempre in questo quartiere che nel 1960 ci sarà una seconda rinascita artistica attraverso un’arte di protesta opposta ad una cultura eurocentrica. Questi sono gli anni delle lotte per i diritti civili, quelli che hanno visto il pastore Martin Luther King a Washington pronunciare, il 28 agosto 1963, il famoso discorso I have a dream. Sulla scia della lotta per i diritti civili si iscrive l’artista Elisabeth Catlett (1915-2012), qui presente con una serie di 15 magnifiche incisioni dal titolo The Negro Woman, tra queste I have a special reservations (1946) o My role has been important in the struggle to organize the unorganized (1947). 
The color line è un imperdibile excursus sulla storia dell’Arte Africana-Americana che rivela passo dopo passo il suo legame con il quotidiano degli africani-americani, incrementando nel contempo il dibattito sempre aperto sui diritti civili e le libertà. È giusto ricordare che questo progetto espositivo si è avvalso della collaborazione di oltre sessanta organismi tra istituzioni pubbliche, gallerie e collezionisti, tra questi la Fondazione Cartier per l’arte contemporanea, la Fondazione Terra, il Nelson-Atkins Museum of Art, la Michael Rosenfeld Gallery e il Savannah College of Art and Design e il Walter O. Evans Collection of African American Art. 
Livia De Leoni
mostra visitata il 10 novembre 2016
Dal 4 ottobre 2016 al 15 gennaio 2017
The Color Line – African-American artists and segregation
Musée du Quai de Branly 
musée du quai Branly – Jacques Chirac
37 Quai Branly, 75007 Paris
Orari: dalle 11:00 alle 19:00
 

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