27 aprile 2018

Fino al 6.V.2018 Scanning Seti, La rinascita della tomba di un Faraone Antikenmuseum Basel, Basilea

 

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Una mostra spettacolare e innovativa quella presentata dal Museo delle Antichità di Basilea insieme all’Università di Basilea, al Ministero delle Antichità del Cairo e alla Fondazione Factum di Madrid (dove è stata fondata nel 2009 e con sede anche a Milano) la quale grazie alle nuove tecnologie digitali (scansione, senza toccare le pareti, in 3D e fotogrammetria di opere pittoriche e dei manufatti ritrovati) ha riprodotto in modo simile anche se parziale (il progetto completato nel 2020 sarà collocato vicino all’originale) la monumentale tomba del Faraone Seti I° (1324-1279 a.C., secondo re della 19ª dinastia e padre di Ramses) scavata nella roccia della Valle dei Re presso Luxor, a 650 km a sud del Cairo sulla riva ovest del Nilo. Si tratta del complesso più bello ed esteso: 11 camere per una lunghezza di 137 metri che scendono sempre più in basso con corridoi e pozzi (per depistare i saccheggiatori sempre esistiti) fino alla camera sepolcrale con il sarcofago (l’originale è a Londra) di alabastro egiziano. Dopo ci sono ancor 150 metri che portano alla falda freatica, secondo la concezione di allora fonte di creazione e rigenerazione per tornare giovane come il sole ogni mattina.
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Giovanni Battista Belzoni, ritratto, 1820
La tomba di Seti I° è ritrovata nel 1817 dall’italiano Giovanni Battista Belzoni (Padova 1778 – Benin 1823), soprannominato ‘Sansone di Patagonia’ per il fisico prestante (come si nota nel ‘Ritratto’ sul frontespizio del suo libro di memorie) capace di sollevare dodici uomini per cui è impegnato in attività circensi prima di essere al servizio del console generale britannico Henry Salt nella ricerca di reperti. Belzoni, coadiuvato da altri, per mesi ha riprodotto tramite acquerelli le rappresentazioni della tomba che in 200 anni ha perso lo splendore del momento in cui è stata aperta (anche se depredata ‘ab antiquo’) per colpa sia di agenti atmosferici sia degli uomini che per improntitudine guidata da egoismo irrispettoso dei beni comuni ne hanno staccate parti o le hanno copiate attraverso deleteri calchi: le tombe sono state eseguite per proteggere per sempre il defunto destinato alla reincarnazione e non per essere mostrate al pubblico.
Dopo avere ‘esplorato’ la Valle dei Re con i personaggi che l’hanno resa viva dal XVIII secolo, ‘entrare’ nella splendida ‘Stanza delle Bellezze’ e nella ‘Stanza dei pilastri’ con affascinanti decorazioni come la ‘Mucca celeste’ attraverso l’ausilio di una tecnica impensabile nel passato procura emozioni inattese ancorché abbacinati da una luce che diviene colore: si ha quasi l’impressione di essere i primi a respirare gli impalpabili segreti che connotano il racconto dell’iter notturno del sole che accompagna il difficile viaggio dei defunti, in particolare del Faraone il quale, dopo l’incontro con le divinità, si avvia verso la rinascita.
Non solo una mostra attraverso un viaggio nei misteri di un mondo connotato da ottimismo di una rinascita mediata dal sole, ma un progetto di successo con straordinari risultati destinato nel futuro a preservare opere d’arte e monumenti minacciati dal turismo di massa e dall’insipienza umana.
Wanda Castelnuovo
mostra visitata il 18 gennaio
Dal 29 ottobre 2017 al 6 maggio 2018
Scanning Seti, La rinascita della tomba di un Faraone
Antikenmuseum Basel
Via St. Alban-Graben 5
Basilea/CH
Orari: martedì, mercoledì, sabato e domenica 11-17, giovedì e venerdì 11-22
Info: 0041 61 201 12 12, www.antikenmuseumbasel.ch

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