05 gennaio 2005

visualia_interviste Ogi:noknauss

 
Sono nati nel 1995, come laboratorio di cinema mutante. Da allora Ogi:noknauss sperimenta, tra performance, installazioni, vijing. Con uno sguardo attento sullo spazio urbano. Il collettivo si racconta in un’intervista. Tra passato e futuro. Con un obbiettivo. Sopravvivere e, perché no, divertirsi…

di

Per chi abbia visto uno qualsiasi dei vostri lavori, la prima domanda non può essere che questa: qual’è il vostro rapporto con il cinema?
Siamo nati come “laboratorio di cinema mutante”, la nostra prima produzione è stato un cortometraggio, una sorta di seme da cui abbiamo esploso una serie di percorsi proseguiti poi in maniera ondivaga. Abbiamo decostruito la nostra idea di cinema trasponendola in videoinstallazione, in vjing, in Zona Temporaneamente Autonoma, in sonorizzazione ambientale… E ne abbiamo sfogliato e isolato diversi elementi, il soggetto, lo scenario, il ritmo, la colonna sonora… È stata una pratica che nel corso degli anni ci ha portato a pensare in termini di scatole di attrezzi, toolbox a cui ricorrere di volta in volta per interpretare diverse ‘situazioni’. Questo tipo di atteggiamento, una eccessiva esposizione all’opera di William Burroughs, ed una forte resistenza a pensare al prodotto del nostro impegno in termini di ‘opera d’arte’ come oggetto definito e chiuso, ci hanno portato a divagare infinitamente intorno a un ‘metaprogetto’ come l’hyperfilm’, nella nostra intenzione un meccano cinematografico con cui giocare in società…

Tutto il vostro lavoro sembra essere legato in modo molto forte ai contesti urbani… come si declina questo rapporto?
Nella nostra formazione c’è una forte impronta urbanistica, essendo due su tre all’interno del gruppo architetti. D’altra parte avendo iniziato il nostro progetto all’interno di uno spazio occupato autogestito, il conflitto per lo spazio di espressione e sopravvivenza è stato dall’inizio il contesto forte in cui si svolgevano le nostre pratiche creative. Una conseguenza naturale è stata quella di svolgere un lavoro di documentazione, quasi diaristico, sulle trasformazioni del paesaggio tanto fisico quanto sociale e mentale che abbiamo attraversato in questi anni. Come ricercatori nel campo urbanistico ci siamo trovati chiaramente di fronte al fatto che l’immagine mediata è sempre di più un elemento essenziale nella urbanizzazione globale contemporanea. Al punto che il rapporto tra produzione spaziale e produzione di immagine è il tema centrale del nostro ultimo lavoro, Triplicity, un processo cognitivo sul paesaggio urbano in forma di perfomance audiovisiva…

Ogi:noknauss
Qual è il metodo che utilizzate per arrivare ad una performance? Esiste una modalità di lavoro in qualche modo standardizzata oppure viene ridefinita di volta in volta?

Non direi che c’è un metodo fisso, il nostro lavoro è un processo continuo di ridefinizione di un campo di azione, in cui di volta in volta introduciamo diversi contenuti e formati. Esistono dei momenti forti in cui operiamo una messa a fuoco su un tema o su una situazione, creando delle definizioni, dando un nome ad un progetto. Nominare le cose è in qualche modo crearle, creare un progetto, come scegliere un seme e cominciare a curarlo sostenendone gli sviluppi.
Hyperfilm era un progetto che, come dice il suo nome, voleva esplorare in tutte le direzioni l’idea stessa di fare cinema. Scarnificarne dunque tutti gli elementi fino al punto di renderli degli stereotipi plasmabili in ogni direzione. EUR (acronimo di Extreme Urban Ratio), è stato un lavoro in cui attraversavamo la città in cui viviamo registrandone gli aspetti salienti al massimo volume, con il ‘gain’ a palla, rendendo evidenti i fenomeni ai margini al limite della distorsione; una maniera di focalizzare sui confini, dove le cose diventano altro. Triplicity, invece, utilizza la chiave ‘tre’ per leggere le trasformazioni del paesaggio urbano, esplora diverse ‘triplicità’ del contesto urbano.

Come si sviluppa il rapporto tra audio e video?
Il rapporto tra audio e video s’intreccia continuamente. Non abbiamo una formazione tipica né di musicisti né di cineasti, abbiamo sempre tagliato e cucito pratiche derivate da ambiti disciplinari disparati, aiutati anche da attitudini complementari all’interno del gruppo. Abbiamo iniziato a occuparci di vjing cercando espressamente di applicare tecniche derivate dalla musica (schratching, mixing, uso di loops) alla composizione visiva. Comunque siamo degli smanettoni, abbiamo un feeling molto analogico con le macchine, non siamo dei programmatori.

Ogi:noknauss
Quanto è importante la liveness?

E’ una questione sempre aperta. Nella natura stessa del nostro tipo di lavoro c’è il fatto di confrontarsi con situazioni sempre diverse che richiedono accorgimenti comunicativi. Uso di proposito il termine situazioni perché rende la coincidenza di spazio e tempo; in ogni caso c’è da interrogarsi nuovamente sulla tua presenza in un determinato contesto comunicante, ed accordare il proprio discorso in misura di tale contesto. La liveness sta nel riconoscere la situazione ed intervenire attivamente nel processo. Questo può voler dire semplicemente capire quale è il momento giusto per mettere in play un nastro premontato; ma anche provare in piena improvvisazione davanti a un pubblico tutte le interazioni tra una caterva di macchine interfacciate (che normalmente non ti capita di avere sottomano a lungo) all’oscuro tu stesso di cosa può uscirne. Comunque, dare un senso alla tua esecuzione dal vivo è sempre un’incognita, soprattutto nel campo video …

Quali sono i progetti di Ogi:noknauss per il futuro?
Sopravvivere. Divertirsi. Rafforzare reti di scambio tra persone per bene. Tornare dopo anni di divagazioni al cinema… Nel 2005, dopo vari ritardi, vedranno la luce i primi numeri di Avrecordings, un progetto di label di pubblicazioni in DVD di ricerche audiovisive, documentazioni e processi creativi. C’interessa molto il DVD per il suo potenziale di sviluppo ipertestuale dell’audiovisivo…


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Bio Gli Ogino Knauss sono attivi a Firenze dal 1995. Dopo una prima esperienza come “laboratorio di cinema mutante” al CPA hanno continuato la loro ricerca audiovisiva degli spazi urbani attraverso una pluralità di metodi. Hanno partecipato con liveset, video e installazioni a manifestazioni in tutta Italia (tra l’altro: Videominuto di Prato, ContactEurope al Leoncavallo di Milano, Dissonanze Lab di Roma, 72h di Firenze, Italian Live Media Contest di Milano, Netmage di Bologna) e all’estero, collaborando, tra gli altri, con il Dipartimento di Pianificazione Territoriale e Urbanistica dell’Università di Firenze, la fondazione Giovanni Michelucci, l’INURA (International Network for Urban Research and Action)

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