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Il titolo è emblematico: “Like no tomorrow”, Come senza un domani. Ecco la confessione di Daniele Innamorato, milanese classe 1969, che è talmente innamorato della pittura da usarla senza limiti: su plastiche, tele, in collage, su carte poverissime come quelle di giornale con le quali realizza libri d’artista, passando dal micro al macro ma senza perdere un carico di tensione fortissima. E che fino al prossimo 30 aprile è in scena a Marsèlleria, nella sede di via Paullo 12.
Come se non ci fosse un domani, appunto, Daniele Innamorato invade i suoi supporti, ingaggia una strana lotta con la materia, decide di mettere la parola fine ad un lavoro solo quando la lotta tra il caso e la volontà di guidarlo è al suo culmine; forse, addirittura, quando la casualità è ormai sulla sponda perdente. Lo si vede chiaramente anche nell’oggetto scultoreo presentato nel seminterrato; sospeso, accompagnato dalla musica che rimbomba, illuminato solamente da una lampada. Perché è lì? Perché accartocciato in quel modo? Chi è stato? Quanto Innamorato ci ha messo le mani e quanto si tratta di un ready-made dovuto al materiale, alla sua conformazione?
Una mostra sintetica, inedita, che mette a fuoco il terreno su cui l’artista, rappresentato dalla Galleria Massimo De Luca, si è mosso negli ultimi dieci anni. Curata da Giorgio Verzotti, le opere in scena – seppur di grande impatto – non sono così numerose: appaiono sui tre piani di Marsèlleria in maniera quasi repentina, un pugno pieno di colore inaspettato tra il bianco, ma che cos’è il bianco se non la somma di tutti i colori dello spettro della luce? E cos’è la pittura se non la volontà di formalizzare uno spettro che ha a che fare con le forme della conoscenza?