25 maggio 2017

Un Titano si innamorò dell’arte contemporanea. La terza edizione della Biennale di Mykonos rilegge la mitologia e la modernità

 

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Le sue origini risalgono al tempo della mitologia, fu campo di battaglia della titanomachia, la lotta tra Zeus e i Titani suoi fratelli, qui Ercole sfidò i giganti che volevano raggiungere la vetta dell’Olimpo. Oggi Mykonos è la più visitata delle Cicladi, un’isola cosmopolita che vive in simbiosi con il vento e il mare. Proprio da questo rapporto vitale, dalle idee di trasformazione e di incontro, parte la Biennale di Mykonos, un progetto iniziato nel 2013 e fortemente voluto da Lydia Venieri, che si ispira alla forma del simposio, lo scambio tra saperi e conoscenze. Per questa terza edizione, a cura di Venieri e Cecilia Dupire, il tema sarà incentrato sulla “Trans-Allegoria”, una figura retorica complessa che rimanda alla capacità dell’arte di dire qualcosa attraverso altre parole, altre immagini, avviando processi, introducendo idee, affascinando. 
Per quattro giorni, dall’1 al 5 settembre, l’isola ospiterà mostre, spettacoli, progetti, diffusi tra sedi istituzionali, dal Municipio all’Accademia di Belle Arti, e spazi non convenzionali, come i caratteristici mulini a vento. Tra gli eventi in programma, ci saranno sezioni specifiche dedicate al video, alla danza e alla performance, mentre artisti come Lucas Samaras, Jim Shaw e Nobuhiro Ishihara, tra gli altri, sono stati chiamati a confrontarsi con le suggestioni del luogo, con opere pensate appositamente per questa occasione. Per rileggere quei simboli dell’anima della cultura occidentale che, nonostante il turismo e la modernità, ancora resistono.

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