20 agosto 2018

Tra un sorso e l’altro. Marco Giordano porta le sue congiunzioni poetiche al KaOZ di Palermo

 

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Le congiunzioni coordinanti rappresentano delle particelle grammaticali il cui compito è collegare tra loro proposizioni principali e subordinate di una frase. Partendo da questa definizione, Marco Giordano ha concepito “Conjunctive Tissue”, progetto presentato a Palermo lo scorso 19 luglio e visibile fino al prossimo 27 agosto presso KaOZ, project space in Piazza Magione, il cui programma espositivo è stato selezionato come evento collaterale di Manifesta 12. 
Il progetto è il frutto di una residenza avvenuta presso il CCA-Centre of Contemporary Arts di Glasgow, città dove l’artista risiede ormai da cinque anni. Conjunctive Tissue si dispiega in diverse iterazioni, la prima delle quali ha avuto luogo nelle mura di Civic Room, spazio indipendente di Glasgow. Lasciando aperte le porte della galleria, l’artista ha permesso di agire all’interno dell’opera che prendeva vita grazie al contributo del pubblico. A ogni visitatore interessato, veniva richiesto di creare un collage su carta basandosi su una congiunzione grammaticale di qualsiasi lingua. Dal disegno elaborato dallo spettatore, l’artista, in un secondo momento, ha riportato in scala alcuni collage, con i quali ha poi realizzato degli ampi banner. Il titolo di ogni banner consisteva nel nome di colui che lo aveva ideato. 
Nella prima iterazione avvenuta nel Regno Unito è stato il visitatore ad attivare un processo di creazione, creando un disegno grazie alle parole. Nell’installazione a Palermo, invece, le parole stesse della poesia, scritta dall’artista, fungono da elemento per dare vita a una sorta di immagine, investigando la relazione tra sfera pubblica e privata. In questa sede, infatti, Giordano opta per la creazione di un banner monumentale che si dispiega sulla facciata di KaOZ che guarda su Piazza Magione, cornice perfetta per ospitare un’azione così potentemente poetica, oltre a essere il centro nevralgico nel quale ha operato Manifesta 12. 
Non appena ci s’immerge nella piazza, l’impatto visivo è intenso. Piazza Magione, insieme alla sua comunità e a vari interventi attivati soprattutto negli ultimi anni, ha riacquistato valore, mantenendo ben integre le sue peculiarità. Mentre m’incammino verso la piazza, noto un altarino di un santo all’ombra di un albero e un anziano signore che, seduto su una sedia, osserva i bambini rincorrersi con le biciclette, mentre giocano con le bolle di sapone. E alzando lo sguardo, eccola, imponente, pulita, delicata come fosse un soffio di vento che accompagna lo sguardo su di un cielo vastissimo, la poesia di Giordano: “Fra un sorso e un sorso in una bocca piena”. Parole che esemplificano molto bene la sua ricerca artistica di questo istante che ruota intorno a un luogo, non in termini fisici, bensì come il risultato dei tentavi che costituiscono il gesto artistico. 
«Lavorare a partire dalla percezione che altri hanno della sua opera d’arte; e quindi offrire al visitatore la possibilità di esercitare una relazione soggettiva con l’installazione. Ritrovo questa intenzione nel lavoro che ho di fronte: Marco Giordano ri-produce non produce. Realizza sulla base delle relazioni intessute con i visitatori e scegliere le congiunzioni coordinanti per farlo, è un buon pretesto linguistico. Il banner non è soltanto un invito a interagire con KaOZ, ma un lavoro che chiunque può fruire pubblicamente da ogni angolo della piazza», ci ha raccontato la curatrice Giulia Colletti. (Margherita Moro
Marco Giordano, Conjunctive Tissue, 2018, veduta installazione KaOZ (Manifesta12 Collateral). Courtesy dell’artista. Photo Francesco Cucchiara

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