28 ottobre 2005

exibinterviste – la giovane arte Riccardo Benassi

 
Contro la specializzazione, alla ricerca di punti di vista instabili. Collaborazioni a tutto campo, uno studio condiviso, il suono come crocevia tra gli ambiti del reale. Zaino in spalla, Riccardo Benassi è di quelli che non stanno fermi un attimo…

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Cosa conta davvero quando parliamo d’arte?
Penso che siano importantissime, come processo formativo, l’abitudine alla sperimentazione e la necessità quotidiana di un punto di vista instabile. Anche se è simbolo di maturità, non mi fido molto delle persone “sicure”. Quanto a me, non vedo altra occupazione se non all’interno del contesto artistico contemporaneo. Anche qui, però, fuggo da ogni specializzazione…

La tua formazione?
Ho studiato grafica visiva al liceo artistico, e mi sono laureato in storia dell’arte contemporanea al DAMS di Bologna.

Vuoi provare a parlarci brevemente di quello che fai?
Riccardo Benassi è incredibilmente affascinato dal rapporto dell’essere umano con il proprio mondo, dalla dimensione parallela creata dalla vita degli oggetti di cui ci si circonda al fine di modificare quotidianamente la propria realtà. Il suono, nel rapporto uomo-macchina-territorio, si palesa come ossatura sulla quale costruire in divenire, aprendo cerchi senza chiuderli definitivamente, attorniandosi di apparati temporanei e instabili ripetititititivamente.

Influenze. Quali gli artisti che hai amato e che segui?
Carsten Nicolai, Markus Popp e Granular Synthesis. Anche, recentemente, Steven Pippin e Jonas Dahlberg.

Pregi e difetti, se ne hai…
Do il 100% di me in tutto quello che faccio. Diciamo che ho dei problemini proprio con la sovrapproduzione. Non mi fermo mai per pensare, piuttosto penso mentre lavoro… E anche nella vita è così, non sento il bisogno di pause particolari, sto imparando a ritagliarmi i miei spazi. In questo senso il fatto di essere molto giovane è un alibi e un peso.
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Persone importanti attualmente per il tuo lavoro?
Senza ombra di dubbio Giulia. Poi Daily Desiderio, il gruppo con il quale sto lavorando nella sperimentazione del live audio-visivo. Infine, le persone con cui mi fermo a discutere, quindi gli sponsor fisici, quelli emotivi e chi vive con me.

Sei anche curatore…
Sì, la collaborazione che tengo come co-curatore con Xing mi ha dato modo di indagare un vasto campo di pratiche collaterali al settore delle arti visive.

E con i tuoi galleristi come va?
Sono tranquillo. Il gallerista con il quale sto lavorando mi dà molta fiducia perché, semplicemente, si è innamorato del mio lavoro. Lo stesso dicasi per i curatori con i quali ho collaborato. Ho sempre creduto nell’attimo in cui godi di un’opera e la senti tua, e la vuoi con te nel tuo viaggio…

E le interpretazioni? Ti piace quello che leggi sul tuo conto?
Penso che non ci sia niente di più eccitante della scoperta di valori aggiunti (della propria opera) attraverso le parole di uno sconosciuto che interpreta. Non mi capita spesso di scontrarmi con interpretazioni fastidiose, anzi spingo affinché del mio lavoro scrivano persone appartenenti ad ambiti extra-artistici. Ultimamente ho chiesto ad un ricercatore di economia di scrivere un testo per il mio Decline Decadenza Tour

Questo sì è contro la specializzazione…
Esattamente. E’ la specializzazione che ci sta facendo perdere il senso del reale, se esiste.

Parlaci del tuo studio…
Il mio studio è innanzitutto condiviso, e non personale. E’ sommerso da macchinari per la produzione audio-video provenienti da mercatini disparati e da E-bay, blocchi da schizzi di cui solo le prime tre pagine sono utilizzate, nodi e nodi di cavi di ogni genere e ventilatori da tavolo ovunque…
Riccardo Benassi, I don’t like machines but machines like me, installazione mixed-media, 2005
Un gran disordine…
No, sembrerà il contrario ma io mi sento molto, molto ordinato. Avere un luogo fisico è solo una scusa per infilarci il mio corpo e mettermi al lavoro, in realtà gli strumenti base di cui mi servo viaggiano sempre con me nel mio zaino. E infatti le persone riconoscono prima lui di me…

Dunque non ti piace lavorare sempre nello stesso posto?
Mi piace pensare di poter essere dove voglio quando voglio, ma proprio per questo c’è bisogno di una base fisica e di un supporto emotivo. Disegnerei un triangolo su una cartina immaginaria fissando i vertici su tre punti: Cremona-Bologna-Berlino.

Un triangolo acutissimo…
Sì, che col passare del tempo diventerà un quadrato, poi un esagono, eccetera.

Quale è la mostra più bella che hai fatto e perché?
Ci sto pensando ma non riesco a rispondere in maniera assoluta. Forse quella alla Fondazione Ratti.

Tra i giovani artisti italiani chi secondo te ha delle chance per emergere sulla scena internazionale?
Trovo molto interessante la ricerca di Luca Bertini e del gruppo Kinkaleri.


exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di pericle guaglianone


bio: Riccardo Benassi nasce a Cremona nel 1982; vive tra Cremona e Bologna. Sito web: www.365loops.com . Personali, collettive, eventi: Preview Art Fair Berlin, Galerie Davide Gallo; “Non ci sei solo tu”, Galleria Comunale Castel S.Pietro (Bo), a cura di Fabiola Naldi; “In Corso d’Opera”, Fabbrica del Vapore, Milano a cura del gruppo Curator9; performances audio/visive con il gruppo Daily Desiderio (del quale è co-fondatore), Bologna, sedi varie; Solo Exhibition, Villa Serena, Bologna a cura di F. Pagliuca; “Tracce di un seminario”, Fondazione Antonio Ratti, Careof/Via Farini, Milano, a cura di G. Di Pietrantonio e R. Pinto; “Decline Decadenza Tour. Visita Visita all’Ex-zona archeologica Ex-Feltrinelli”, Crac (Centro di Ricerca per l’Arte Contemporanea) Cremona, a cura di F. Pagliuca (2005); “Piece for 20 Hands”, performance all’interno di “Hackmeeting” (Genova) e in occasione del “Homework Festival”, festival di musica elettronica (Bologna); “Premio Dams”, a cura di R. Barilli, presso Villa delle Rose, sede distaccata della Gam di Bologna; “Surely we will be confused”, a cura di G. Di Pietrantonio e R. Pinto, Como, area Ex-Ticosa, Fondazione Ratti (2004).

[exibart]

6 Commenti

  1. Quello che mi piace, oltre alla tua ricerca (che reputo interessante), è l’atteggiamento che hai verso te stesso e gli altri;la semplicità e umiltà con cui ti rivolgi e ti presenti. Penso che “l’ambiente dell’arte” neccessiti più spesso di questo tipo di carattere, sopratutto in questo momento.
    In bocca al lupo per tutto.

  2. Sento la necessità di esprimere la mia idea sull’artista e sulle sue opere che vedo in genere via internet . Personalmente ho aprezzato molto i due video legati “DECLINE DECADENZA” e “DECLINE DECADENZA TOUR” (visti a milano alla fabbrica del vapore). Posso dire che mi hanno fatto riflettere molto su questa pratica diffusa di trasformare le ex aree industriali delle cinture cittadine in mega centri commerciali.In particolare poi ho apprezzato nel “DECINE DECADENZA”sia la ricchezza di citazioni,sia la poetica che la dolcezza. Nel video “DECLINE DECADENZA TOUR”,ho apprezzato questa volontà di esprimere il proprio pensiero profondo sugli accadimenti ,in modo trasgessivo ma democratico con una teatralità ben congegnata che sa dare emozioni profonde. complimenti a questo giovane artista .

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