20 dicembre 2002

exibinterviste la giovane arte – Marzia Migliora

 
I suoi lavori sono il risultato di una ricerca assidua e profonda, condotta tra i meandri della mente e della vita quotidiana. Marzia Migliora “scava” con determinazione e sentimento, per compiere un gesto-come lei stessa sottolinea-che arriva a toccare le radici…

di

In che modo conduci la tua ricerca artistica?
Mi piace identificare la ricerca con il verbo scavare, mi dà l’idea di un gesto che arriva a toccare le radici. I progetti strutturano e sviluppano in modo sistematico la suggestione di partenza: l’idea getta solo basi per la costruzione. Il lavoro si articola lentamente con l’approfondimento e lo studio. Il progetto prevede prima una stesura scritta, in cui la traduzione verbale delle idee è già un primo passo per un confronto sui contenuti e la fattibilità; nella fase di realizzazione, è materia malleabile, può subire piccoli o grandi modifiche, senza perdere di vista l’obiettivo di partenza.
Marzia Migliora - ortiche
In alcuni tuoi lavori recenti fai riferimento a letture di psicologia, con espliciti rimandi in particolare a Jung…
I lavori cui ti riferisci traggono spunto da casi analizzati da Carl Gustav Jung. Li ho intitolati Ascoltami(installazione sonora, 2001) e Punto croce che comprende un’installazione video (2001) e un’istallazione sonora Paziente B.St. sarta, nubile, nata nel 1845 (2001).
In Ascoltami con un sottofondo musicale da fiaba e un’intonazione teatrale della voce, leggo le storie di diverse persone che compongono un quadro di sofferenze psichiche sviluppate attorno alla dimensione domestica. È proprio laMarzia Migliora - Efi (frame da video) sensazione di forte esclusione dal vero che mi ha fatto decidere per una lettura di queste biografie con un’intonazione e una musica di sottofondo da racconto fiabesco.
In Paziente B.St. sarta, nubile, nata nel 1845, do voce a una donna ossessionata dal suo lavoro di sarta. B. St. immaginava che di notte il letto le venisse imbottito di aghi e faceva gesti stereotipati – meccanici e consecutivi – con le mani. I cinque episodi dell’installazione sonora sono estratti dall’anamnesi, da lettere che la paziente scriveva al terapeuta, e da associazioni verbali semplici. L’ inquadratura del video è fissa sulle mani che cuciono, ma l’ago non cuce stoffa bensì la parte superficiale della pelle: la paziente B.St. si sta cucendo una trappola, legandosi le mani con gli stessi strumenti del suo mestiere.marzia migliora_videostill da _59 passi_2001
Questi casi sono esposti da Jung in maniera essenziale, non vi è spazio per divagazioni estetiche o abbellimenti letterari, la parola non è ambigua ma asciutta, è una relazione di vissuto secca nella propria crudezza di realtà non romanzata.
L’analisi è un grafico tagliente della propria esistenza quotidiana, costruito con lo scopo di cercare i nodi di una matassa intricata e scioglierli, andando a ritroso nel proprio vissuto. La terapia in generale è uno strumento per raggiungere la profondità di se stessi, una sorta di sottomarino che procede lentamente negli abissi, l’intento è molto vicino al mio obiettivo nel lavoro.
Nel processo creativo l’immaginazione è il luogo eletto per cercarsi.
Nel mio lavoro cerco l’autenticità, è ciò che voglio mettere in gioco di me stessa attraverso una presenza partecipata, nel tentativo di sfiorare una dimensione segreta e intima.

Nei tuoi ultimi lavori hai considerato due aspetti nuovi, oltre all’immagine: il suono e l’ipnosi…
marzia miglioraCerti pensieri o ricordi sono fatti esclusivamente di suoni. Il suono è uno strumento penetrante ed avvolgente, può pungere, accarezzare, cullare. Creare un suono è costruire un’architettura complessa fatta di pilastri portanti, sistemi idraulici elettrici fino alle rifiniture degli interni.
Paolo Lavazza oltre ad essere il mio compagno di vita, collabora con me da circa un anno, è la prima persona a cui mi rivolgo quando ho un’idea per un progetto, si analizza e si discute insieme, cercando di fondere le nostre competenze. Questa collaborazione è il risultato di lavori strutturalmente complessi come Marianne e dei suoni dei miei ultimi video: Stato Elettrico, Campo Magnetico, Efi e Crash Testing.
Il tema dell’ipnosi è comune sia a Marianne, sia a Crash testing. L’interesse per l’ipnosi è nato dalla fascinazione per i testi, le teorie e il metodo di Milton Erickson (1901-1980, studioso d’ipnosi e ipnotista americano). Per indurre l’ipnosi, Erickson si serviva di racconti didattici: storie singolari, racconti biografici, come strumenti raffinatissimi, intesi ad aprire la mente dell’interlocutore ad intuizioni nuove. Questo metodo mi riconduce all’infanzia, allaMarzia Migliora, The Fliker sensazione di stare appeso ad un filo tra il sonno e la veglia, mentre una voce vicina ti racconta una storia.


Nei tuoi lavori c’è sempre una fortissima componente emotiva e personale, molto coinvolgente…
Mi rispecchio e riconosco in ciò che leggo, più in generale nelle storie di altri. Può sembrare contorto come meccanismo, ma la letteratura, le biografie o saggi scientifici, sono una sorta di lente d’ingrandimento sulla mia realtà quotidiana. In essa trovo appartenenze e stimoli che poi rapporto e trasferisco alla mia esperienza e metabolizzo con il lavoro.
Crash testing, nasce da un testo di Milton H. Erickson e si articola in due video proiezioni speculari, nel primo una voce narrante impartisce degli ordini che una performer (Paola Bianchi) interpreta. L’azione mostra una donna adulta, che come un infante, dalla posizione a carponi compie gesti insicuri per equilibrare i pesi del suo corpo e sorreggersi sulle gambe per compie i primi passi.
Il secondo video è la visione speculare del primo. Mostra la facciata inconscia dell’imparare a camminare: la paura di cadere, la caduta e il suo violento impatto a terra. L’attrice cade, come se le mancassero le gambe da sotto.
L’immagine descrive il mancamento e il disequilibrio del corpo in procinto di cadere, fino all’impatto violento con il pavimento e la fatica di rimettersi in piedi.
Crescere significa misurarsi con i propri errori, convivere con la paura di fallire e di mostrarsi vulnerabili, credo che queste sensazioni appartengano a tutti.
marzia migliora
All’elemento emotivo si accompagna però sempre una ricerca intellettuale molto precisa. In questo senso come articoli la tua ricerca? Quali suggestioni segui?
M’innamoro. Di una storia, di una sensazione, di un intuizione, la proteggo con caparbietà per farla vivere.
La progettualità è sicuramente la prima delle regole, non esiste un mio lavoro improvvisato o privo di ricerca, l’opera esposta è l’ultima fase di un processo complesso.

Bio
Marzia Migliora è nata ad Alessandria nel 1972, vive e lavora a Torino.
Tra le principali mostre personali ricordiamo “The flicker”, Luigi Franco Arte Contemporanea, testo di E. Volpato, Torino 2001, “In punta di piedi”, a cura di E. De Cecco, Artopia, Milano, “Sotto-vuoto”, a cura di L. Beatrice, Studio Ercolani, Bologna, 1998. Nonostante la giovane età Marzia Migliora ha all’attivo anche numerose collettive in importanti strutture italiane tra cui, solamente nel 2002: “Anomalie italienne”, a cura di A. Lissoni, G. Zapperi, Public, Parigi, “Unisci i punti”, a cura di D.Filardo T. Hollat, Ateliers d’Artistes, Marseille, “Nuovo spazio italiano”, a cura di F. Cavallucci, G. Verzotti, G. Nicoletti, palazzo delle Albere, Trento, “Exit”, a cura di F. Bonami, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, “De Gustibus”, a cura di A. Bonito Oliva, S. Risaliti, Palazzo delle Papesse centro Arte Contemporanea, Siena.
galleria di riferimento Luigi Franco Arte Contemporanea, Torino

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Marzia Migliora – The flicker, galleria L.F.A.C., Torino

maria cristina strati

exibinterviste-la giovane arte è un progetto editoriale a cura di paola capata

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