18 ottobre 2007

fiere_interviste L’Italia in fiera

 
Andrea Bellini e Massimo Simonetti. Stesse domande, diverse risposte. Mentre la stagione sta ripartendo in quarta, con ArtVerona che inaugura oggi e Artissima -la fiera d'arte contemporanea di Torino- oramai alle porte, abbiamo rivolto una serie di questioni ai direttori delle due manifestazioni fieristiche. Domande sul mondo dell'arte, il mercato dell'arte, il futuro dell'arte...

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Le fiere d’arte stanno vivendo, a livello internazionale, un momento storico di grande competizione e propulsione. Come lo interpreti e quale futuro prevedi?
Andrea Bellini Vedo positivamente la nascita di nuove fiere d’arte, queste creano nuovi collezionisti e un crescente interesse nei confronti dei linguaggi visivi contemporanei.
Massimo Simonetti Da alcuni anni ormai mi pare terminata anche in Italia, salvo eccezioni, l’epoca delle importanti mostre prodotte dalle gallerie private. Era una produzione e una distribuzione di cultura. Seguendo il momento storico questa domanda di cultura è ora soddisfatta dalle fiere di qualità. La fiera d’altra parte, per il collezionista e per l’appassionato è sempre di più un momento in cui confrontarsi con i suoi simili e con tutto il mondo dell’arte, frequentando il quale viene rassicurato rispetto alle sue scelte e avvolto in quell’atmosfera che tanto ama.

Meglio una mezza fiera internazionale o la seconda fiera nazionale? In fondo Artissima non diventerà mai Frieze o ArtBasel e Verona, salvo clamorosi passi falsi della concorrente, difficilmente farà le scarpe a ArtFirst di Bologna, no?
A.B. Ho sempre sostenuto che Artissima non è e non vuole essere come Frieze o ArtBasel. Solo uno sciocco potrebbe pensare di replicare modelli nati altrove, in luoghi strutturalmente diversi dal nostro. Tuttavia credo ci sia spazio anche in Italia per una fiera di grande qualità, in grado di porsi come un osservatorio credibile della migliore ricerca contemporanea. Artissima vuole essere un prodotto specifico per una realtà specifica, non ci interessa imitare nessuno.
M.S. In autunno Verona e poi Torino, in inverno Bologna e in primavera Milano: mi sembra che dieci o quindici anni fa questo sarebbe stato un sogno in Italia, in ogni periodo dell’anno un appassionato incontra un week-end appassionante. Naturalmente ogni manifestazione ha le sue caratteristiche che la rendono difficilmente paragonabile alle altre, ArteFiera-ArtFirst è la madre di tutte le fiere italiane, inarrivabile con il fascino dei suoi trenta e più anni, Artissima ha una forza di ricerca negli ambiti contemporanei internazionali di cui non potremmo certo fare a meno, Miart è nella capitale del mercato. ArtVerona ha scelto di essere all’inizio di ogni stagione “la fiera delle gallerie italiane”, per fare il punto sul valore del mercato nazionale con i migliori operatori italiani, di modo che incontrandosi ogni anno quando si apre il mercato possano misurare il proprio valore ormai assai importante. Abbiamo cioè fornito un luogo e un forum dove possano confrontarsi e chiarire i loro obiettivi e le loro esigenze. Secondo me (e sono stato per ventisei anni uno di loro) tutto ciò sarà molto utile: ne vedremo il risultato in pochi anni, per esempio con l’aumento delle partecipazioni a fiere internazionali. Quest’anno poi, a conferma di questo interesse, sarà presente in fiera uno stand dell’Associazione Nazionale Gallerie.
Andrea Bellini nello studio di Willoughby Sharp
Ci sono molte gallerie emergenti che dichiarano senza paura che il loro mercato dipende quasi esclusivamente dalla partecipazione alle fiere. Non credi che le fiere finiscano per penalizzare le programmazioni espositive tradizionali e trasformare le gallerie in ambulanti dell’arte? Le mostre collettive sono diventate una rarità e, quando anche ci sono, sono ben poco “pensate” e piuttosto dettate da necessità contingenti. Quasi più nessuno documenta le proprie mostre con i cataloghi… Insomma non ti sembra un’arte sempre più effimera, anche a causa delle fiere?
A.B. L’arte è effimera a causa della sua debolezza, non per colpa delle fiere. L’opera d’arte rimane tale ovunque, non esiste un luogo in grado di deprimerla o destrutturarla. Per quanto riguarda i cataloghi, non so, credo se ne stampino anche troppi.
M.S. Il grande successo del sistema delle fiere all’estero è esploso da molti anni, insieme all’interesse preponderante per l’arte contemporanea, senza provocare un rallentamento così evidente dell’attività delle singole gallerie. Forse è un sistema di mercato che si evolve inarrestabile, come una specie di piccola globalizzazione. Forse in parte il mercato italiano in anni non floridissimi come i presenti non ha retto il peso e le spese di molte mostre, strutturate, curate e dei cataloghi relativi, e ben felicemente si è adeguato al sistema delle fiere. Ciò non toglie che sono d’accordo. Sono d’accordo che un giovane gallerista debba sforzarsi di sostenere un minimo di lavoro espositivo: è fondamentale perché possa capire lui stesso la sua maniera di fare questo mestiere, perché se è una maniera troppo comune vuole dire che non uscirà mai dall’anonimato. E questo è un mestiere di spettacolo (le esposizioni e le inaugurazioni sono vere rappresentazioni, come le fiere d’altra parte) prima ancora che di mercato. Per questo, come il regista, è un mestiere culturale.

Visitare una fiera è come farsi un’overdose d’arte. Secondo te ci sono artisti e opere “da fiera”?
A.B. L’overdose può essere un’esperienza molto stimolante, purché non si tratti di eroina. Io credo che non esistano opere da fiera, ma solo opere nelle fiere, spesso si tratta di opere brutte ma questa è un’altra questione.
M.S. È inevitabile che molte gallerie preparino per ogni fiera un certo numero di opere di artisti di grande moda nel momento, per assicurarsi un immediato rientro delle spese, mito di ogni galleria non potentissima che partecipi a una manifestazione. Certo ogni anno esplodono degli artisti che “tutti hanno” e “tutti chiedono”. Forse dovrebbero gli artisti cercare di evitare questi falsi trionfi, che spesso bruciano la loro immagine e denotano le gallerie insicure e banali.
Massimo Simonetti
Si dice che i collezionisti italiani che contano preferiscano comprare alle fiere all’estero. Come mai?
A.B. Per quello che mi risulta i collezionisti italiani comprano anche all’estero, e questa mi sembra una cosa positiva, se così non fosse sarebbero dei provinciali.
M.S. Ho sentito spesso a casa di collezionisti colloqui tra appassionati: “L’ho preso a Basilea!” oppure “L’ho comprato a Bologna”. È chiaro che sta diventando altrettanto importante la fiera dove hai acquistato un’opera come la galleria. Anche in questo caso si tratta di “qualità della provenienza”. Insomma: i galleristi sono dei solisti più o meno bravi e genialoidi, una fiera è un’orchestra, che trae qualità e accordi anche dalla direzione, con la fondamentale partecipazione della comunicazione e dall’amministrazione (vedi per esempio il fondamentale appoggio economico che Torino riceve dagli enti pubblici e privati piemontesi e che gli permette di lanciarsi con tanta forza nella ricerca).

Quali novità ci riserverà la prossima edizione della tua fiera?
A.B. La sezione Present Future è pensata per la prossima edizione come una mostra, sarà articolata nello spazio e supererà la logica rigida dello stand. La sezione Constellations è curata da Daniel Birnbaum (direttore di Portikus di Francoforte) e Marc Olivier Wahler (direttore del Palais de Tokyo a Parigi), due delle figure di maggiore spicco nel panorama curatoriale internazionale. La video lounge è progettata come un luogo nel quale riposare, rilassarsi e guardare al tempo stesso la migliore produzione video contemporanea. Presenteremo poi vari eventi espositivi e musicali in città, e per sabato 10 novembre tutto il territorio urbano sarà coinvolto in una speciale notte bianca dedicata all’arte contemporanea e alla musica elettronica. Il manifesto di ArtVerona 2007In collaborazione con Club to Club stiamo preparando infatti un grande party finale aperto a tutti.
M.S. Autolimitazione del numero degli espositori a centosettanta: concentrazione della qualità e sviluppo poi proporzionato alla crescita generale della manifestazione. Nuovo Comitato Consultivo, che è ora composto da Beatrice Buscaroli, critica d’arte, docente all’Università di Ravenna e direttrice artistica delle Collezioni d’Arte e di Storia della Carisbo; Francesca Pini, responsabile per l’arte del Corriere della Sera Magazine; Manuela Magliano Pellegrini, collezionista d’arte moderna di Milano; Giorgio Fasol, collezionista d’arte contemporanea di Verona. Banca Aletti, main sponsor di ArtVerona, presenta direttamente in fiera l’opera vincitrice del Premio Aletti, certamente confermando l’autorevolezza che questa iniziativa si è guadagnata negli anni scorsi. Campagna pubblicitaria ancora più potente e finemente dislocata, riconosciuta dagli espositori come una delle migliori tra le fiere italiane per visibilità e personalità. Da quest’anno il concorso Icona seleziona l’opera che compare nell’immagine della comunicazione di ArtVerona dell’anno successivo, infatti sulla copertina troverete un’opera di Julia Bornefeld, scelta nel 2006 come Icona 2007. Una grande mostra, di spessore e dimensioni inusuali rispetto alle normali iniziative interne alle fiere, viene presentata nel padiglione 7: Le stanze della fotografia, una rassegna importante, curata da Fabio Castelli -collezionista pioniere nel suo campo, assurto giustamente al livello di grande conoscitore e studioso- che attraverso duecento opere fotografiche di rilievo internazionale rappresenta i molti aspetti del mercato della fotografia. Nel tradizionale spazio che ArtVerona dedica all’Outsider Art, sezione speciale curata con grande successo da Daniela Rosi, quest’anno ci sono grandi novità: saranno presenti alcune fra le migliori gallerie europee di arte irregolare e una mostra dal forte, assoluto, multiforme interesse: Il bestiario dei minori, presentata da “L’Atelier dell’errore”, diretto dall’artista Luca Santiago Mora presso la Neuropsichiatria infantile dell’ASL di Reggio Emilia.

Ma insomma, diciamolo una volta per tutte: le fiere d’arte d’oggi sono soprattutto eventi di mercato o grandi eventi culturali? E perché? Vietato rispondere cinquanta e cinquanta…
A.B. Non capisco perché mercato e cultura debbano essere considerate come una dicotomia. Il fatto che Giotto fosse l’artista meglio pagato del suo secolo lo fa diventare meno interessante culturalmente? Il mercato è sempre stato strettamente legato all’arte, meglio fare poco gli ingenui al riguardo. Le fiere d’arte di alto livello, questo è uno dei dati più significativi degli ultimi anni, rappresentano necessariamente degli eventi culturali.
M.S. Sono al cento per cento eventi culturali, capaci di intervenire realmente negli anni sul pubblico (in questo caso parliamo ormai dell’Italia intera) con cui si relazionano, sviluppandone le sensibilità artistiche e quindi culturali a tutti gli effetti. Certo le fisionomie delle varie fiere intervengono in maniera diversa in questo processo di costruzione di conoscenze oltre che di mercato, alcune mantengono vivi interessi e legami anche con l’arte moderna, altre si spingono fortemente in avanti verso il futuro. Del resto non possiamo dimenticare che gran parte della storia dell’arte nei secoli è stata mutuata se non creata tramite i “mercanti”.
L'advertising di Artissima 14
Un punto debole e un punto di forza della tua fiera.
A.B. Il punto debole è sempre e solo la paura, che ci rende immobili e ci spinge ad accettare lo status quo. Io la paura la combatto ogni giorno dentro di me perché credo nella forza del cambiamento e nella potenzialità dei sogni. Il punto di forza sono le straordinarie gallerie che quest’anno parteciperanno ad Artissima e tutta la città di Torino che mi sostiene con grande generosità.
M.S. Difficile: da principio, creare una nuova fiera nazionale partendo da una locazione di provincia -seppur di città d’arte assai piacevolmente visitabile anche per un intero week-end- e convincere i galleristi importanti della possibilità di un successo immediato, tanto più in un contesto territoriale che non sempre predilige l’arte contemporanea. Ora questo contesto va ulteriormente conquistato; il nostro lavoro affiancherà l’opera sinora svolta da Palazzo Forti e dal Museo di Castelvecchio. Per esempio questa estate abbiamo contribuito all’installazione di Herbert Hamak sugli spalti del castello, dove rimarrà sino a ottobre. Facile: creare la nuova fiera nazionale all’inizio della stagione del mercato, quando gli appassionati hanno grande desiderio di situazioni ed eventi relativi alla loro passione, certo un punto di forza questo se sostenuto da investimenti coraggiosi, quali uno staff scelto -assai entusiasta e generoso- consulenti di comunicazione di alto livello, una amministrazione insomma (del tutto privata e autonoma, senza alcun aiuto economico istituzionale per il momento) moderna e soprattutto con ampio orizzonte. Questa sinergia ci ha portato ad essere da subito fiera nazionale ed ora fiera ambita, con una importante lista di new entry annuale.

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Il resoconto di ArtVerona 2006
Il resoconto di Artissima 13

a cura di alfredo sigolo

*foto in alto: Diango Hernández – Il mio parco totale (particolare) – 2007 – installazione. Opera vincitrice del premio Icona, ArtVerona 2007


dal 18 al 22 ottobre 2007
ArtVerona 2007
Quartiere fieristico – padiglioni 6 e 7
Porta Cangrande (viale del Lavoro) – 37135 Verona
Orario: giovedì ore 16-20 (preview su invito alle ore 14); da venerdì a domenica ore 10.30-20; lunedì ore 10.30-15
Ingresso: intero € 15; ridotto € 5; abbonamento per 5 giorni € 20
Catalogo gratuito
Info: tel. +39 0458039204; fax +39 0458015004; staff@artverona.it; www.artverona.it

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 43. Te l’eri perso? Abbonati!

[exibart]

7 Commenti

  1. caro bellini…ma quale città di torino ti sostiene? la corte che ti porti appresso forse. ma non la vera città. sei qui solo perchè ti hanno messo i cosiddetti potenti e fai perfettamente il loro gioco. parli d’arte e di città ma non ti sei mai degnato di fare un giro negli studi degli artisti che vivono in questa città e che sostengono questa città. anzi, di questi artisti in fiera nemmeno l’ombra.
    cordiali saluti
    giorgio simmi, torino

  2. E’ vero che mercato e cultura non sono una dicotomia “a percentuale” – cosa in effetti incontestabile, e valga su tutti l’esempio di Giotto -, è però altrettanto vero che una fiera non è una mostra e l’aspetto concernente il mercato è preponderante. Se poi una fiera è certamente “mercato culturale”, allora essa produce, inevitabilmente, cultura mercificata, ovvero cultura a tutti gli effetti ma infarcita delle inevitabili mistificazioni legate al profitto che in essa si insinuano, mimetizzandosi. In questo senso, tuttavia, le varie fiere consentono e forse impongono a ognuno di noi proprio quell’opportunità di affinare il gusto e di discriminare tra un’opera e una porcheria che le grandi mostre collettive non sempre incentivano – comportando molti più rischi di prendere cantonate se non addirittura di essere palesemente presi in giro – perchè già certificate sulla carta-garanzia dal crtitico-curatore di turno, spesso tutt’altro che infallibile. E’ dunque probabile che presto il format della fiera, richiamando soprattutto gente pronta a spendere ma non a spandere i propri risparmi, venga per questo a costituirsi come il palcoscenico più funzionale alla bontà del giudizio critico, per di più “espresso”, e dunque come il banco di prova più autentico per artisti, critici e collezionisti, tutti costretti a migliorarsi sotto la pressione competitiva pena il portafoglio vuoto. Paradossalmente, tra qualche tempo potremmo ritrovare solo sui banchi del mercato fieristico, tra qualche rara mela marcia e in gran quantità, la famigerata e fragrante “cultura”. E magari udiremo i galleristi cantare le lodi alle loro preziose mercanzie.

    falsificazione

  3. ma qualcuno lo vede sto bellini in giro per torino? ma quanto se la mena?
    e la corte delle oche che gli stanno appresso?
    fiera di polli e galline…cocodè cocodè…
    siamo proprio alla frutta!

  4. che spocchia bellini,torino ti sostiene? ma se vogliono farti causa.
    del sistema italia sai poco o nulla (da quanto non lavoravi qui?hai girato per gallerie, letto le proposte, visitato gli studi degli artisti? no.), hai fatto fuori fior di gallerie per invitare la serie b delle gallerie di nyc.
    per fortuna sarà la prima e ultima tua.

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