22 aprile 2005

decibel_talenti laterali Intervista a Marco Messina

 
Dopo l'esordio di Kyò al Romaeuropa Festival abbiamo rivolto alcune domande a Marco Messina. Per parlare dei suoi ultimi progetti. Un'occasione, attraverso uno scambio di email, per parlare di musica, letteratura, “sughi” e altro ancora...

di

Lo scorso inverno hai presentato all’Auditorium Parco della Musica il progetto Kyò, insieme a Claudio Sinatti, Monica Nappo e Michelangelo Dalisi. Che ruolo ha per te la contaminazione nell’arte elettronica e che cosa significa oggi, collaborare, per un artista?
Suonare all’Auditorium durante il Festival Romaeuropa è stata una bellissima esperienza: per la struttura in se, per la qualità degli artisti presenti e per la cortesia e professionalità degli organizzatori. Kyò è un progetto di cui vado molto fiero e che mi (ci) ha permesso di fondere insieme l’amore per la musica elettronica, il teatro, la poesia e la videoarte.
Credo che la contaminazione sia fondamentale in qualsiasi campo: dalla musica alla letteratura, dal teatro alla cucina sono convinto che le cose più interessanti siano nate dall’incontro/scontro tra culture diverse, tra mondi (apparentemente) lontani. Figurati, sono convinto che i cani più belli siano i bastardi…

Nella performance, le parole recitate provengono da voci come Artaud, Cavalcanti, Enzenberger e altri autori. Esiste un filo conduttore che li lega, letteralmente, in un con-testo? (rispondono Monica Nappo e Michelangelo Dalisi)
M.NIl filo conduttore che lega queste parole è la necessità di far nascere e di condividere, tra la poesia e la musica, un altro spazio. In genere la poesia è quasi sempre vissuta come esperienza di lettura e ascolto intimo, se non solitario. L’idea era quindi di aprire questi mondi poetici, di farli viaggiare, tramite la musica, in un panorama unico. Un panorama che, tramite le parole, descrivesse quello che ci accade oggi, (penso alla poesia sul terrorismo della Szymborska), o che descrivesse come l’amore si muove dentro di noi (il sonetto di Cavalcanti, ad esempio).
Marco Messina
Il filo è sempre un cercare di avere simultaneamente un occhio verso il proprio mondo interno, e quello fuori. E la musica mi sembra il motore migliore per far viaggiare tutto questo, e per farlo entrare nelle case.
M.DUn filo conduttore? Il corpo. L’ amplificazione della voce. Non una tematica comune. Forse la grandezza della poesia. Un filo conduttore è che non ci sono fili conduttori. Il piacere: leggere Artaud, o Cavalcanti, per me, è come rendere omaggio a dei maestri. Ognuno di questi poeti-drammaturghi ci ha dato la possibilità di raccontare, di “tendere a” qualcosa di diverso. Siamo nel pieno di un nuovo medioevo, con tanto di crociate e guerre di religione che coprono interessi ben più grandi… ed ecco quindi il bisogno di ritrovare una poesia antica, leggera, aulica, Cavalcanti, Emily Dickinson… Filo conduttore? La poesia che lotta contro la barbarie, attraverso varie forme ed epoche, e varie voci. Davide contro golia? Perchè, alla fine, non l’ ha spuntata Davide? E allora, perchè no?

Nel 2003 è uscito Opinio Omnium, interessante disco d’esordio dei Resina. State pensando ad un nuovo lavoro?
Da quando abbiamo dato vita a Mousikelab, pur sentendoci tutti i giorni e vedendoci spesso, è diventato più difficile incontrarci per fare musica; inoltre Opinio Omnium in Italia ha più di un anno, ma nel resto del mondo il nostro catalogo è distribuito da ottobre 2004, quindi credo che aspetteremo un po’ prima di rimetterci insieme per fare un album. Nel frattempo abbiamo fatto una traccia per Primo disco compatto una compilation curata dalla Idroscalo Dischi, un remix per il nuovo disco di Roy Paci ed un brano per un cd omaggio a Peppino Impastato che uscirà col Manifesto


Nei vostri live, come nelle tracce prodotte in studio, è evidente l’approccio analogico al suono elettronico. Quanto questa scelta è determinante nella vostra musica?

Io amo l’analogico, per l’approccio fisico che si ha con la macchina, per la qualità del suono, per il fruscio inimitabile di molti sinth ed effetti del passato! Tuttavia non sono un fondamentalista e nei miei brani c’ è un grosso utilizzo di apparecchiature digitali e plug in. Credo sia sbagliato rifiutare tout court l’utilizzo di strumenti digitali/virtuali, ma sono convinto che sia sbagliato anche credere che con un computer portatile si possano emulare e sostituire sinth, campionatori ed effetti.

Condominium è la prima compilation della vostra MousikeLab: come tale è anche una dichiarazione d’intenti. Ce ne parli?
L’ idea di fare una compilation è nata con la label stessa, il nostro intento era quello di coinvolgere musicisti la cui attitudine compositiva fosse simile alla nostra. Nel periodo in cui contattavamo gli artisti ho letto Condominium di Ballard, mi è sembrata subito evidente l’ analogia col romanzo; stavamo costruendo un edificio sonoro, un condominio appunto, ovviamente molto diverso dal mostro globale previsto da Ballard. Mousikelab vuole essere un luogo aperto alla contaminazione, al confronto, alla ricerca; Condominium è stato il primo tassello. Presto ne metteremo altri…

Napoli, la tua città, appare come un laboratorio di avanguardia elettronica particolarmente vivo e ricco al suo interno ma anche rivolto a realtà internazionali come Morr Music, Raster-Noton, Touch. Esiste, secondo te, una ricerca specificamente italiana nella musica elettronica contemporanea?
Napoli è sempre stata una grande produttrice di musica, quindi anche in campo elettronico ci sono molte realtà interessanti. Non saprei dirti se esista o meno una ricerca specificamente italiana in questo campo, credo che oggi, più che mai, il concetto di nazione sia obsoleto.

Mi piace sempre dire che nel mio paese ideale sono di casa tanti cingalesi, messicani o francesi mentre farei volentieri il foglio di via a tanti miei “connazionali”.
Inoltre grazie ad Internet può capitare di parlare o addirittura di collaborare più facilmente con un artista tedesco che con un napoletano.
Di sicuro molti artisti hanno nel proprio dna compositivo la cultura del paese natio… è impossibile ascoltare un disco di Susumu Yukota, tanto per fare un esempio, e non intuire che sia giapponese; una volta dopo un concerto dei Resina ci fu detto che si sentiva nel nostro sound una sorta di napoletanità, è stato il più bel complimento che abbia mai ricevuto

Se dovessi proporci un ascolto?
Can —Tago Mago
Bauhaus —In the flat field
I suoni che ci circondano

discografia reperibile
Come 99 posse
Rafaniello/Salario garantito, 1992 Flying records
Curre Curre Guagliò, 1993 Flying records
Guai a chi ci tocca, 1995 Flying records
Cerco tiempo, 1996 Flying records
Corto Circuito, 1998 Bmg
La vida que vendrà, 2000 Bmg
Na 99 10,2001 Bmg
Collaborazioni fatte con la 99 posse
Italian posse i, 1992 Crime Squad
Notte di rime dirette, 1992 Leo Autoprod.
Sott’attacco dell’idiozia, 1993 Statt/Century Vox
Italian posse ii, 1993 Crime Squad
Live al faro, 1993 Ricomincio dal Faro Autoprod.
E cantava le canzoni, 1993 Compilation – EMi
Leoncavallo live, 1993 Leo Autoprod.
Senza tetto non ci sto, 1993 No Cop Autoprod.
Sud colonna sonora orig., 1993 San Isidro
Camminare sotto il cielo di notte, 1993 Assalti
Hokahey, 1994 Autoprod.
L’italia del rock n°12, 1994 Ediz. La Repubblica
Cantanapoli antifascista, 1994 Esodo/Statt
Rap rap rappresaglia, 1995 Officina Autoprod.
1999 onda d’urto, 1999 Novenove
Pino daniele – medina, 2001 Bmg
Come Resina
Opinio Omnium, 2003 Mousikè Lab
Produzioni e Remix
Speaker Cenzou: Il Bambino cattivo, 1994 Flying Records
Malastrada, 1996 Bmg
24 Grana: Stai mai ccà remix (con Meg)
Vladimir Luxuria: Nessuno mi può giudicare remix (con Meg)

link correlati
mousikelab.com>sito della Mousikè Lab
claudiosinatti.com>sito di Claudio Sinattti
folderstudio.com>sito del Folder Studio
novenove.it>sito della 99 Posse

alessandro massobrio

decibel – Sound art e musica elettronica è un progetto editoriale a cura dimarco altavilla

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