13 dicembre 2007

decibel_talenti laterali Il suono prenatale

 
Certo, è vero: il suono, sott’acqua, si trasmette ben quattro volte più veloce rispetto che all’asciutto. E allora? E allora c’è da considerare, però, che, immerso in un liquido, l’orecchio umano funziona molto, molto peggio. Musiche ancestrali. Per ricordarsi di quando si era nel grembo...

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L’acqua e il suono, intrecciati a livello molecolare, creano una materia fluida e sonica che non ci si accontenta di osservare dalla superficie, ma nella quale ci si vuole immerge per esperirne il volume, la massa, il colore e le sue vibrazioni”. Così Michel Redolfi, nel luglio del 1981, descrive il proprio lavoro in occasione di Fluido e sonico, il suo primo concerto subacqueo in piscina, al festival della Rochelle. Le note del programma continuano ponendo l’accento sul rapporto tra l’ambiente acquatico e l’ascolto, definibile indifferentemente in termini di decibel, hertz, gradi centigradi o metri cubi come un serbatoio onirico in grado di ridefinire i rapporti tra il corporeo e il mentale. Da allora tutti i successivi lavori di Redolfi sono stati concepiti come un approfondimento della ricerca sulla sostanza acustica liquida e delle sue implicazioni estetiche e cognitive. Il progetto delle musiche subacquee esplora allo stesso tempo le tecniche di diffusione del suono nel mezzo idrico e le caratteristiche dell’ascolto umano in immersione. Sebbene il suono si trasmetta molto più velocemente nell’acqua che nell’aria, circa quattro volte di più, l’apparato uditivo umano è quasi del tutto inefficace sotto l’acqua e capace di ricevere solo alcune delle componenti del segnale acustico, principalmente quelle captate dalla risonanza della scatola cranica, definendo una conduzione ossea del suono, estremamente fisica e tale da generare un immaginario introspettivo e personale, per una sorta di completamento gestaltico della mente.
Sebbene la ricerca di Redolfi, che richiede apparecchiature elettroniche sofisticate e la conoscenza di alcune nozioni specialistiche di bioacustica marina, si collochi saldamente al crocevia tra arte e scienza, l’aspetto tecnico-scientifico è forse quello meno interessante del suo lavoro, la cui reale intensità si gioca invece sul piano dell’infanzia e della memoria, richiamate per differenza attraverso l’unicità dell’esperienza mentale dell’ascoltatore immerso nel mezzo del liquido-acustico, il quale è costretto a orientarsi in uno spazio ancestralmente familiare eppure estraneo, opaco e ostile. Le prime fasi della vita sono rivissute in modo goffo e imbarazzato sul duplice piano corporeo e cognitivo, come se non fossero un ricordo, ma piuttosto un presagio o un’intuizione.
Michel Redolfi - Crysallis - 1992
La memoria prenatale, l’origine della vita, l’organizzazione dei rapporti spazio-temporali del mentale in condizioni fisiche “estreme”, tutti temi rappresentati magnificamente da numerosi artisti attraverso la creazione di artefatti e che Redolfi ha scelto di richiamare per simulazione con i suoi concerti subacquei. Per questo Redolfi non è solo un compositore dedito allo studio del suono nell’ambiente; egli è interessato al punto di contatto naturale tra fenomeni materiali e cognitivi e la scelta di un ambiente artificiale e culturale come la piscina risponde esattamente a questo tipo di esigenza. Ciò che emerge dalle opere migliori di Redolfi è piuttosto il mondo interno dell’ascoltatore, rispetto al quale l’ambiente circostante si configura come ambiente-artefatto, come un enorme sistema di amplificazione della coscienza. Ascoltare al di sotto dell’acqua è un po’ come otturarsi le orecchie con dei tappi ed equivale a percepire solo le vibrazioni emesse della scatola cranica in risposta agli stimoli esterni. Sotto l’acqua il corpo umano è un potente conduttore di suono, mentre i timpani, compressi dalla pressione, sono impotenti.
Michel Redolfi - In Corpus - 1994
D’altra parte, Redolfi ha anche realizzato concerti musicali in acqua in cui l’aspetto cognitivo si riduce semplicemente alla percezione inedita del suono diffuso attraverso un mezzo diverso dall’aria. Ma La Città Liquida, forse la sua installazione più conosciuta, non è un lavoro sullo spazio fisico perché indaga quell’altro spazio più rarefatto, il mentale, evocandolo in modo artificioso e sperimentale, immergendo l’ascoltatore in una dimensione acustica originaria, prelinguistica e puramente cognitiva. La Città Liquida, che vinse il Prix Ars Elettronica di Linz nel 1994, trasforma tecnologicamente le piscine comunali con l’installazione di sonar e apparecchiature scientifiche per la misurazione del segnale acustico in acqua e sistemi computerizzati per gestire in tempo reale l’emissione e la diffusione del suono, controllati da Redolfi dal fondo della piscina. Gli spettatori sono invitati a immergersi nell’acqua, riscaldata a trentatre gradi centigradi, e a creare del materiale sonoro con il movimento del proprio corpo, generando composizioni inaspettate ed esperienze tattili difficilmente descrivibili. Alla Biennale di Venezia dello scorso anno, il risultato dell’immersione fu esposto anche all’esterno della Piscina Comunale di Sant’Alvise, attraverso un sistema di live streaming sulla Rete.
Michel Redolfi - In Corpus - 1994
Ambiente, soggetto, oggetto sono tutti elementi concepiti come strumenti nelle installazioni di Redolfi, casse di risonanza e corpi risonanti in grado di interagire in modo autonomo in un sistema tecnologico per generare un’esperienza psicoacustica immersiva e profonda che riduce i sensi mentre amplifica il mentale, coinvolgendo le facoltà dell’orientamento e dell’ascolto.

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www.redolfi-music.com

alessandro massobrio


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 44. Te l’eri perso? Abbonati!

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