28 giugno 2018

MUSICA

 
A Padova alla “Lezione di Suono” di Giorgio Battistelli, per conoscere le dinamiche del quotidiano comporre
di Luigi Abbate

di

Da qualche anno la Fondazione Orchestra da Camera di Padova e del Veneto (OPV) ha rinnovato la sua programmazione, con proposte che, sia in stagione che attraverso formule dedicate, mostrano particolare attenzione nell’accostare pagine significative del Novecento storico a lavori recenti o in prima assoluta. 
Le belle titolazioni – Lezioni di Suono, Teatri del suono, Preludi parlati – non sono solo espressioni comunicativamente efficaci, ma paiono inviti a un autentico coinvolgimento del pubblico di un importante centro di provincia, ma anche di una città universitaria, dunque capace di offrire un’utenza giovane. Grazie anche alla presenza nel duplice incarico di Direttore musicale e artistico di Marco Angius, un maestro le cui qualità intellettuali e professionali, oltre che dal podio, l’hanno ormai affrancato dal ruolo specializzato (nell’Italia musicale la specializzazione è come una dolce condanna dalla quale è difficile riscattarsi) di esperto e richiesto direttore di lavori nuovi e nuovissimi, l’istituzione musicale patavina, attiva da oltre cinquant’anni, si colloca fra le più vivaci, sia per proposta culturale che per tasso artistico della sua compagine orchestrale. Tra le “invenzioni” di Angius e dei suoi collaboratori, le citate Lezioni di Suono si presentano come una sorta di carte blanche offerta a un compositore, finora italiano, di particolare rinomanza, chiamato a presentare in prima persona la sua poetica musicale attraverso lavori propri o altrui, prima commentati, quindi parzialmente o integralmente eseguiti dal vivo. 
Dopo Salvatore Sciarrino e l’anno successivo Ivan Fedele, quest’anno è stata la volta di Giorgio Battistelli, che si è raccontato in tre incontri e attraverso altrettanti lavori del suo catalogo. Un “pacchetto” di proposte completato in programma di stagione sinfonica dalla prima esecuzione di Exforma2 per orchestra, commissione dell’OPV.
null
Fondazione Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, Lezioni di Suono
Battistelli è uno fra i più attivi e rappresentati autori nel panorama compositivo italiano. La sua produzione è rivolta particolarmente al teatro musicale – è assai presente anche nei cartelloni teatrali all’estero, in particolare tedeschi -, e il lavoro di compositore teatrale fa del confronto con la storia uno dei punti fermi della sua poetica musicale. Nulla di nuovo, sia chiaro. Dacché esiste, e salvo rare eccezioni ascrivibili alle storiche avanguardie europee del secondo Novecento, il dramma in musica ha fatto ricorso al passato, reale o immaginato – ad esempio il mito classico e le sue infinite riletture -, come motivo e ragione del suo stesso esistere. E il compositore romano – è nato ad Albano Laziale -, classe 1953, s’inserisce perfettamente in questa tradizione. La storia, meglio sarebbe dire le storie, in Battistelli non sono certo pretesto per interventi di tipo retrospettivo o, peggio ancora, passatista, di tipo neo (barocco/classico/romantico, il tutto condito in salsa post-tonale). Lo puntualizza lui stesso nelle note al programma dell’iniziativa: “Il gesto compositivo deve manifestare sempre la sua profonda necessità altrimenti avremmo soltanto copie decadenti di gesti replicati”. Storie reinventate ogni volta, si tratti del mito letterario e musicale – via Monteverdi – di Tancredi e Clorinda, oggetto del primo incontro padovano, piuttosto che della nuova vestizione per il teatro musicale di una sceneggiatura cinematografica. 
Ne risultano operazioni di raffinata fattura elaborativa rispetto al modello, dove il “pregresso” interagisce con il nuovo lavoro, quello in formazione, secondo stratificazioni linguistiche consapevolmente diversificate ed elaborate seguendo uno stile che ha il suo elemento di originalità proprio nel concentrare l’attenzione “ricreativa” sul suono in sé come argomento di rappresentazione, come elemento sorgivo di una drammaturgia metaforica alimentata da gesti e situazioni che, agendo secondo precise scritture sia vocali che strumentali, ne ribaltano le funzioni in chiave appunto rappresentativa. Un esempio ormai entrato nel repertorio della musica di questi ultimi decenni è Experimentum Mundi, opera della prima stagione produttiva (1981) che in numerose riprese negli anni ha dato a Battistelli la notorietà internazionale, nella quale sono gli strumenti del lavoro quotidiano, quelli degli artigiani del paese di nascita del compositore a trasformarsi per l’occasione in strumenti musicali.
null
Fondazione Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, Lezioni di Suono
Il trittico d’incontri, tenutisi presso la suggestiva Sala dei Giganti del Liviano, in collaborazione con l’Università di Padova, ben ha rappresentato i motivi sopra riassunti, e che a sua volta Battistelli ha argomentato facendoli incrociare espositivamente con le dinamiche del quotidiano comporre, segnato dall’eterno problema delle scelte da operare in fase progettuale così come lungo il tragitto del comporre stesso. Problematica che, se val la pena segnalarlo, personalmente si è sentita fortemente condivida.
Dopo il citato Combattimento di Tancredi e Clorinda, non a caso definito come “D’après Claudio Monteverdi”, risalente al 2005, il secondo incontro proponeva L’imbalsamatore, monodramma giocoso da camera su testo di Renzo Rosso, dato in prima a Londra (The Embalmer) nel 2002 e che si era potuto apprezzare qualche anno dopo in Italia sotto la direzione dello stesso Angius. Lavoro che racconta a modo suo – e il termine “giocoso” associato alla titolazione la dice lunga sul modo – le peripezie di un immaginario autolesionistico artefice di un improbabile make-up sulla salma di Lenin. Ero a Padova per l’ultimo appuntamento che Battistelli e Angius hanno deciso essere incentrato su una piéce del 1997 (un ritratto dunque cronologicamente a ritroso), I Cenci, “teatro di musica” da Antonin Artaud, riletto anche testualmente dallo stesso compositore sulla base di una precedente versione inglese. Carica di quasi granguignolesca virulenza “la vera storia” d’epoca cinquecentesca di un padre, il romano conte Francesco Cenci che, non soddisfatto dagli orrendi crimini di cui si è macchiato, vessa la moglie Lucrezia e violenta la figlia Beatrice; le quali esasperate da tali nefandezze, fanno ammazzare il congiunto, di conseguenza venendo giustiziate per ordine papale. Raccapriccio finale della figlia, che inorridisce alla sola idea di ritrovarsi nell’aldilà infernale ancora ed in eterno insidiata dallo stesso padre che le aveva usato violenza in vita. Ecco dunque che le forzature interpretative, meglio “performative” dei personaggi/solisti, in forma di estremizzati affetti vocali, si fanno filtro di certa “corporeità” dell’evento fonico, quasi solvente espressivo fra la voce impostata e lo storico “teatro della crudeltà” del visionario Artaud. Son parse ben attagliate al suggestivo quanto ingrato compito le giovani voci di Giulia Briata-Beatrice e Eleonora Panizzo-Lucrezia, non meno apprezzabile di loro la presenza del trucido Cenci di Giancarlo Previati. Né va dimenticato, insieme con Angius e la sua orchestra l’eccellente, ancorché parimenti ingrato, date le caratteristiche acustiche dello spazio d’ascolto, impegno degli esperti maestri Alvise Vidolin e Nicola Bernardini per la gestione della partitura elettronica.
Il pubblico, come si diceva, in parte non marginale giovane, ha seguito con attenzione sia l’esposizione di Battistelli – coinvolgente in senso letterale: chiedeva a persone fra il pubblico, invitate a seguirlo, di ascoltare in prossimità di solisti e strumentisti, la fisicità del suono da loro prodotto – sia l’esecuzione di ampi frammenti dell’opera. 
Per chiudere, il nome del “compositore-in-residenza” che terrà le prossime Lezioni di Suono, nella primavera del 2019: sarà Nicola Sani.

Luigi Abbate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui