18 dicembre 2017

ARTS & CRAFTS

 
Lo stile nei gioielli, intervista a Maria Sole Ferragamo
di Martina Ferrari

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Non solo arti visive, ma anche applicate. Inauguriamo una nuova rubrica che racconterà, via via, in senso più ampio, le discipline tangenti e la creatività.
Giovane, talentuosa, intraprendente: Maria Sole Ferragamo, nipote di Salvatore Ferragamo, fondatore della nota maison italiana, accende i riflettori su di sé grazie ad una linea di gioielli di design realizzati in pelle. Forme semplici e armoniose prendono vita dagli scarti dei pellami di alta qualità, inutilizzati dal mondo della moda. Progetto ambizioso e innovativo questo, all’insegna dell’ecosostenibilità. Lo scorso anno Maria Sole ha presentato le sue creazioni ad AltaRoma, stupendo il pubblico. L’apertura ad ottobre 2016 di un suo pop-up shop londinese e il lancio del nuovo brand SO-LE Studio poche settimane fa, sono la prova di quanto il suo lavoro sia apprezzato e in costante evoluzione. 
Il suo percorso è stato molto variegato: laurea in architettura al Politecnico di Milano, master in design del gioiello alla Central Saint Martins di Londra, vincitrice del quarto concorso internazionale di design “Craft the Leather”. Quanta architettura c’è nelle sue creazioni?
«Grazie alla prima parte del mio percorso di studi ho cominciato a guardare il mondo da una prospettiva diversa, gettando le fondamenta del mio processo creativo. L’architettura è presente nelle mie creazioni in molti modi complementari. Mi ha dato gli strumenti per poter esprimere liberamente la mia creatività, senza perdere di vista gli aspetti relativi alla funzionalità del design. Comincio, infatti, a disegnare in una scala grande, riducendola via via che affino i dettagli,  risolvendo le criticità dell’oggetto. Le mie creazioni comunicano architettura perché la loro estetica è fortemente influenzata dalle strutture e dalle tecniche usate».
Parlando di sé, afferma di voler disegnare e creare qualcosa che può “stringere nelle mani”. Ma perché proprio i gioielli? 
«A dire il vero, sono i gioielli che hanno scelto me: a nove anni ho ricevuto in regalo una piccola scatola contente del filo metallico, delle perline e delle pinzette. Da allora non ho mai smesso di divertirmi a crearli. Ci sono aspetti del gioiello che mi ispirano e mi affascinano, ad esempio il rapporto che può avere con chi lo indossa. Spesso, infatti, decidi di comprare un gioiello con il cuore e, nel tempo, si crea con esso una sorta di intimo legame. Sono convinta che il gioiello abbia un modo unico di comunicare la personalità di chi lo indossa».
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Maria Sole Ferragamo, vista della mostra, Honos Art
Firenze, Milano e Londra: quale città e quale esperienza l’ha maggiormente influenzata?
«Tutte e tre le città mi hanno regalato qualcosa e continuano a nutrire il mio lavoro: è difficile sceglierne una. Firenze è la città dove sono nata e cresciuta. Mi ha insegnato a riconoscere e rispettare la bellezza e mi ha fatto apprezzare il valore dell’artigianato, entrando in contatto con incredibili maestri. Milano è stata la mia prima tappa lontana da casa. Lì mi sono resa conto della necessità di guardarmi dentro per capire quale fossero i miei desideri. Londra mi ha forzata a guardarmi dentro ed è il luogo dove posso dire di aver spiegato le ali. Qui ho capito che posso seguire i miei sogni, lasciando da parte le paure e mettendoci tutta la passione che ho. Il fermento artistico e culturale della città ha fatto esplodere la mia mente e continua a nutrire la mia energia creativa».
Soffermiamoci sull’uso che fa della pelle, inconsueto nel campo dei gioielli. Osservando gli scarti dell’industria dell’alta moda, ha avuto l’idea di dare una seconda vita a ciò che, altrimenti, sarebbe stato buttato via. Quali difficoltà ha incontrato nel realizzare questo progetto?
«La rimanenza di una specifica tipologia di pelle è, per natura, limitata in quantità. Questo vuol dire che ogni colore e materiale non è mai infinito. Diversamente da molti creativi che prima disegnano e poi scelgono il materiale, io lavoro al contrario: osservo ciò che ho a disposizione e poi creo. Questo approccio è stato una grande sfida che ho cercato di superare dando continuità al design e dinamicità a colori e materiali».
L’attenzione all’ecosostenibilità è evidente nel suo lavoro: il materiale che usa è solo di risulta e il packaging che accompagna le sue creazioni è in carta lavabile.
«Sì, la sostenibilità è un impegno costante. Non pretendo, con le mie creazioni, di riuscire a cambiare radicalmente le nostre abitudini di consumo. Tuttavia, non posso ignorare le condizioni del nostro pianeta e sono convinta che anche i piccoli messaggi come il mio possano essere un segno ed un esempio di consapevolezza».
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Maria Sole Ferragamo, Bracciali Leila
I suoi gioielli sono pezzi unici e irripetibili perché usa materiali di risulta. Sono opere, vista la creatività ed il talento che le contraddistingue: è per questo motivo che ha deciso di esporle in gallerie d’arte?
«Mi onora il fatto che definisca le mie creazioni delle opere d’arte. La galleria è stata una scelta naturale, anche se ritengo che i miei lavori non possano essere racchiusi in una categoria precisa. Arte? Gioielli? Accessori? Non ho una risposta e mi piace non averla. Desidero espandere il significato ed i limiti che ognuna di queste categorie rappresenta nelle menti di chi osserva le mie creazioni».
L’anno scorso ha presentato alcuni pezzi ad AltaRoma, accendendo i riflettori sui suoi lavori, molto apprezzati dal pubblico. Recentemente ha aperto un pop-up shop a Londra, cosa ha in serbo per il futuro?
«Insieme alla mia socia Leila Hoda, il mese scorso abbiamo dato vita a SO-LE Studio. Ci auguriamo che questo sia l’inizio di una lunga avventura. Continueremo a creare gioielli e accessori per il corpo usando rimanenze di pelle, ma cominceremo anche a sperimentare nuovi materiali di risulta e nuove categorie di prodotto».
Per chi è a Roma, può toccare con mano le opere di Maria Sole Ferragamo  presso la galleria d’arte Honos Art, in via dei Delfini 35. Altrimenti, per entrare in contatto con il suo mondo creativo www.so-le-studio.com e su Instagram @so_le_studio.
Martina Ferrari

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