23 settembre 2011

Fino al 30.X.2011 Pier Paolo Calzolari Venezia – Cà Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte moderna

 
Una ricerca verso l’assoluto: il bianco della purezza, della luce e della morte per i popoli orientali. In contrapposizione con il nero. Le materie utilizzate? La brina, il sale, il neon. E una carpa koi…

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Venticinque opere realizzate tra il 1968 e l’anno in corso per una personale dal titolo semplice: Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943, vive e lavora a Montefeltro). C’è tutta la sua poetica e la ricerca di un uomo che tende verso una dimensione spirituale. In ognuna è presente il piombo, metallo dalla colorazione grigiastra a contatto con l’aria. Poi, il bianco ottenuto attraverso la refrigerazione dell’acqua che diventa brina o, ancora, il sale in due varianti: naturale o nero combusto. I suoi sono materiali grezzi riutilizzati per creare trasformazioni e lanciare un messaggio. Nelle opere in cui è presente la brina si assiste ad una mutazione, un cambiamento che sottintende la presenza di una vita in continua trasformazione. A pian terreno, nell’androne del palazzo, sono esposti sette lavori. In Tolomeo, del 1989, un’enorme tavolo in piombo viene refrigerato da un motorino, posto alla sua base, che permette di assistere alla creazione della brina e del suo successivo scioglimento. Questo processo fa sì che l’acqua sia convogliata al centro del piano dove si forma un cerchio. Esso rappresenta il fine ultimo dell’opera in quanto metafora della vita e della Terra la stessa che, secondo Tolomeo, era al centro dell’universo. In questo caso la brina rappresenta un mezzo, non l’opera stessa. Poco più in la due installazioni. Nella seconda da una boccia di vetro, che contiene due pesci rossi, emergono due mini casse acustiche. Da queste fuoriescono versi umani come se provenissero dai due animali che nuotano ignari mentre sullo sfondo, a tratti, compare l’immagine indefinita dai colori spettrali di una donna. È Marie chante, l’anima dei due pesci rossi intrappolati in una triste palla.
 

 
 
Al secondo piano di Cà Pesaro, dislocate in due sale, quindici opere dell’artista. La più suggestiva è quella del 1978-1980 (ben due anni!) senza titolo composta da una lastra in piombo alta quasi quattro metri immersa in una vasca contenente acqua e una carpa Koi albina. Ovviamente il pesce è vivo e, con la sua purezza, richiama le altre opere di Calzolari. In questo caso l’opera vive costantemente una trasformazione poiché la lastra, bagnata, perde quotidianamente piombo che si riversa nell’acqua del pesce. Difficile pensare a come possa vivere in quelle condizioni un animale, fatto sta che la scelta non dev’essere stata casuale visto che la carpa è uno dei pesci più resistenti. Un rimando all’astrattismo di Malevic si nota nelle opere a sfondo nero con linea bianca del 1988 o in quella con due linee del 2011.
 

 
Stesso rimando per il lavoro composto completamente di sale del 1984 anche se compare una scritta al contrario. Calzolari, partendo dall’utilizzo dell’acqua, quale elemento di vita, è passato ad opere composte da foglie di tabacco, petali dell’albero di Giuda e da muschio. Il termine ultimo è rappresentato dall’uovo (bianco) sopra ad un altare cerimoniale (bianco) davanti ad un quadro completamente bianco. Dalla Terra all’uovo, dalla vita alla sua rinascita.
 

erika prandi
mostra visitata il 6 luglio 2011

dal 4 giugno al 30 ottobre 2011
Pier Paolo Calzolari
a cura di Pier Paolo Calzolari, Silvio Fuso e Daniela Ferretti
Cà Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte moderna
Santa Croce, 2076 – Venezia
Orario: da martedì a domenica ore 10-18
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5,50
Info:  848082000,
info@fmcvenezia.it, www.museicivicivenenziani.it
 
 
 
[exibart]

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