09 luglio 2013

L’intervista/Luca Beatrice e Bruno Di Marino I Art, You Porn

 
Due libri usciti di recente, "Sex" di Luca Beatrice (Rizzoli) e "Hard Media" Di Bruno Di Marino (Johan & Levi) trattano il rapporto tra arte, sesso e pornografia. Abbiamo intervistato i due autori, per capire limiti e confini tra eros e pratica artistica. Sullo sfondo il tema del corpo, divenuto centrale dagli anni Sessanta in poi

di

Bruno Di Marino Luca Beatrice

Nel 1866 Gustave Courbet, l’artista che del realismo pittorico ha fatto un vessillo ideologico, realizza il primo quadro di soggetto sessualmente esplicito. L’origine du monde ha aperto la strada per l’accettazione intellettuale e critica del sesso e poi della pornografia all’interno dell’arte cosiddetta “alta”. E da lì molte cose sono accadute. 
Il corpo umano è stato un territorio di conquista per gli artisti che hanno cercato gli strumenti adatti per rappresentarlo. È stato posseduto, indagato, annullato, fotografato, idealizzato, deformato, filmato e post-umanizzato. Oggi è ancora capace di potere attrattivo? 
Bruno di Marino: «Evidentemente si, anzi credo che continui ad essere, almeno in parte, un elemento fortemente trasgressivo. Malgrado negli ultimi decenni si siano definitivamente infranti alcuni tabù, il corpo – il nostro e quello degli altri – ci crea ancora disagio. È un corpo, nella realtà così come nella rappresentazione, che sottoponiamo a violazioni e a eccessi di ogni tipo. La stessa pornografia, forse proprio perché “normalizzata” e trasformata in fenomeno “pop”, è fruita da persone che una volta se ne sarebbero vergognate, mentre oggi lo trovano naturale, sia maschi che femmine».  
Luca Beatrice: «Considero l’immagine sessuale l’ultimo ready made contemporaneo. Dove lo metti sta. L’Origine du monde, infatti, ci ha messo oltre a un secolo a essere accettato dentro la cornice del museo. Ma ora se venisse portato fuori, per esempio in un portale web hard core, funzionerebbe alla perfezione. Il sesso attrae eccome, tutto ciò che ha a che fare con il corpo (bello) della donna».
Gustave Courbet, L’origine du monde, 1866 © White ImagesScala, Firenze

La pornografia può essere un genere? 
BDM: «È difficile dare una risposta univoca. È chiaro che – in termini cinematografici – in qualche modo lo è, al pari del western o del musical. Se vogliamo è un genere anche dal punto di vista burocratico (il marchio X-rated dato dalla censura). Diciamo che negli ultimi venti anni – a causa della porosità dei linguaggi artistici e mediatici – più che un genere il porno è divenuto un virus, una modalità rappresentativa che ha contaminato altri settori, tra cui il cinema d’autore. Inoltre la Rete ha modificato strutturalmente l’industria del porno come genere produttivo codificato».  
LB: «Più di un genere, un fenomeno socioculturale che si mescola con linguaggi e generi che vanno dalla letteratura al cinema, dall’arte al design e a cui il web sta apportando un nuovo profondo cambiamento». 
Gola Profonda è il film che mostra una donna che prova piacere solo praticando il sesso orale e negli anni ’70 ha sdoganato il genere porno dalla categoria dei film per amatori o pervertiti, trasformandolo in vessillo della liberazione sessuale per intellettuali progressisti. Quanto la pornografia è stata di aiuto alla liberazione sessuale, soprattutto delle donne? 
BDM: «Penso moltissimo e continua a disinibirle sempre di più. Non è un caso che il 33 per cento del pubblico dell’hard sia costituito da donne. Esiste ormai un porno chic o glamour più attento alla sensibilità femminile, con lunghe scene di preliminari, per esempio come nei siti di Marc Dorcel».  
LB: «Se pensiamo alla tremenda liberalizzazione di massa predicata dal femminismo certamente no. Il porno, invece, ha contribuito a una nuova coscienza del proprio corpo e dell’uso che può essere fatto contro le costrizioni del moralismo e, peggio, del moralismo femminista. Oggi sono soprattutto le donne grandi consumatrici di sex toys. Qualcosa vorrà dire».
 Marc Quinn, Siren, 2008 © Getty-Images  Thomas Ruff, Nudes, 2002, © Thomas Ruff by SIAE-2013

Sin dagli anni ’60, le artiste hanno usato il loro corpo come strumento vivo con cui rivoluzionare la morale e le politiche culturali. Scrittrici, registe, performer, pittrici e fotografe hanno attinto in maniera disinibita nel calderone del porno per raccontare desideri repressi e sfrenate fantasie erotiche. Eppure, un’importante studiosa del settore ha affermato che la pornografia è lesiva ed avvilente per l’immagine femminile. Siete d’accordo? 
BDM: «Credo che il pensiero di studiose come Michela Marzano (ora parlamentare del PD), che ritiene la pornografia solo qualcosa di umiliante nei confronti delle donne, sia una posizione piuttosto anacronistica: si rischia il ritorno al vecchio dibattito, ormai superato, delle femministe pro e anticensura. L’equazione  porno = istigazione allo stupro o peggio, credo sia molto deleteria e pericolosa».  
LB: «Forse questa studiosa non è così importante e la sessualità poco rilevante».
La pornografia è ancora uno strumento di contestazione politica? 
BDM: «Di fatto lo è, basta vedere quanto il semplice denudarsi sia ancora al centro dell’azione politica da Pussy Riot a Femen. In Russia o nei Paesi Arabi chi pratica questo tipo di lotta rischia il carcere o la morte, quindi ha una sua (drammatica) efficacia. In Occidente e nei Paesi dove c’è libertà di espressione la carica politica si è molto più affievolita rispetto agli anni ’70, quando Valie Export metteva in scena il suo “Genitalpanik”, pur suscitando ancora clamore mediatico, dovuto alla pruderie del pubblico. Oggi fare pornografia nei Paesi Occidentali non ha più il significato “underground” e sovversivo di un tempo».
LB: «Salman Rushdie ha scritto che in alcune città pakistane dove erano vietati i cinema porno si registrava un considerevole aumento di cellule terroriste. Il porno è pacifista per definizione».
Bettina Rheims, Chambre Close, 1992

La pornografia degli anni 2000 è intellettuale e colorata, non a caso proliferano sofisticati sex toys firmati da un brand come quello della parigina Sonja Rikiel. Negli anni ’70 le signore organizzavano pomeriggi fra amiche per visionare i nuovi prodotti americani in moplen, oggi si preferiscono dimostrazioni domestiche di sex toys di ultima generazione. La linea fra pornografia ed erotismo si sta facendo sempre più sottile? 
BDM: «Diciamo che il confine è sempre stato molto sottile, fin dalla letteratura erotica dell’Ottocento. Certo oggi c’è una pornografia eroticizzata e un eros pornografico (Roy Stuart, Catherine Breillat), esattamente come c’è una videoarte che scivola verso il porno e un cinema hard che prende a modello la sperimentazione video (Michael Ninn)».  
LB: «Non mi è mai stata chiara questa linea di confine, a meno di non intenderla nel limite in cui l’eros promette e il porno mantiene. Il primo, fino a pochi anni fa, era tollerato dalla coscienza borghese, il secondo limitato a un pubblico di specialisti. Oggi l’equilibrio si sta rovesciando e siamo in pieno pornomainstream o pornochic».
uno scatto di Araki

Secondo il critico cinematografico Marco Giusti, Riccardo Schicchi, che ha inventato la porno star: Cicciolina, Moana e lo stallone italiano Rocco Siffredi, alla luce dell’impersonalità fredda e meccanica di YouPorn, diventa il personaggio romantico di un mondo dove c’era ancora spazio per le utopie erotiche. Con la sua settorializzazione e la velocità di comunicazione, il web sta uccidendo l’immaginazione erotica?   
BDM: «L’hard classico conserva un’aura romantica (Deep Throat, piuttosto che Behind the Green Door o i film anni ’80 di Schicchi o Massacesi con Moana Pozzi) ed è logico che qualcuno lo rimpianga, tuttavia non credo che la comunicazione uccida l’eros, così come non penso che la tecnologia uccida il desiderio, semmai lo trasforma. Oggi la nuova frontiera è la videochat, dove due persone appena conosciute si mostrano nude e si masturbano. Scattano altre dinamiche. Io non penso che sia più eccitante o stimoli più l’immaginazione il vedo-non vedo, lo scoprire gradualmente un corpo piuttosto che l’esibizione brutale di un atto sessuale. Sono due cose diverse».  
LB: «No, il web ti consente intanto un accesso più libero e democratico, andandoti a scegliere ciò che del porno ti interessa di più, le tue categorie preferite, accorciando i tempi di visione e saltando le scene più noiose o poco eccitanti. YouPorn sta cambiando il modo di girare materiale porno».
Jeff Koons, Made in Heaven, 1990

Camille Paglia nel suo famoso saggio del 1993 “Sexual Personae”, paragona la donna e la sua energia sessuale a una forza ctonia, tortuosa e dionisiaca mentre l’uomo è all’opposto, algido, rettilineo, netto nei suoi contorni senza sfumature, apollineo. Concordate con questa visione per alcuni versi “sessista” dell’eros maschile e femminile?
BDM: «Per decenni la maggior parte degli studi hanno inquadrato la pornografia da un punto di vista sociologico, trattandola come fenomeno sociale, mentre invece è lecito darne anche una lettura di altro tipo, soprattutto quando è applicata alle arti visive e performative o alla sperimentazione videofilmica. In questo senso sia la Paglia che la Sontag o Linda Williams (fondatrice dei porn studies) restano delle pioniere».   
LB: «Si era stata un’ottima intuizione. E poi qualsiasi cosa faccia infuriare le femministe mi suscita simpatia».
   

1 commento

  1. un polo repressivo genera un polo liberativo….ma rimane l’identità tra i due che reich e marcuse definivano de-sublimazione di tipo repressivo,una dialettica tra opposti? manca però il superamento e l’attestarsi ad un livello superiore….essa è il positivo che reitera sempre se stesso,non instaura nessuna dialettica con il negativo perciò è stasi, perdippiù al servizio della logica del denaro-profitto anche se è gratuita oggi….

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