07 ottobre 2013

Quella Roma vacante che ci prova ancora

 
Si è appena aperta la dodicesima edizione di FotoGrafia ospitata nella capitale. Nonostante il progressivo taglio di fondi, il festival si presenta all’appuntamento di quest’anno con un notevole carnet di autori – tra gli altri: Pellegrin, Wall e Tillim - mostre e lecture distribuiti in varie sedi della città. E con un titolo un po’ profetico. O forse solo un po’ pessimista

di

Gaston Zvi Ickowicz - The Judean Desert (Bonfire) - B.C. 2009 (Courtesy The Artist e The Spilman Institute of Photography Tel Aviv

“Vacatio”: mai titolo poteva tanto tristemente profetico (un po’ come l’ “Habemus Papam” di Moretti), considerando che la scelta risale a poco meno di un anno fa. Potere spirituale e temporale, del resto, vanno a braccetto a Roma, capitale sempre più attanagliata dalla solitudine. Il senso di vuoto, l’incertezza della transitorietà, la sospensione partono proprio dalle considerazioni socio-politiche, come ha spiegato Marco Delogu (fondatore del festival e direttore per il 12° anno consecutivo di FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma) durante la conferenza stampa in cui sedeva accanto a Giovanna Alberta Campitelli, direttore ad interim (sospensione anche in questo caso) del museo.
Naturalmente le osservazioni sul presente contengono sguardi più ampi, spaziando da un continente all’altro attraverso il lavoro di numerosi fotografi attivi nello scenario internazionale, tra cui Jeff Wall, Paolo Pellegrin, Guy Tillim, Adam Broomberg & Oliver Chanarin, Guido Guidi
Cuore pulsante della manifestazione è il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma che ospita fino all’8 dicembre le mostre principali di FotoGrafia nella Sala Enel, proseguendo nella project room, nel foyer e nel corridoio al primo piano.
FOTOGRAFIA, Paolo Pellegrin (Courtesy of the Artist)

La collettiva “Vacatio” (curata dallo stesso Delogu con il coordinamento di Carolina Pozzi) si sofferma su paesaggi reali che diventano metaforici, ancestrali come quello siciliano di Jeff Wall, ambigui come gli scatti dell’israeliano Gaston Zvi Ickowicz della serie “B.C.” che rivelano la presenza umana in luoghi antichissimi (deserto della Giudea, Tel Dor, Gerusalemme, ecc.), alludendo implicitamente a situazioni di conflitto. Pellegrin è, invece, testimone di una violenza altrettanto subdola che attraversa gli strati della società americana (“Another Country”), mentre Guidi prosegue con la mappatura dei territori umani (“A New Map of Italy” a cura di Inge Hennemann). 
Ancora ritratti della gente nei luoghi feriti dagli attentati terroristici sono il soggetto che l’americano Leo Rubinfien (oltre che fotografo è un apprezzato saggista e curatore di importanti mostre come quelle dedicate a Garry Winogrand e Shomei Tomatsu) ha catturato in bianco e nero (“Wounded Cities” a cura di Joshua Chuang), mentre l’olandese Fleur van Dodewaard propone la serie concettuale A Number of Angles (a cura di Claudia Caprotti e Alessandro Dandini de Sylva) e il curatore Francesco Zanot (in collaborazione con Garry Badger, Sandra S. Phillips e Sujong Song) la rilettura critica del progetto Foresta Bianca sull’identità di Rosignano Marittimo.
Tim Davis - Watermelon Commissione Roma 2013

Convincente la produzione di Tim Davis per la Commissione Roma che con una leggerezza solo apparente isola e reitera graffiti antichi e moderni (peni e svastiche), coinvolgendo lo spettatore in riflessioni sulle complessità della società contemporanea. In questa sua visione venata d’ironia l’artista americano propone anche il video La traviata insieme alla sua collezione di cartelli rubati in cui è espresso il divieto a scattare fotografie. 
Ancora una Roma non affatto edificante la vediamo nelle foto a colori di Alejandro Cartagena, giovane fotografo di origine sudamericana vincitore del Premio IILA 2012 con Roma Parking. L’argomento è il parcheggio selvaggio, altra realtà esasperante della Città Eterna.
Patrick Faigenbaum- Fato Mat Niakate - Paris 2004 (Courtesy of the Artist)

Le buone intenzioni ci sono, ma far quadrare i conti è un’impresa da equilibrista (o meglio ancora da mago) per il festival che, con Zètema al fianco, propone la novità della formula crowdfunding contando su un salvadanaio creato dal pubblico (ennesima costatazione della “vacatio” pubblica) con la donazione di cifre che vanno dai 5 ai 200 euro. Fondi che andranno a sostenere lecture e workshop, attività in cui il festival ha creduto fin dalla sua nascita.
A proposito di incontri organizzati dalle accademie straniere, oltre a quello di Patrick Faigenbaum che all’Accademia di Francia – Villa Medici espone i suoi ritratti ma anche le preziose nature morte con peperoni, castagne, fichi e uva (a cura di François Chevrier e Jeff Wall) in programma, tra i numerosi appuntamenti, anche il talk alla Real Academia de España di Pablo Juliá, direttore del Centro Andaluso di Fotografia e curatore della mostra “50×60 Polaroid Gigante” (in corso fino al 31 ottobre).
Yasuhiro Ogawa - Yuki Winter Journey (Courtesy of the Artist)

Ancora due parole sul circuito di FotoGrafia che esce dalle sale del museo per portare i diversi linguaggi fotografici nelle gallerie e negli spazi espositivi del centro e delle periferie. Tante storie si dipanano dal tema comune: le schede sono pubblicate nel catalogo del festival edito da Macro-Quodlibet. E tra gli autori che espongono per la prima volta in Italia c’è l’austriaco Horst Stein (“Appearence” al Museo di Roma in Trastevere), il giapponese Yasuhiro Ogawa (“Yuki – Winter Journey” da Doozo), la canadese Nathalie Daoust (“China Dolls” da Ilex Gallery), mentre Lorenzo Castore presenta da s.t. foto libreria galleria nuove pagine del suo diario (“Notebook II”), in cui il vissuto personale si apre alla collettività.

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