09 gennaio 2017

Fino al 31.I.2017 Li Xiangyang e Nino Longobardi Il Ponte Contemporanea, Roma

 

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Se ci si proponesse di riassumere in una sola parola la mostra attualmente in corso negli spazi della galleria Il Ponte Contemporanea, la parola scelta sarebbe certamente “confronto”. Complice il nome e la duplice sede, italiana e cinese, la galleria svolge da tempo una funzione di collegamento tra Italia e Cina. Un contatto che va via via intensificandosi fino a diventare scelta curatoriale esclusiva e dialogo proficuo. Colloquio particolarmente riuscito nella doppia personale di Li Xiangyang e Nino Longobardi, che in questi giorni anima lo spazio romano. Due artisti della medesima generazione ma differenti per provenienza ed espressione, emblematici di due diverse culture e aree geografiche. 
Ordinata su tre livelli, la mostra presenta al piano terra i dipinti dell’artista cinese, attuando un ulteriore discernimento sul confronto, rapportando la fase più antica, figurativa, e quella recente, vistosamente volta ad occidente. Nella prima Li Xiangyang (Beijing, 1957) divide la tela con un asse di simmetria orizzontale, affrontando modernità e tradizione, capovolte l’una rispetto all’altra, e facendo acquisire a ciascuna opera, su carta o su tela, un duplice senso di lettura. Da una parte, dunque, è la Cina antica, con i pesci negli stagni, i picchi e le pagode, rievocati da una pittura a punta di pennello, quasi ideogrammatica, dall’altra la Cina contemporanea, quella della moltitudine di lavoratori, del progresso spinto e dell’inquinamento atmosferico, resa con ampie pennellate e molteplici colori, tenuti spenti da efficaci accordi. In alto si scorge una figurina in volo, quasi sempre l’autoritratto dell’artista, sospeso come i suoi connazionali tra un polo e l’altro, in un’instabile e perenne duplicità. Nella stanza attigua Li Xiangyang cambia volto, dipanando la sua recente ricerca informale, che guarda a Kline, in cui sciabolate nere, fitte e spesse, inglobano brandelli di tela, spazi bianchi e finanche ideogrammi: residui visuali di una plurimillenaria cultura. Una maniera duplice, informale e figurativa insieme, che, lontana da ogni contraddizione, riflette al meglio la complessità della società cinese, con un passato imperiale e comunista alle spalle ed il modello capitalista di fronte. 
Li Xiangyang, vista della mostra, Il Ponte Contemporanea
Negli algidi piani ipogei – gli antichi caveau di una pellicceria – invece, cinque opere di Nino Longobardi (Napoli, 1953) raccontano l’Italia, la grande tradizione scultorea del bel paese ma anche l’incertezza esistenziale che da sempre affligge l’uomo. L’artista campano, tra gli invitati da Vincenzo Trione al suo “Codice Italia” (padiglione nazionale della 56° Biennale di Venezia), si concentra sul corpo umano, isola teste, piedi e teschi, mostrando un uomo isolato, alle prese con difficoltà comunicative e instabilità sociale, alla costante ricerca di un proprio baricentro. Il tutto attraverso l’esclusivo impiego di resina e bronzo e una perfezione formale in cui forte appare il peso della tradizione. Un apporto particolarmente evidente nel Cristo a grandezza umana del 2016, in cui la serena rassegnazione del Salvatore è formalmente coniugata all’amputazione degli arti, sostituiti da fili metallici contorti. Una figura serafica e dolente insieme, drammatica nella sua imperturbabile perfezione.
Carmelo Cipriani
mostra visitata il 30 novembre 
Dal 30 novembre 2016 al 31 gennaio 2017
Li Xiangyang e Nino Longobardi
Il Ponte Contemporanea 
Via Beatrice Cenci 9, 00186 Roma
Orari: dal martedì al sabato dalle 12.00 alle 19.00.
Info: 066833897, info@ilpontecontemporanea.com, www.ilpontecontemporanea.com

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