23 maggio 2017

Fino all’11.VI.2017 Venezia Scarlatta: Lotto, Savoldo, Cariani Palazzo Barberini, Roma

 

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Scherzando, ma neanche troppo, la si potrebbe immaginare come la risposta artistica alle famigerate cinquanta sfumature. Il colore rosso è il protagonista, ma declinato secondo le diverse sensibilità di tre importanti pittori; il contesto è Venezia, dove questa tonalità assume un valore altamente simbolico. 
Le Gallerie Nazionali di Arte Antica, sede di Palazzo Barberini, propongono fino all’11 giugno 2017 la mostra “Venezia Scarlatta: Lotto, Savoldo, Cariani” che, attraverso le opere di questi maestri, racconta al pubblico le diverse accezioni semantiche che possono caratterizzare questo colore. 
L’esposizione è costruita attorno al quadro di Lorenzo Lotto, il Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria del 1524, appartenente alla collezione del museo, e grazie ad un’intelligente scelta di opere provenienti dal Metropolitan di New York, dal Louvre, dal Prado e dall’Accademia Carrara di Bergamo, si è realizzata una piccola e preziosa rassegna il cui fil rouge (è proprio il caso di dirlo) si snoda attraverso sei dipinti, con diversi soggetti, caratterizzati da questa tinta da sempre fortemente evocativa: l’amore e il sangue, ma non solo. Il rosso porpora è immediatamente associabile alla regalità dell’impero romano. E ben presto anche nella repubblica veneziana iniziò ad essere collegato al prestigio, alla nobiltà, alla religione: il rosso divenne a partire dal quattrocento un vero e proprio status symbol della classe dominante e, in campo artistico, di uso quotidiano tra le botteghe dei pittori della Serenissima. 
Il ruolo principale in questa mostra è attribuito a Lorenzo Lotto, di cui vengono esposte quattro opere: l’unico dei tre artisti veneziano di nascita, in realtà non riuscì mai ad affermarsi in patria. Le sue peregrinazioni, Treviso, Bergamo, le Marche, disegnano una traiettoria artistica particolare e sofferta che, lontano dai fasti dei suoi illustri concittadini Giorgione e Tiziano, lo portano a sviluppare una pittura sensibile caratterizzata da un’altissima qualità. 
Il Matrimonio mistico di Santa Caterina è emblematico di questo percorso, da Venezia verso la provincia, dove la sensorialità del colore, tipica del capoluogo, entra in contatto con quelle che sono le nuove promettenti istanze della pittura lombarda del Cinquecento: gli esperimenti sul chiaroscuro di matrice leonardesca che preannunciano l’epopea di Caravaggio. La veste della Madonna è una sinfonia di rosso che trova il suo controcanto nel San Girolamo alla sua destra. Nella versione di Bergamo dello stesso soggetto, eseguita come saldo per l’affitto al suo padrone di casa Niccolò Bonghi, si riscontra un’atmosfera domestica ma più raffinata. Il destinatario è inserito all’interno del quadro e la sua figura è l’estremità della diagonale compositiva con la quale il pittore costruisce l’opera. La maestria nell’esecuzione dei ricchi panneggi e la cura con cui vengono resi i dettagli pongono quest’opera al vertice della feconda produzione del pittore. 
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La stessa aria di intima serenità si respira nel dipinto del Prado, Il ritratto di Marsilio Cassotti e della sua sposa Faustina, eseguito in occasione del matrimonio di Marsilio, figlio del ricco mercante di tessuti bergamasco Zanin Cassotti. Anche qui la resa straordinaria dei particolari rende onore alla caratura dell’artista, che dissemina, come spesso fa, elementi simbolici allusivi, in questo caso inerenti al tema del matrimonio: il giogo, simbolo del vincolo e dei doveri che comporta, l’alloro che richiama però l’eternità del legame. E il rosso della veste di Faustina si connota di un valore nuziale, essendo la tonalità di vestito molto ricercata tra le spose dell’epoca. 
Ancora differente è invece il significato che assume nel Cristo portacroce del Louvre: Lotto sceglie un taglio particolare, un primo piano del volto tormentato di Gesù, per amplificare l’effetto drammatico. Il rosso della veste è un chiaro riferimento alla passione. 
Completano la rassegna Cariani e Savoldo. Nella raffigurazione di Giovanni Benedetto Caravaggi, che Cariani imposta all’interno della tradizione ritrattistica veneta con lo splendido paesaggio che si apre alla destra del protagonista, il rosso del mantello è lo strumento per sottolineare la regalità dell’effigiato; Savoldo invece nel suo San Matteo torna a dare una valenza religiosa al colore inserendolo all’interno di un’ambientazione notturna rischiarata solo dal lume di una candela, in linea con le sperimentazioni sulla luce germogliate dal seme piantato da Leonardo all’inizio del secolo (Savoldo è anche uno di quei pittori a cui guarderà con attenzione Caravaggio durante la sua prima formazione). 
In definitiva la mostra è un lavoro ben riuscito anche dal punto di vista scientifico perchè, oltre alla comunque interessante esegesi delle sfumature di rosso, ha il gran merito di portare alla ribalta tre pittori che furono in rapporti con Venezia ma allo stesso tempo rimasero legati alla provincia, permettendo dunque di osservare l’irradiarsi della cultura figurativa veneta dal capoluogo verso l’esterno e il risultato prodotto dall’interazione con le altre tradizioni pittoriche. 
Luca Liberatoscioli
mostra visitata il 4 maggio 
Dal 15 marzo all’11 giugno 2017
Venezia Scarlatta: Lotto, Savoldo, Cariani
Palazzo Barberini 
Via delle Quattro Fontane, 13, Roma
Orari: da martedì a domenica dalle 9.30-19.30
Info: www.barberinicorsini.org, Tel. 064824184

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