01 agosto 2010

MOBILITÀ VERTICALE DELL’ARTE

 
Dove osano le aquile, con Ai Weiwei e Antony Gormley. Arte da togliere il fiato... le arrampicate, le discese ardite e le risalite, su nel cielo aperto e poi ancora in alto, con un grande salto. E non è tutta qui la geografia dell’arte, che spazia e contempla approdi fino a quota zero s.l.m. Come all’isola di Lopud con Eliasson/Adjaye...

di

Cari stambecchi,
aquile e camosci, non la farete franca, c’è arte anche per voi. E per il
pubblico? Beh, viste le quote d’altitudine dello strepitoso scenario austriaco
a cui ci riferiamo, più che di arte come “bene-rifugio”, si può parlare di
“bene-da-rifugio”. Rifugio alpino, beninteso, sentieri d’alta montagna, zaino
in spalla e camminare… o semmai in funicolare. Fate voi. Non vogliamo
esagerare con le parole, quindi se avrete la pazienza di cliccare il video qui
sotto capirete.

Tema: mobilità
globalizzata. Parliamone! Si chiama Hoher Dachstein il vertiginoso progetto del
lanciatissimo artista Ai Weiwei. Consiste in questo: prelevare un blocco roccioso di 4
tonnellate – quattro – da una certa zona della regione cinese di Sichuan che
nel 2008 fu teatro di quel terrificante terremoto con 9mila vittime solo tra i
bambini. Trasportare le suddette quattro in giro per il mondo. Monumento, arte/natura,
oggetto esorbitante ecc.

Ora, in occasione
della manifestazione regionale10 (un festival delle arti dislocato in molti luoghi della
Stiria, regione al centro dell’Austria) la roccia è stata trasportata con un
potente elicottero in cima a una delle montagne austriache più conosciute, il
Dachstein, quota 2995 metri: appena qualche metro in meno della più alta tra le
dolomitiche Tre Cime di Lavaredo. Precisazione diretta al cuore pulsante del
“piccolo alpino” che è – e non può non essere – in ognuno di noi. La roccia
cinese rimarrà lì in eterno, alterando così la vetta della montagna.

L’associazione
alpinistica austriaca non ha gradito molto l’intrusione di questo Hoher
Dachstein
di
provenienza orientale, ma Weiwei ha risposto con un dato sbrigativo di natura
socio-ironico-economica: l’80% di quelli che s’inerpicano sul Dachstein – e su
qualsiasi altra montagna – porta scarpe sportive fabbricate in Cina o in
Indonesia. Che dire? Nulla, se non che l’artista cinese dovrebbe attribuire
alla pietra un valore simbolico molto speciale, una sorta di “calamita cosmica”
alla pechinese, viene da dire.

Recentemente a
Copenhagen, quando la celebre Sirenetta, insieme all’inseparabile scoglio su cui siede, è
stata trasferita a far bella mostra di sé nel padiglione danese
dell’Esposizione Universale di Shanghai, Ai Weiwei ha pensato di rimpiazzare
quella pietra con l’installazione di uno schermo a led che, in tempo reale e
non stop, capta dalla Cina l’immagine dell’eroina di Hans Christian Andersen
(collegamento live sotto). Sì, è la mobilità globalizzata, bellezza!

Con lo scultore Antony
Gormley
si cambia
regione, si va in quella dalle coordinate più a ovest dell’Austria. Si scende
un po’ di quota, ma si moltiplica per cento, e non solo. Ci sarà per caso
qualcosa di pitagorico (“Il mondo è numero”) in un fitto e non certo casuale
paradigma numerico costruito dall’artista? Ecco: 100 sculture, cioè manichini
di ferro fatti sul calco corporeo dell’artista, in posizione eretta e tutti
uguali, alti 1,89 metri; disposti a distanza variabile in una vasta area alpina
di 150 chilometri quadrati. Dato imprescindibile: le sculture sono tutte
posizionate, anche in zone estremamente impervie, a una medesima quota di
altitudine, 2.039 metri, a formare una linea d’orizzonte perfettamente
livellata.

Horizon Field è il titolo di questa
mega-installazione di uomini di ferro – sostenuta dalla Kunsthaus di Bregenz –
che viene inaugurata a fine luglio e chiuderà ad aprile del 2012. Quasi due
anni da “guardiani della montagna” in una regione, come il Vorarlberg, che da
decenni impone dure prescrizioni a salvaguardia dell’ambiente. Guardiani anche
del tempo, altro elemento misurabile e quindi numero anch’esso, integrato a priori nel
paradigma. Due anni che sono un tempo lungo per la vita di una mostra, un tempo
rimarchevole per la vita delle forme materiali e un istante infimo o ineffabile
per il tempo-mondo.

Mobilità
globalizzata, senza dubbio. Pertanto, rotta verso sud, distesa azzurra
dell’Adriatico, isola croata di Lopud, luogo solare dal sapore arcaico. La
geografia alternativa dell’arte ritrova qui, in questi giorni d’estate e per la
quarta stagione, una delle sue più belle linee d’orizzonte mai realizzate,
esito di un riuscitissimo approccio interdisciplinare tra arte e architettura concepito
da Olafur Eliasson
e David Adjaye.


Your Black
Horizon
Art
Pavilion
fu
inaugurato nel 2005 come contributo della fondazione viennese Thyssen-Bornemisza
Art Contemporary alla Biennale veneziana del 2005 e poi perfettamente
impiantato in quest’isola mediterranea nel 2007. È il fuori e il dentro di una
scatola vuota a dimensione abitativa, ritmata da un fitto gioco verticale di
luci e ombre fuori, quanto tenebrosa è all’interno. Il passaggio dall’una
all’altra dimensione segna un capovolgimento. Solo buio, tagliato da una
sottilissima linea perimetrale fluorescente e colorata, un orizzonte che poi
muta quasi impercettibilmente, pur conservando la sua apparenza fantasmatica.
Un effetto vagamente ipnotico e lo smarrimento dei sensi che dissolve gli equilibri
spazio-temporali.

Vertigini,
sinestesie, sensazioni di leggera follia…

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I
guardiani di Gormley dal Vorarlberg a New York

Gormley
a Milano

Spazi
d’arte nell’architettura di Adjaye

Eliasson:
luce e colori alla fondazione Mirò di Barcellona

Eliasson/Adjaye
per T-B A21

link correlati

Video Hoher Dachstein/Ai
Weiwei

Sirenetta: Live da Shanghai/LED-screen
eretto a Copenhagen/Ai Weiwei

franco veremondi


dal
2 giugno al 14 agosto 2010

regionale10
– Festivazentrum

Bahnhofstrasse
3 – 8940 Liezen

Info:
+43 676848119119; tickets@regionale10.at;
www.regionale10.at

dal 31 luglio
2010 ad aprile 2012

Horizon Field

KUB – Kunsthaus
Bregenz

Karl Tizian
Platz, 1 – 6900 Bregenz

Info: +43
5574485940; kub@kunsthaus-bregenz.at;
www.kunsthaus-bregenz.at

dal 26 giugno al
30 settembre 2010

Your Black
Horizon Art Pavilion

Isola di Lopud

Info: +385
918837484; office@tba21.org; www.tba21.org

[exibart]

1 commento

  1. Preg.mi,
    Mi è piaciuto tutto questo,”Dove osano le aquile” il video,poi è magnifico!Il suono del corno,ti trasmette la vastità del suono,è come un grande richiamo alla sommità della vita in verticale,è come parlare all’anima del cielo,così misterico che è come la vita,e ti verrebbe da gridare,perchè tutta questa violenza,che è la grande ferita dei non amati,però a mè verrebbe da dire:Dio quanto ti amo.Ci hai dato tutto e noi non lo capiamo e lo distruggiamo.Conta ormai solo apparire,questa non è la conquista della pace fra gli uomini della terra.
    COMLIMENTI a FRANCO VEREMONDI!
    Anna Maria

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