19 ottobre 2010

IO VI DICO: CERTIFICATEVI!

 
Come valutare un’opera? Come valutarla quando passa di mano, subisce una valutazione a causa di un lascito, di una permuta, di un’operazione finanziaria? ArtNetWorth, dopo tre anni di vita, ha messo a punto un sistema di certificazione che ha conseguito un riconoscimento a livello internazionale. L’amministratore delegato dell’azienda, Massimo Maggio, prova a chiarirci le idee...

di

Com’è nata ArtNetWorth?

Dalle esperienze di un gruppo di imprenditori milanesi che
si sono confrontati con il mercato dell’arte in diverse situazioni (acquisti,
vendita, interventi aziendali, sponsorizzazioni). Risultava evidente la
mancanza di un intermediario professionale, indipendente ed esterno alle
logiche di mercato, in grado di sostenerli nella gestione e nell’incremento dei
propri patrimoni artistici. La certezza di un necessario avvicinamento italiano
a un approccio più anglosassone di garanzia e trasparenza li ha spinti a
fondare ArtNetWorth.

Massimo Maggio. Chi sei?

Nei primi anni ‘90 insieme a un gruppo di broker e
riassicuratori abbiamo creato la Progress Insurance Broker. Nasceva il fenomeno
dei grandi eventi culturali, che comporta la circolazione di opere di valore
eccezionale. La situazione si presentava complessa, soprattutto nel rapporto
con i musei esteri, che imponevano le loro condizioni senza tutelare pienamente
i prestatori italiani. Invertire questa tendenza divenne l’obiettivo di tutto
il progetto Progress e rapidamente i musei, le soprintendenze, i responsabili
degli enti locali, del ministero, ne assimilarono in pieno la validità. Ho
dunque un’esperienza di oltre vent’anni nel settore e sono oggi presidente di
Progress Insurance Broker e amministratore delegato di ArtNetWorth.

Passiamo al vostro core business. Perché ritenete
necessaria una certificazione di valore per le opere d’arte?

Nel mondo della finanza viene studiata l’efficienza dei
mercati, che si dotano di procedure per la valutazione dei beni sottostanti.
Nel caso del mercato dell’arte la valutazione è un’operazione molto complessa.
Non esistono standard, l’opera è spesso unica, la qualità viene definita (e
contestata) da un gruppo limitato di operatori, l’autenticità non è sempre
garantita. La nostra società si è posta l’obiettivo di dotare il mercato dei
beni artistici di alcune procedure per la valutazione capaci di garantire
informazione e trasparenza. Abbiamo prodotto un modello di certificazione che
rappresenta attualmente l’unico documento riconosciuto a livello
internazionale.

A chi serve questa certificazione? A quali fini?

Viene ad oggi utilizzata da privati, aziende, banche,
assicurazioni e professionisti (notai, commercialisti, avvocati, consulenti
finanziari). Le sue applicazioni sono molteplici, ad esempio analisi, calcolo e
tutela dei valori patrimoniali, accesso a linee di credito e altri servizi
finanziari, razionalizzazione delle scelte in operazioni di investimento e creazione
di portafogli, calcolo delle performance per fondi di investimento sull’arte,
accesso a prodotti assicurativi strutturati, suddivisioni ereditarie…

Una componente principale della certificazione è il
“fair value” dell’opera d’arte.
Cos’è?

Nei principi contabili internazionali il fair value è il
corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata. Nel concetto sono
presenti gli elementi fondamentali del consenso e della consapevolezza delle
parti e della mancanza di vincoli che obblighino o forzino i soggetti a
concludere l’operazione. Nel nostro caso, sarebbe sbagliato tradurre fair value
in ‘valore corretto’ o ‘di mercato’, ma si potrebbe definire come il valore
potenziale definito in maniera analitica, indipendente e oggettiva, tenendo in
considerazione sia le condizioni di mercato, sia le specifiche peculiarità.

Di ogni pezzo che vi sottopongono siete in grado di calcolare questo valore
potenziale?

È importante sottolineare che non certifichiamo tutti i
beni che ci vengono sottoposti (se non possiamo garantire l’autenticità, non
procediamo) e che il certificato rilasciato non è un solo elemento di
definizione del fair value.

Dunque, com’è articolata la certificazione che
rilasciate sulla singola opera?

Schematicamente: Expertise (garantisce l’effettiva
autenticità); Due Diligence (indagine sulla provenienza, lo stato di
conservazione, le opere comparabili); Fair Value, che appunto indica il valore
potenziale; infine Indice di Liquidità, che indica il trend di mercato e grado
di liquidità a 12 mesi.

Cosa ha aggiunto questo sistema a ciò che c’era prima?
Quali sono le differenze con gli altri sistemi precedenti e quali esempi
paragonabili sui mercati esteri ci sono rispetto al vostro mestiere?

Il nostro modello di certificazione è, ad oggi, l’unico
riconosciuto a livello internazionale e il suo processo ingloba una serie di
operazioni svolte attualmente da attori diversi. Non possiamo dunque
paragonarlo ad altre attività attualmente presenti sul mercato. Non si tratta
né di una stima, né di una perizia, né di una valutazione di mercato. La nostra
certificazione offre una garanzia di obiettività e una maggiore serenità
nell’affrontare le transazioni. ArtNetWorth, inoltre, si assume la completa
responsabilità delle indicazioni contenute nella certificazione e ogni sua
singola perizia è garantita dai Lloyd’s di Londra. Inoltre, per evitare ogni
tipo di conflitto d’interesse, non operiamo mai come intermediari, pertanto non
percepiamo commissioni di intermediazione.

Per concludere, qualche nome di vostri clienti.

A livello dei clienti privati, collezionisti, investitori,
nuclei famigliari, il rispetto della privacy è un principio fondamentale. Per
gli altri, possiamo citare Banca Profilo, Banca Aletti, Axa Art, Assitalia,
Progress Fineart, la Fondazione Ettore Paratore, la Fondazione Luciana Matalon,
Boscolo Hotels e tanti altri.

a cura di m. t.

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper
n. 67. Te l’eri perso? Abbonati!


ArtNetWorth

Sede di Milano: Via Dogana 3

Sede di Roma: Via Bissolati 54

Info: tel. +39 0642114500; +39 0272004044; info@artnetworth.com; www.artnetworth.com

[exibart]

1 commento

  1. Ce ne fossero di queste società. Vorrei vedere come farebbero alcune gallerie italiane e giustificare certi prezzi per artisti rimpallati tra 3 operatori in croce. Sono stato a Frieze è ho visto un lavoro di molesckine rosse di pietro roccasalva da zero. Un lavoro apparentemente scollegato con la sua produzione precedente. Anni fa 2 operatori (Zani-Di Pietrantonio, fondamentalmente) hanno deciso di sostenere e caricare di valore questo artista. Anche prima della biennale di Birnbaum (entratoci un po’ a forza) un suo dipinto poteva arrivare a 30.000/40.000 euro. Ma perchè? Se poi è evidente un debito di Roccasalva verso Francis Bacon e Gino De Dominicis? Perchè queste cifre???

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