02 ottobre 2015

MA QUANTO ACCHIAPPA IL MODERNO!

 
Parliamo spesso di mercato del contemporaneo, ma che possibilità ha in Italia il settore dell'Antico e Moderno? Ce lo racconta Ilaria Dazzi, brand manager di “Mercante in fiera”

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Parma, cuore d’Emilia. Città ricca e colta che con il contemporaneo non ha mai avuto particolare dimestichezza ma che oggi, per certi versi, sta provando a invertire la tendenza. Grazie anche a una fiera diventata leader nel settore del commercio di antichità e modernariato, che porta proprio il nome di “Mercante in fiera”.
Un appuntamento biannuale (autunno e primavera) che fa arrivare qui qualcosa come mille espositori in diverse aree, dai gioielli alle auto, dal vintage all’arte antica e moderna, fino ad arrivare al Novecento. Un calderone di proposte insomma, ma anche di curiosità e riscoperte che attirano da queste parti frotte di pubblico (e non è un caso che la fiera resti aperta una decina di giorni per ogni edizione) che non solo va in cerca di affari, ma contribuisce anche alla vitalità di quel territorio che è stato ridenominato “Food Valley”, e di cui Parma è Capitale. 
Ma come vanno gli affari? Come si resiste e come si lavora con successo in questo settore? E soprattutto, come sta avvenendo l’ingresso del contemporaneo? Ne abbiamo parlato con la brand manager della kermesse, Ilaria Dazzi.
Mercante in fiera, Parma, photo credit Associazione Obiettivamente
Mercanteinfiera: come si lavora con il collezionismo italiano rispetto alle Antichità e al Moderno? Si riscontrano problemi legati ad un’IVA eccessiva, per esempio, questione più volte denunciata dagli operatori del contemporaneo? 
«Il problema del settore non è in particolare l’IVA, i temi sono molti e di differente consistenza. Avere in casa un pezzo di antiquariato o modernariato è un’opportunità a cui, sulla base del reddito e dell’età, si cerca ancora di non rinunciare. Le tendenze del mercato variano di Paese in Paese e risentono delle necessità legate agli spazi e al cambiamento dei gusti e delle mode. Il collezionismo quindi supera i limiti e le difficoltà di natura economica e burocratica perché è guidato da una forte passione e motivazione: forse anche per questo resiste anche agli ostacoli non solo burocratici».
Come si organizza un evento come “Mercanteinfiera” e quanto tempo richiede la preparazione?
«Mercanteinfiera vanta due edizioni annuali, e mentre il contatto con l’espositore si ripropone in maniera più approfondita a circa tre-quattro mesi dall’evento, l’aspetto legato alla comunicazione, alla preparazione dei progetti, alla definizione dei rapporti con l’estero, richiede mesi di preparazione. È difficile spiegare come si organizza: lo staff è suddiviso per competenze ma ci aiutiamo reciprocamente. Da un lato è fondamentale l’approccio con gli espositori e il monitoraggio delle tendenze e del mercato, dall’altro è fondamentale un lavoro di costante approfondimento e cura della comunicazione e dei rapporti con i nostri interlocutori. Solitamente dico che Mercanteinfiera è un giardino e che l’approccio che occorre adottare con questo evento è fatto di tempi, di attese, di potature ma anche e soprattutto di una grande attività di semina».
Mercante in fiera, Parma, photo credit Associazione Obiettivamente, particolare
Cosa si aspettano i galleristi, e cosa mettete a disposizione? 
«Gli operatori si aspettano grandi opportunità di acquisto, informazioni chiare ed efficaci, e la possibilità di entrare in contatto con chi fa il loro stesso lavoro, permettendo così la crescita del proprio business. Ma noi cerchiamo anche di fornire supporti di periti, eventi collaterali sempre nuovi e di spessore, un nutrito gruppo di nuovi buyers provenienti dall’estero, una campagna promozionale sulle singole edizioni estremamente accurata e mirata. Non solo: offriamo una collaborazione con il territorio che permette al pubblico di sperimentare anche l’area in cui si trovano, le sue tipicità e ricchezze, vivendo questa esperienza come un momento assolutamente unico, in cui l’aspetto commerciale e quello esperienziale si avvicendano».
Mercante in fiera, Parma. Photo Giulio Cassanelli
Qual è il target dei clienti della fiera di Parma, che tra l’altro ha un periodo di apertura che è praticamente il doppio rispetto ad una normale fiera? 
«Il target, in generale, è medio-alto, ma è solo un dato di massima: in questi ultimi tre anni infatti abbiamo avuto un incremento dei visitatori tra i 30 e i 45 anni. Mercante non è più solo un luogo per gli acquisti di chi è appassionato da sempre di antiquariato, ma anche di esperienze culturali, dove si possono comprare oggetti dalla dimensione semplicemente evocativa, oltre a pezzi di grandissimo valore. C’è poi un’ampia fetta di clienti affezionati che conoscono l’evento e lo frequentano con continuità e che, tendenzialmente, hanno oltre 50 anni d’età».
Che cosa spinge l’alto numero di stranieri a recarsi al Mercanteinfiera?
«Come accennavo prima l’esperienza non è solo commerciale ma anche culturale e legata al territorio, oltre alla possibilità di trovare all’interno di un solo quartiere fieristico una quantità incommensurabile di pezzi e di storie. L’estero, con cui il rapporto è cresciuto molto negli ultimi anni, vive con grande fascino le differenti possibilità che Mercanteinfiera offre. Noi cerchiamo di aumentare la popolarità del marchio ma, soprattutto, di far conoscere meglio l’organizzazione che c’è dietro questo evento, in modo da far sentire il più possibile tutelati i compratori nei loro acquisti. Qualità, leggibilità e professionalità sono i valori che guidano Mercanteinfiera».
Mercante in fiera, particolare. Photo Giulio Cassanelli
Come sta reagendo il mercato dopo la crisi degli ultimi due anni? Da ogni angolo si declama un’uscita dall’impasse, ma quali sono i numeri reali che si fanno? 
«Mi sentirei di affermare che il mercato reagisce e resiste: intendo dire che, a dispetto del fatto che Mercanteinfiera è un luogo in cui non si commerciano beni primari, sono tanti gli investitori in questa categoria e sono numerosi coloro che considerano questo un appuntamento in cui poter investire piccole o grandi somme. Noi non disponiamo dei dati di vendita dei singoli espositori che, giustamente, rimangono una questione dell’acquirente, tuttavia ci confrontiamo spesso con loro e con i visitatori. Abbiamo invece dati un poco più circostanziati sulle giornate degli operatori e sulle esportazioni dei beni verso i Paesi esteri: nell’edizione di Primavera 2015, ad esempio, abbiamo registrato nelle sole prime due giornate riservate agli addetti ai lavori più 10 per cento rispetto alla Primavera 2014, con un valore economico che si attestava sui 500mila euro».
Mercante in fiera, photo credit Associazione Obiettivamente
Tefaf, la più grande fiera d’arte antica e moderna europea, ha anche diverse “incursioni” nel contemporaneo di alto livello. Prevedete nei prossimi anni un’apertura a questo settore?
«In un certo senso lo abbiamo già fatto attraverso collaterali e collaborazioni importanti: più che seguire solamente l’arte contemporanea ci interessa avvicinarci ad altre frontiere e creare spazi in cui l’alto valore artistico possa contribuire a far crescere ulteriormente Mercanteinfiera e ad avvicinare a questo evento altre frange di pubblico. In quest’ottica rientra proprio la mostra a Palazzo Pigorini, nel cuore di Parma, dedicata a More Museum, che si è aperta il 25 settembre: “MoRE spaces. Percorsi nell’archivio del non realizzato”, un’esposizione pionieristica nel mondo artistico dell’incompiuto».

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