09 ottobre 2003

fino al 31.X.2003 Piero Gilardi – Il giardino di Dioniso Torino, Galleria Biasutti & Biasutti

 
Ci aveva abituati alle sue installazioni interattive. In cui penetrare e interagire con una natura artificiale, sensibile alle pulsazioni vitali dello spettatore. Con Il giardino di Dioniso ritorna all’Arte Povera. Direttamente ai suoi esordi…

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Ci aveva abituati alle sue installazioni interattive, ambienti complessi in cui penetrare e interagire con una natura artificiale, sensibile al nostro tocco e alle pulsazioni vitali dello spettatore. Con Il giardino di Dioniso, la nuova serie di opere presentate dalla galleria Biasutti & Biasutti di Torino, Piero Gilardi ritorna alle modalità dei suoi esordi poveristi, con una serie di tappeti natura in poliuretano espanso. Ma lo fa senza alcuna nostalgia, e senza la stanchezza tipica di una ripetizione volta a blandire il mercato, attraverso opere vecchie di quarant’anni eppure assolutamente nuove nelle modalità messe in atto e nelle problematiche sollevate.gilardi-uva-nera-e-pesche
Nei tappeti del 2003 Gilardi riprende il tema della vigna , al centro di una importante installazione del 1989, la Vigna Danzante (Inverosimile). L’uva, presente in tutte le opere in mostra, è ovviamente il dionisiaco, la vitalità della natura; ma rappresenta, insieme, la sua teatralità, che è finzione e ostensione. Già a partire dal soggetto, si ripropone dunque l’ambiguità che soggiace a tutta l’opera di Gilardi, che si muove tra ricostruzione fedele e ‘cosmesi’ esibita, etica ecologista e ‘amoralità’ della menzogna, bellezza della natura e artificialità kitsch della sua ricostruzione. La vitalità della natura, nota Bonito Oliva nel testo in catalogo, si smorza nella morbidezza della gommapiuma, atona sotto la splendida orchestrazione di colori che la ricopre, senza sangue e senza linfa. Si tratta di ambiguità presenti anche nei tappeti degli anni Sessanta; ma se allora la ricostruzione sembrava mirare a una conquista effettiva della magia della natura attraverso materiali poveri, qui Gilardi sembra intento a denunciare la vanità di questo tentativo, come dimostrano l’eccessivo splendore dei colori e la chiarezza impeccabile della ricostruzione.
gilardi-carciofiL’effetto è simile a quello prodotto dagli scenari di Mattew Barney, o dagli artificiosi ambienti di Mike Kelley e Paul McCarthy : un vero così perfettamente imitato da sembrare finto proprio in virtù della sua disturbante perfezione, di quell’indefinibile qualcosa in più che distingue la menzogna dalla verità. Si guardino Carciofi e uva, oppure il grande Uva nera e pesche, entrambi del 2003: rispetto ai tappeti natura degli anni Sessanta e Settanta, il verde è troppo verde, l’uva ha troppi riflessi, le pesche sono troppo vellutate; non ci si illude più di trovarsi di fronte a vere pietre che svelano inedite morbidezze, o a frutti che solo al tatto si rivelano finti. La finzione si dichiara impudicamente come tale, e seducendo lo spettatore gli mostra implicitamente il suo cattivo gusto di uomo del terzo millennio, educato alle lusinghe del silicone e agli artifici del post-umano.

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Piero Gilardi – Il giardino di Dioniso
Torino, Galleria Biasutti & Biasutti, Via Bonafous 7/L
orario di visita: 10.00-12.30, 15.30-19.30 (chiuso domenica e lunedì)
www.biasuttiebiasutti.com


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