31 marzo 2005

fino al 23.IV.2005 Alberto Castelli Milano, Studio Forni

 
Donne di una bellezza sublime inserite in una raffinata geometria dell’effimero. Trattate come se fossero una natura morta. Perché, spiega Alberto Castelli quello che importa è il guscio. E allora ecco una galleria di modelle, algide, distanti, impassibili…

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Donne da sogno di una bellezza sublime. Il candore della pelle diafana che fa risaltare labbra piene, sensuali. Grandi occhi sgranati che fissano lo spettatore. Nitidamente e meticolosamente Alberto Castelli, in tele di grande formato, presenta queste figure femminili soffermandosi su tutti i dettagli che avvolgono i suoi soggetti. Rende il luccichio di scarpette di vernice appuntite, la morbidezza del cachemire, l’effervescenza di piume e pellicce, i sottilissimi filamenti dei loro cappelli. Per non togliere l’attenzione dai loro visi, lo sfondo è quasi sempre monocromo, anche se solitamente di toni accesi. L’espressione del viso è di straordinaria impassibilità, è quella delle modelle della haute-couture emanando un’attrazione fatale, un richiamo sensuale algido che attira e respinge l’osservatore nello stesso momento. Persino con un’ascia in mano come in Late again honey la sensazione non è di violenza, ma sembra piuttosto la testimonial di una linea di capotti casual.
Infatti l’artista le sue immagini le prende da riviste di moda, oppure, più spesso ancora, le commissiona creando un vero e proprio set, collaborando col fotografo. Può perciò sorprendere in un primo momento l’esplicita dichiarazione di Castelli di non provare alberto castelli, tilda in red, 2003 interesse per il fashion system. Ciò che a lui importa è rendere omaggio alla bellezza femminile inserendo le sue figure in un limbo di atemporalità. Ciò che vorrebbe venisse notato nei suoi quadri sono “il viso … le architetture del corpo e il modo in cui sono inserite in una struttura geometrica.” Nella loro rarefazione e regalità ritratti come Portrait of an unknown lady possono echeggiare le dame quattrocentesche del rinascimento italiano, ma con una differenza. Castelli volutamente nega alle sue donne l’anima: “Tolgo loro l’essenza per far risaltare il guscio, l’involucro.”
Solo poche volte, solo negli ultimissimi quadri del 2005, la maschera di impassibilità si sgretola, s’insinua uno sguardo che tradisce un’emozione lieve, di stanchezza forse, come in Rosegarden o, più forte, Invisibile haze che provoca nello spettatore una sensazione di inquietudine, di sottile minaccia. E lì troviamo anche un accentuato gioco di luce e ombra che fa parte della ricerca del pittore nel “ricreare certe atmosfere della pittura fiamminga … tutti quelli artisti che hanno indagato a fondo il rapporto con la luce.”
L’ultima sintesi ce la da ancora Castelli, inserendo le sue opere in una dimensione storica: “Il bello di fare pittura è quello di potersi confrontare con il passato” dice “cercando allo stesso tempo di parlare un linguaggio attuale, contemporaneo.”

sylvia schiechtl
mostra visitata 18 marzo 2005


Alberto Castelli
Studio Forni – via Fatebenefratelli, 13 – 20121 Milano
MM Montenapoleone
Fino al 23 aprile 2005
Tel: 02/29060126
www.galleriaforni.it
Da martedì a sabato 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.30
Ingresso libero


[exibart]

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