18 maggio 2005

fino al 20.VI.2005 Orlan Milano, B&D

 
Orlan e il miracolo dell’apparizione. Ossessive defigurazioni che rimandano a culture remote e miti ancestrali. Una multiculturalità intensamente vissuta. Un corpo inteso dall’ artista come “dibattito pubblico”…

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Orlan, ovvero il miracolo dell’apparizione. L’artista francese, dopo un periodo di parziale oblìo, è riapparsa a Milano con una mostra conturbante, sempre fedele alla sua poetica. La grande dame (Saint-Etienne, 1947; vive tra Parigi e New York) della provocazione usa infatti ancora una volta il proprio corpo. Come ha sempre fatto, fin dagli esordi, nei tardi anni Sessanta, quando proponeva una nudità trasgressiva; passando poi attraverso un’invasione corporea vera e propria, fino alle impressionanti performance di chirurgia plastica degli Anni Novanta. Dai ritratti eseguiti col suo sangue fino al proprio sudario. Oggi però gli interventi eseguiti sul corpo, e sul viso in particolare, non sono più fisici, ma digitali. Ciò nonostante, Orlan rimane ossessiva, onnipresente. Precolumbian selfhybridation n. 12 è un’enorme proiezione sul soffitto che opprime lo spettatore, perseguitato dallo sguardo ipnotico degli enormi occhi verdi. Altrettanto ossessiva la moltiplicazione dei ritratti dell’artista sulle pareti della galleria, dove campeggiano sempre nuove “defigurazioni e prefigurazioni”. Il visitatore viene trascinato da Orlan, spinto a passare attraverso il suo corpo (una tenda con la proiezione della sua immagine), invitato a specchiarsi in lei (nel libro-opera a cura di Francesca Alfano Miglietti).
Una serie di interventi stravolgono la sua immagine. Tra deformazione cubista (Precolombian selfhybridation n. 4) e pietrificazione parziale (Precolumbian selfhybridation n. 2): il viso si fa intarsiato di grafemi, di protuberanze, di aloni. Miracolo –dal latino ‘mirari’, guardare con stupore- inquietante, sciamana terrificante, apparizione dominante.
L’immaginario dell’artista francese è riconducibile anche alla sua passione per la storia dell’arte delle culture extraeuropee, ai suoi viaggi in Messico e in Africa (riferimenti presenti anche nei titoli, come African selfhybridation: half-white half-back mbangu mask with face of euro-Saint Etienne woman in rollers). Una profonda rielaborazione di culture remote, di miti ancestrali, un’immedesimazione totale, una multiculturalità vissuta sulla propria pelle. Nel vero senso della parola.

sylvia schiechtl
mostra visitata il 10 maggio 2005


Orlan – B&D Studio Contemporaneo – Via Pietro Calvi 18/1 (porta venezia) – 20129 Milano – Da martedì a sabato 10.30 – 13.00 e 14.00 – 19.30 – Catalogo: libro-opera a cura di FAM – Tel 02/54122563 – www.bnd.it

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