24 novembre 2010

fino al 11.XII.2010 Andrea Aquilanti Milano, Rossana Ciocca

 
Cortine impalpabili. Ombre, luci, cinema e segno. Una personale dove videoproiezioni e spazi vuoti sostituiscono la monotona, seriale e (spesso) obbligata formalizzazione dell'opera d'arte...

di

La sera
dell’8 ottobre, a Roma, in Campo de’ Fiori, nei pressi di via Giulia, The Gallery Apart era circondata da
una piccola folla, riunita attorno all’ingresso senza confusione. L’atmosfera
era densa e soffusa, tanto all’esterno quanto all’interno. Era la medesima sera
in cui anche altre gallerie nei dintorni davano il via alla stagione espositiva
(tra gli altri, Nicola Furini, Monitor, 1/9 e LipanjePuntin). Così, mentre a
qualche centinaia di metri un cactus facevano l’hula-hoop e un artista se ne stava
in cucina, Andrea Aquilanti (Roma, 1960) teneva la sua piccola folla
incantata. Rapita da fantasmagorie riflettenti. Lanterne magico-digitali che
proiettavano sulle pareti interni di
cottage dal sapore inglese (carte da parati, i fiori, il grande ventaglio, la tavola imbandita).
Memorie piane, apposizioni, ricordi e (forse) fantasmi che davano vita al
progetto Galleria d’arte.

Solo una
settimana prima, a Milano, Aquilanti aveva inaugurato un’altra sua personale dal
titolo La stanza. Tra reale e sue trasposizioni, tra vuoti del vissuto e
ombre del presente, l’allestimento meneghino scorreva sulle pareti come un
presagio. Composto da profili di gente scura e sagome di arredi d’altri tempi,
lo Specchio
(specchio
opaco e privo di riflessi) faceva scorrere sulla sua superficie un teatro di
profili e apparizioni, tracce di storie senza connotazione. Durante il percorso
della mostra, le stanze cominciavano a diventare contenuto e contenitore della
medesima storia preannunciata dallo Specchio. Inscritta in forme bidimensionali,
pareti parlanti, oggetti a scomparsa e spazi senza contorni, la luce fioca
traduceva la scena del fittizio in un teatro di aloni dalla consistenza
lontana.

In questa
personale, Aquilanti compone visioni come illusioni, architettando con coreografica
abilità strutture cinematiche e segni immaginati. Ogni frammento narrativo,
apposto al muro, fa capo a una videoproiezione che ha avuto il compito di
trasmettere o, meglio, imprimere tra luci e ombre gli idoli delle cose
come solitamente appaiono (eidola e grotta nella Repubblica di
Platone).

La
Stanza
, articolata su tre proiezioni, fulcro dell’intera mostra, amplia
così la capacità percettiva dello spettatore che, camminando attraverso i veli
del mondo, passa davanti alle sorgenti video diventando fantasma visibile di
quel che è già successo o avrebbe potuto accadere. A ogni passaggio del
visitatore, l’immagine delle cose sembra svanire, svelando così la fragilità
dello spazio reale, intersezione plasmata dalla natura illusoria dell’immagine
e dalla permanenza concreta degli oggetti, portando a convergere le tre
categorie temporali con l’unicità immanente della visione.

Tra luce
e magia, a Milano ha riservato alla tecnologia una traslitterazione concettuale
della materia che, imprigionata dai tendaggi della memoria, finge (dal
latino ‘fingere’,
propriamente ‘foggiare’) la
storia e aderisce al centro dell’arte.

articoli correlati

Alla
NotGallery di Napoli

A
Venezia da Traghetto

A
Prato allo Spazio Razmataz

ginevra bria

mostra visitata il 30 settembre
2010


dal 30
settembre all’undici dicembre 2010

Andrea
Aquilanti – La stanza

Ciocca Arte Contemporanea

Via Lecco, 15 (zona Porta Venezia) – 20124 Milano

Orario: da martedì a sabato ore 14-19.30

Ingresso libero

Info: tel. +39 0229530826; fax +39 0220421206; gallery@rossanaciocca.it; www.rossanaciocca.it

[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui