05 maggio 2015

Fino al 10.V.2015 Grand Domestic Revolution GOES ON Careof/Fabbrica del Vapore, Milano

 

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Entrando da Careof, alla Fabbrica del Vapore, in quell’esperimento sulla vita collettiva e il dialogo tra azioni private che diventano pubbliche, il lavoro in comune e il coabitare che prende il titolo di “Grand Domestic Revolution”, sarete colpiti immediatamente dall’imponenza di una grande libreria centrale, quadrata, a cui potrete avere libero accesso. Già, perché uno dei progetti di “Grand Domestic Revolution GOES ON”, la mostra-iniziativa-happening itinerante iniziata nel 2009 grazie all’olandese (Utrecht based) Casco – Office for Art, Design and Theory, è quello di rendere disponibile al pubblico il “substrato” culturale che ha reso possibile tutta questa lunga indagine. Sono oltre duecento i volumi tra cataloghi, testi e saggi, che hanno permesso la nascita e lo sviluppo di queste esposizioni nomadi. In questo caso, visto che si tratta di condivisioni, ci si è messo di mezzo anche DOCVA, l’archivio di Careof e Viafarini, che dal piano superiore ha prestato la struttura metallica che fa da Cattedrale ad un sapere che comprende anche le pratiche tanto care al Situazionismo, forse l’ultima avanguardia italiana, e sicuramente una delle più internazionali.
E in mostra? Nello spazio, sviluppato seguendo la piantina dell’appartamento di Utrecht nel quale è nato il progetto, per questa tappa milanese si è aggiunta per esempio la parte dedicata alle Attrezzature Urbane per la collettività di Ugo La Pietra, forse uno dei primi esempi di rottura tra la barriera dello spazio pubblico e la sfera privata dell’abitare, resa celebre da quello che oggi potrebbe quasi sembrare un claim ma che, a tutti gli effetti, è un messaggio anche politico: “Abitare è essere ovunque a casa propria”. 
Grand Domestic Revolution, vista della mostra
E poi Ludovica Carbotta, intorno da oggetti ideati per l’isolamento individuale; l’incontro di Adelita Husny-Bey e Park McArthur durante una doccia nella quale il corpo non è “neutrale” ma aiutato da sedie mediche, sorretto, in uno scambio dall’estetica funzionalista che irrompe in una dimensione intima, spesso di dolore. 
Di grande impatto, non solo per la sua installazione ma specialmente per il suo messaggio che passa per i dolci colori del miele, l’intervento di Doris Denekamp e Jimini Hignett, If bees are few…del 2015. In residenza a Milano, le due artiste hanno realizzato una sorta di mappa urbana grazie all’aiuto delle api e del miele che viene prodotto addirittura in alcuni punti all’interno dell’area urbana. Una topografia non solo del gusto, ma anche delle condizioni di “lavoro” dei piccoli insetti sociali, in costante decrescita per l’inquinamento generato dalle stesse attività agricole, ma che hanno a Milano e nella sua cintura urbana ancora un territorio fertile possibile dove poter produrre. 
Ma non c’è solamente un’idea di comunità “ideale”, passateci il termine, dove nonostante le condizioni non sempre ottimali si resiste: il film del 1985 in bianco e nero di Helke Sander, Aus berichten der wach – Und patrouillendienste, narra di una storia vera, ossia di una madre che sale su una gru insieme ai suoi due figli e che minaccia di buttarsi nel vuoto se entro la fine della giornata non sarà aiutata a trovare un appartamento a un prezzo ragionevole. Un girato dall’estetica cruda, che porta molto più indietro della metà degli anni ’80 a livello estetico, e che riflette sull’urgenza sociale del diritto alla casa.
Una mostra per riflettere sulla tensione come animale “sociale” dell’uomo, sulla necessità di riprendersi uno spazio urbano che possa essere anche soglia per una nuova modalità di esistenza e, laddove non é possibile il lavoro comunitario, che insegna strategie per abbracciare un territorio, forse anche ostile, ma pur sempre con una serie di potenzialità in essere. Da cogliere e condividere. 
Matteo Bergamini
mostra visitata il 29 aprile 2015
Dal 5 marzo al 10 maggio 2015
Grand Domestic Revolution
Careof
via Procaccini 4, Milano 
Info: tel. 023315800, www.careof.org 

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