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Negli ambienti minimali della Casa-museo Parravicini, dopo l’indimenticabile mostra di Leoncillo e Fontana a confronto, va in scena una ricognizione dinamica sull’identità ambivalente della pittura contemporanea. Questo il tema scelto per la mostra “Fasi Lunari”, che comprende 23 opere realizzate da Albert Oehlen (1954), condivisa con sei giovani artisti suoi ex alunni: Peppi Bottrop (1986), Andreas Breunig (1983), Max Frintrop (1982), Fabian Ginsberg (1983), Yuji Nagai (1978) e David Ostrowski (1981), curata da Francesco Stocchi con Albert Oehlen stesso.
Il progetto, ideato ad hoc per la Fondazione, propone un excursus pittorico impostato come un racconto, e nasce da un intenso scambio creativo tra il maestro Oehlen e i sui discepoli a Kunstakademie di Dusseldorf, dove l’artista ha insegnato dal 2000 al 2009. È la prima volta che la Fondazione, dopo due mostre dedicate a protagonisti storici del Novecento nel 2015, apre le porte ai giovani talenti, e questo è già un buon segno di circolazione di idee e di disponibilità al rinnovamento. “Fasi Lunari” è una mostra che richiede tempo e le opere bisogna guardarle da diversi punti di vista, muovendosi nello spazio perché a parte la messa in scena del rapporto non sempre idilliaco a maestro e discepoli, con dipinti in cui si riconosce un segno, un gesto pittorico che gravita intorno a una rielaborazione aggiornata dell’informale, in bilico tra astrazione geometrica, attitudine materica e lirica, piuttosto è interessante osservare una interpretazione critica dello spazio espositivo.
La Casa-Museo non è soltanto un contenitore di narrazioni possibili più o meno evocative tra il vecchio e il nuovo, ma diventa un dispositivo sinestetico per solleticare negli spettatori punti di vista trasversali. Ma veniamo al dunque, la mostra si snoda su due piani della fondazione, al piano terra, nelle prima sala fate attenzione a Baum 4 (2016) di Albert Oehlen che “dialoga” con David Ostrowski, e i ripensamenti sulla pittura iniziano qui con l’installazione sonora F (Love, Sex and War). Nella seconda sala cinque grandi opere di altrettanti autori, mettono a subbuglio lo spazio e creano effetti illusionistici davvero interessanti. La narrazione di scambi e compenetrazioni tra attitudini espressive della pittura in relazione allo spazio, continua e sorprende di più al secondo piano; occhio all’eleganza “aerea” della settima sala zen, consacrata all’estetica fluttuante giapponese, dove incantano cinque grandi deflagrazioni floreali lievi come la neve di Yuji Nagai. La sesta sala è la migliore, pervasa da una giocosa e allo stesso tempo rigorosa vena istallativa, in cui spicca il gesto nervoso di Peppi Bottrop che, messo a confronto con due grandi lavori a muro FM 58 (2011) di Albert Oehlen e Amon Duul (2016) di Max Frintrop, aprone una riflessione cognitiva sugli indici visivi, tattili, gestuali, segnici della pittura a-formale, in cui la variabile poetica del colore e dei materiali è sempre emotiva e soggettiva.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 26 novembre
Dal 27 ottobre al 4 febbraio 2017
Fasi Lunari
Fondazione Carriero
Via Cino del Duca 4, Milano
Orari: Aperto tutti i giorni dalle 11.00 alle 18.00, su appuntamento.
Sabato accesso libero dalle 11.00 alle 18.00.
Info: info@fondazionecarriero.org