25 settembre 2002

fino al 19.X.2002 Micha Klein – Icons, Idols and Fetishes Milano, B&D Studio Contemporanea

 
Ad una anno e mezzo dalla sua prima personale italiana, Micha Klein torna per presentare i suoi nuovi lavori presso B&D Studio Contemporanea, galleria milanese particolarmente attenta alle nuove tecniche e ai nuovi media. Qui di seguito due contributi critici…

di

Le visioni dell’iridato artista olandese si confrontano quest’anno con due diversi artifici tecnici e, in un caso, affiancano ad una possibile rappresentazione dell’inconscio sognante una nuova lettura, di ritorno ad un’emersione della dimensione ancestrale, totemica, tribale, ed erotica dell’io.
Micha Klein, notissimo rappresentante del movimento vj di area dutch, che dopo l’88 introdusse le VideoDrugs nei rave party e, sulle scene internazionali, fu vincitore per due anni consecutivi del LSDA (Lucky Strike Dance Awards) e per tre del Gouden Kabouter Awards come best vj, è un fotoshop-maker di un immaginario musicale ai confini tra techno e house e di un illusorio Micha Klein - Three-Women-Iconvisivo di tipo sintetico. Già noto al pubblico della B&D con Stardust Among Elves e Raibow Children, quest’anno, accanto ad una produzione che si avvale di una tecnica già sperimentata, le fotorielaborazioni, utilizza un altro artificio. Pur continuando a lavorare con l’ausilio del computer, utilizza un programma diverso che gira in RTP (Rapid Proto Typing) e permette di dare corpo scultoreo ad oggetti pensati e precedentemente elaborati. Si tratta, recita la descrizione di un’azienda specializzata, di un software for complex freeformed geometry (software per una geometria complessa formato libero). L’artista prende alcuni oggetti che fanno parte degli sfondi di una delle nuove fotoserie presenti in mostra, Icons, Idols and Fetishes, e li porta fuori dall’ambiente bidimensionale. Il feticcio di Woman and Fetish, gli idoli di Woman and Idol, trovano un’altra collocazione spaziale; i tetraedri fotografati non cambiano le loro dimensioni ma la percezione che se ne ha; aumentando, a quanto appare, la concrezione di quantità materica cambia la loro capacità di essere visti, toccati, percepiti, in un certo ambiente. Si direbbe che Klein, a fronte di una ricerca verso una sempre maggiore amplificazione conoscitiva di un certo tipo di realtà sognate (virtual reality), interiormente immersive, fantasticanti, temporalmente cicliche, qui guardi anche ad una loro estensione parallela, verso un ambito quotidiano, casalingo e rituale, ispessito e determinato dal passare del tempo e dalla pesantezza della materia. Di segno in continuità ideale con precedenti lavori, l’altra sequenza esposta, Artificial Beauty, presenta bellissimi volti di modelle su campi coloratissimi e, come nei rispettivi quasi omonimi Artificial Beauties del ’97-’98, connota il concetto di bellezza con la nozione di artificiale, restituendo alla nozione di attrattiva un sapore tècno. Tècno-, primo elemento di parole composte Micha Klein - Woman And Idol (in cui può indicare arte, capacità tecnica e relazione con la tecnica), diventa quindi cifra di un sentire contemporaneo informatizzato, dove la bellezza è artefatto transitorio, fluido, sempre ricostruibile e ripensabile. Particolarmente significativo sotto questo profilo un confronto tra questa versione fotografica e quella realizzata per il vjing chiamata Artificial Beauty Seduction mix dove, grazie al movimento di metamorfosi delle immagini, la bellezza attraversa continui interventi di ricreazione immaginativa, sospesa al limite tra realtà e sogno, natura e dissoluzione.

tullio pacifici
mostra visitata il 18 settembre 2002
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Dopo le fantastiche escursioni in templi e foreste incantate popolate da personaggi ibridi tra il mitologico e il virtuale, le ec-statiche visioni di Micha cambiano location ma non atmosfera: i nuovi lavori fotografici ci portano in altri paradisi altrettanto artificiali, isole lussureggianti e languidi tramonti, in cui splendide modelle in atteggiamenti ieratici o scabrosi posano tra vegetazione sintetica, architetture precolombiane e idoli di pietra, ispirati alla statuaria tradizionale indigena. Il senso psicotropo sempre presente in Klein però non si esoticizza, non si mescalinizza, non è il fascino sciamanico ad infondere trasporto in queste nuove rappresentazioni, ma la stessa elegante, serena, elettrica allucinazione collettiva delle lunghe notti nei clubs delle capitali del Vecchio Continente: Micha è europeo quanto lo è la Love Parade, e un set differente ci fa solo “spostare senza muoverci ”.
Le nuove bellezze artificiali stavolta ritratte (o meglio, ri-costruite e ri-progettate) a figura intera, campeggiano bidimensionali in uno spazio costruito su piani diversi, capaci di rendere una forte illusione di profondità, tuttavia non riescono ad avvicinare chi le guarda: nonostante la loro esagerata perfezione sono prive di comunicabilità e complicità, come a mantenere la distanza tra il loro paradiso e la nostra realtà. Sono icone, “icons”, simboli di una bellezza agognata e illusoria, simulacri di una perfezione non attuabile. Accanto a loro, in contrappunto e armonia, gli idoli. Ammiccanti e beffardi, maschili e sinistri, elemento scenografico e richiamo simbolico, sembrano tanto diversi dalle modelle quanto invece ne sono vicini: icone e idoli, entrambi sono feticci, “fetishes”, oggetti dalla funzione simbolica, sostituti tecnici della meta sessuale o spirituale di chi li venera.
La serie “Icons, Idols and fetishes” non si esaurisce in questi nuovi quattro “dipinti digitali”: da essi prendono forma piccole sculture in resina sintetica che danno peso e spessore agli idoli. Realizzate in RTP (Rapid Proto Typing), un nuovo programma che permette di Micha Klein - Woman And Fetish concretizzare in forme plastiche disegni bidimensionali, sono opere con superfici lisce e tondeggianti che si allontanano dal tipo di lavoro per cui conosciamo questo artista. La maggiore novità della mostra è proprio questa: tramite una tecnologia avanzata, Klein, da sempre abitante dell’immateriale, ha voluto concedersi una incursione nello spazio fisico, reificando le sue creazioni fantastiche in una dimensione tangibile e affatto virtuale. Certamente non è casuale la scelta dei soggetti da “incarnare”, da far uscire dai suoi limbi e finalmente attualizzare. Paradossalmente gli idoli, immagini di esseri spirituali, si realizzano nel passaggio da un mondo pensato, perfetto, a un mondo concreto, perfettibile, mentre le splendide icone di bellezza, archetipi di corpi reali, rimangono là, confinate nei desideri di chi le contempla.
Completano la mostra sei nuovi pannelli che continuano la serie Artificial Beauty: ancora una volta la tecnica del morphing, fusione di lineamenti diversi, ha regalato ai nostri sogni belle senz’anima, ancora una volta ne rimaniamo colpiti e raggelati, ancora una volta più inquietati che sedotti.

valeria carnevali

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Icons, Idols and Fetishes. Micha Klein
fino al 19/10/2001
B&D Studio Contemporanea, via Calvi 18, Milano.
Tel. ++39 02/54122563; fax ++39 02/54122524, e-mail: bnd@bnd.it
Orari: martedì – sabato: 10:00 – 19:30; ingresso libero


[exibart]

2 Commenti

  1. Scusate se mi permetto…non vorrete mica far passare per arte queste immagini che definirei piuttosto adatte ad un mensile noto!
    Se il corpo femminile deve essere esibito e si vuol parlare d’arte allora guardiamo le immagini di Nobuyoshi Araki (vedi exibart nella home di oggi). A parte la sperimentazione, il mezzo utilizzato, queste immagini sono volgarotte, in esse non trovo nulla di onirico. L’esotismo è dato dai fiori, dai colori? bella scoperta. Forse esprimono l’immaginario erotico di Klein…è fantasioso…forse l’idolo tanto amato è lui? Non volevo essere bigotta, ma se arte e nudo dev’essere allora facciamo delle scelte di gusto!

  2. Massì, tutto è arte. Spacciamo tutto per creatività… tanto chi ci capisce niente? Accettiamo per vero e assoluto quello che ci viene detto, quello che leggiamo… la capacità di critica si è dissolta col buon gusto, inutile negarlo.
    Vergogna!

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