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Ventuno fotografie tratte dalla serie Incipit e Blank (dal 2011 al 2015) che caratterizzano la ricerca artistica di Luca Gilli (1965) esposte al Museo Diocesano di Milano invitano lo spettatore al distacco critico dalla ragione, dal reale e richiedono tempo di riflessione, silenzio e una meditazione sulla bulimia del consumo dell’immaginario: un’ossessione del nostro tempo. Gilli con la mostra intitolata non a caso Di/Stanze a cura di Matteo Bergamini investiga attraverso immagini spaesanti le gradazioni o sfumature dell’orizzonte. Le sue sono di immagini-soglia in bilico tra visibile e invisibile, figurazione e astrazione, rappresentazione e rivelazione di sipari simbolici capaci di configurare uno spazio estetico-contemplativo e sono il risultato di un processo di valorizzazione del bianco, del non colore, indice dello spazio atemporale e per estensione del vuoto nel senso filosofico come sinonimo di neutralità, purezza ed eternità. Le sue allusioni di irrealtà risolte in campiture di bianco sfumate di grigio chiaro non ritraggono nulla in particolare e negano ciò che forse vorremmo vedere come skyline di città, luoghi in cui si annulla la barriera tra ambienti interni ed esterni, dove qua e là appaiono dettagli del reale, come telecamere, canaline elettriche , tracce di lapis lasciate dal muratore di future bocchette d’areazione, cavi elettrici, segni impercettibili incastonati nel muro, come frammenti poetici che suggeriscono percorsi surreali, dentro “architetture” immaginarie della visione.
Luca Gilli, Blank #8258, 2011, Courtesy Paola Sosio Contemporary Art
Luca Gilli “fotografa” spazi dell’astrazione con attitudine pittorica, gioca consapevolmente sull’ambivalenza tra mezzo meccanico e contenuto sacrale, valorizzando il chiaroscuro e la contrapposizione di squarci di luce e ombra, utilizzati come presupposti formali e prospettici nelle sue immagini astratto geometriche in cui appaiono dimensioni fluide, indefinibili al di là del vero e del falso. Sono fotografie di spazi-soglia, aree del ripensamento critico del presente dominato dalla dittatura dell’immagine, impantanate nel caos mediatico sospese tra reale e finzione, il risultato di un processo di smaterializzazione formale e dissolvenza cromatica, che operano sul senso di ciò che definiamo “universo simbolico” e ruotano introno al concetto della distanza da chi, da che cosa e perché è tutto da immaginare.
La sua ascetica e rigorosa ricerca di dissoluzione compositiva dello spazio, in cui l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine nell’arte come nella filosofia e nell’ambito del sacro si corrispondono, si rivela nelle opere esposte al Museo Diocesano a Milano, luogo adatto dove meditare sul valore silente contemplativo dell’arte, in cui l’assenza di per sé è già presenza dell’invisibile, attraverso immagini ipnotiche, vibranti anche se non illuminate adeguatamente, peccato!.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visitata l’8 febbraio 2018
Dal 9 febbraio all’8 aprile 2018
Luca Gilli Di/Stanze
Museo Diocesano Carlo Maria Martini,
Chiostri di Sant’Eustorgio, Piazza Sant’Eustorgio
Orari: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00
Info: www.chiostrisanteustorgio.it