16 luglio 2009

fino al 15.IX.2009 Hernan Bas Venezia, Il Capricorno

 
Terza personale veneziana per Bas, che rinnova la linea neoromantica dell'arte americana. Una linea che ha contribuito al fronte di resistenza della pittura a cavallo del nuovo secolo. Quando in molti la davano per spacciata...

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Hernan Bas (Miami, 1978) ha oggi maturato l’esperienza che gli ha consentito di esplorare non solo la tela di grandi dimensioni, uscendo dal modello di una figurazione intima e privata, ma addirittura altri media, per cercare di spingersi oltre il tipico dandismo gotico che gli è assegnato. Nel contempo, lo stile si è fatto più istintivo e gestuale, proiettato verso inedite forme di astrazione.
Reduce dall’importante mostra al Brooklyn Museum curata da Mark Coetzee, Bas arriva in Laguna circondato da molte luci e qualche ombra: proprio la mostra newyorkese infatti ha spinto Ken Johnson, sulle pagine del “New York Times”, a lanciarsi in un’autentica invettiva contro l’artista, giudicandolo poco originale e immaturo, criticandone la deriva verso dimensioni più ampie e altri media, infine sostenendo che il riconoscimento ottenuto dall’artista sarebbe nient’altro che una regalia fatta dal museo di Brooklyn ai potenti collezionisti di Miami Don e Mera Rubell, proprietari di una larga parte della produzione di Bas, in tempi di ristrettezza economica.
La mostra alla Galleria Il Capricorno dimostra che tali giudizi sono tutto sommato esagerati e ingenerosi. Bas è un buon artista e ottimo pittore con ampi margini di crescita, e non gli si può certo imputare la “colpa” di esser finito in una delle maggiori collezioni d’America, a fianco dei più grandi nomi del dopoguerra.
Semmai è la politica gestionale delle pubbliche collezioni americane che dovrebbe cominciare a considerare le falle di un sistema ormai secolare su cui ha costruito una leadership culturale mondiale, Hernan Bas - He built them so they would come - 2009 - acrilico su lino montanto su pannello - cm 127x101,6ma che è anche responsabile di distorsioni, come la scalata portata dal megacollector Eli Broad ai danni dei musei di Los Angeles (Lacma e Moca).
Quanto poi al supposto anacronismo della ricerca di Bas, è facile accorgersi che una tendenza retrospettiva nella pittura è nel Dna della figurazione contemporanea, che proprio facendo leva su posizioni di debolezza ha promosso il suo riscatto. Basterebbero i vari Currin, Doig, Brown o Daniel Richter a dimostrarlo. Inoltre, uscendo dalla pittura in senso stretto, si potrebbe anche considerare che l’estetica post-produzionista ha tratto addirittura un linguaggio dalla rielaborazione e contaminazione di materiali culturali del passato più o meno recente.
Oggi gli scenari di Hernan Bas non sono più i ben noti boschi notturni o paesaggi esotici e lussureggianti ma, come appare nella personale veneziana, si sono sintetizzati in una dimensione più onirica. Paiono grotte irte di prismi e minerali colorati, che riflettono lame di luce azzurrognola, antri rocciosi, impervi e misteriosi. I suoi personaggi sono perduti in viaggi solitari e fantastici che ricordano le utopie di Jules Verne, ma che sono soprattutto discese nell’inconscio, alla ricerca di sé.
Un’esplorazione della mente che diventa soverchiante al cospetto dell’abisso della psiche. Paure e angosce che si annidano nel sublime.

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alfredo sigolo
mostra visitata il 2 giugno 2009


dal 2 giugno al 15 settembre 2009
Hernan Bas – In the world of make me believe
Galleria Il Capricorno
San Marco 1994 (zona Fenice) – 30124 Venezia
Orario: da lunedì a sabato ore 18.30-20.15
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0415206920; galleriailcapricorno@gmail.com

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