26 gennaio 2011

fino al 5.II.2011 Fabio Sandri Verona, Artericambi

 
Autoritratti e registrazioni della luce. Le immagini rompono le regole visive del contesto culturale e sociale. Per registrare la testimonianza vissuta dal corpo nel divenire dei processi fotografici...

di

Artista o fotografo? Fabio
Sandri
(Valdagno, Vicenza, 1964; vive a Brogliano, Vicenza) si definisce
scultore e produce immagini che difficilmente possiamo incontrare nel mare
iconografico in cui l’individuo contemporaneo si muove e vive. La galleria in
cui è ospite si è adeguata alla proposta, anzi essa stessa fa parte
dell’installazione di tre suoi nuovi lavori, Garage, Ingombrocavo 1, Ingombrocavo 2.

Molte sono le caratteristiche legate a queste immagini;
una su tutte è la loro tipologia, quella di non essere immagini destinate alla
durata, o perlomeno non tutte. La maggior parte svaniscono col passare del
tempo. Il loro destino, una volta nate, è di continuare a subire la metamorfosi
dello spazio e della luce in cui sono prodotte e poi depositate.

La mostra propone anche immagini che lo spettatore guarda
e osserva; uno spettatore che è testimone visivo della produzione dell’immagine
stessa. La vede nel suo apparire/divenire, nello spazio in cui concorrono il
tempo e la luce. Per ottenere questo effetto, Sandri usufruisce di alcuni
dispositivi che, con uno scarto temporale, rimandano alle invenzioni tecniche
del pre-cinema e delle fasi sperimentali della fotografia.

La regressione tecnologica di Sandri è finalizzata alla
produzione di un’immagine che è vissuta e fermata dalla visione oculare, ma è
inedita e anela al futuro più innovativo della fotografia contemporanea. Se
prendiamo Ingombrocavo 1 e 2 ci troviamo davanti a una pila di
cartoni sulla cui superficie è sovrapposta una carta fotografica emulsionata
che, presa e inserita in una sorta di dispositivo – sempre di cartone e che
ricorda un cinema in miniatura – viene esposta alla fonte di luce dello spazio
in cui si trova. Il dispositivo registra la mutazione della luce, restituendo
una forma sulla carta viva. Il processo può durare 24 ore e registra la
metamorfosi ambientale delle fonti luminosi diffuse.

Il passaggio dal giorno alla notte è lentamente assorbito
sulla carta fotosensibile. Finito il processo si può prendere un altro
pannello, lo si inserisce nel dispositivo, e ricomincia un’altra gestazione che
genera una nuova immagine, completamente diversa dalla precedente, perché è il
caso ambientale e la sua condizione luminosa che la trasforma.

Un’altra installazione, Garage, ancora concepita per la produzione d’immagini, è
organizzata in maniera diversa. Un box in metallo, simile a quei depositi che
vengono utilizzati nell’edilizia, contiene un videoproiettore che reinvia su un
grande foglio di carta fotosensibile l’immagine ripresa da una videocamera. In
questo senso si può parlare di performance, perché colui che sta sulla soglia
del box deve rimanere immobile per una ventina di minuti almeno: è il tempo
necessario affinché l’immagine ripresa si concretizzi sul foglio appeso
all’altro lato del box.

La trasmissione dell’immagine registrata, in tempo reale,
preleva dalla forma materiale quella che sarà non l’immagine che riproduce
oggettivamente il corpo, ma un’impressione
di corpo.

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mostra visitata il 18 dicembre 2010


dal 18 dicembre
2010 al 5 febbraio 2011

Fabio Sandri –
Trasporto

a cura di Elio
Grazioli

Galleria
Artericambi

Via Cesari, 10
(zona Porta Vescovo) – 37131 Verona

Orario: da martedì
a venerdì ore 10-13 e 15-19; sabato e domenica su appuntamento

Ingresso libero

Info: tel./fax +39
0458403684; artericambi@gmail.com; www.artericambi.org

[exibart]

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