05 maggio 2017

Marco Gastini. Il respiro della pittura. Opere 1980-1990 Galleria dello Scudo, Verona

 

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Gli anni Ottanta sono per Marco Gastini gli anni della riscoperta del sentimento della pittura. Dopo due decenni di rigorosa e attentamente calibrata ricerca sugli equilibri minimi tra segno e azzeramento cromatico – che hanno fatto di lui uno dei pionieri di Pittura analitica – cambia radicalmente rotta fiorendo in un’onnivora e instancabile sperimentazione sul colore e sui materiali extrapittorici. 
“Mi capita di sorprendermi pensando a quanti materiali ho usato: penso che siano sempre stati necessari in quell’unico e preciso momento con la loro energia interna. Il materiale, per poter partecipare all’arte, deve diventare materia; la pittura è una e i materiali possono essere molti. Questi, siano carboni, metalli, vetri, legni, pietre, sono posti sul supporto perché siano insieme e dentro e fuori la pittura, insieme e contemporaneamente, tra spazio e tempo, creando un’atmosfera di grande intensità all’interno del quadro, in cui galleggiano e si muovono con un’ulteriore e continua significanza” (Gastini).
La Galleria dello Scudo propone – fino al 30 aprile – una rassegna dedicata proprio a questo sorprendente decennio della produzione dell’artista torinese: un viaggio nelle paste cromatiche intense, nei crudi segni a carboncino, tra le carrube e i plexiglass, i legni consunti e i cangiantismi di madreperla alla scoperta del fertile e radicale cambiamento di registro che ha fatto di Gastini un artista noto a livello internazionale nonché un tassello imprescindibile della storia dell’arte contemporanea italiana. 
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Attraverso una selezione delle più significative opere del periodo, che richiamano alla mente importanti partecipazioni e occasioni espositive come la Biennale di Venezia del ’82, la personale al PAC di Milano del ’84, gli allestimenti al Centre Albert Borschette di Bruxelles tra il ’90 e il ’91 – senza tralasciare le presenze a Torino, Weimer, Göppingen, Monaco di Baviera, Modena, Oslo, New York, Toronto – è possibile riscoprire quel respiro della pittura che Gastini è andato ricercando e infondendo in ogni sua realizzazione, con un recupero della pittura di sapore informale (sia per l’intensità della materia pittorica che per la valenza gestuale del segno) coniugato però a una riscoperta della natura e dei materiali che non può non far pensare a certa Arte Povera, con particolare riferimento agli amici Gilberto Zorio e Pino Spagnulo. 
In opere come la celebre Le tensioni esistono, vengono generate e si rigenerano in pittura I, presente in mostra, l’esplosione cromatica di blu decreta nei suoi oltre tre metri di lunghezza il trionfo del pigmento, il desiderio di immersione totale nell’opera e nella pittura, la vertigine dello sguardo difronte all’incredibile profondità di una superficie così sottile e leggera. Compaiono qui come altrove le carrube, tanto care all’artista per il legame che esse intessono con la sua terra: la campagna e le colline torinesi. L’uso di materiali extrapittorici, prelevati direttamente dalla natura o dalla vita campestre, sono per Gastini un ritorno alla terra e contemporaneamente una testimonianza dello scorrere dell’esistenza: nei legni consunti, nei tozzi di carbone, nei frammenti di plexiglass ritroviamo il lavoro dei contadini, degli artigiani, della gente comune. È un’affinità emotiva quella che Gastini stabilisce con gli oggetti che seleziona e pone in dialogo con la pittura, con la materia  del dipingere. I titoli stessi testimoniano una vocazione al sentimento, alla poeticità del fare artistico. Ne sono un esempio Il profumo della rugiada (1989-’90), con la sua tenue cromia madreperlacea su sottile pergamena bianca o I segni mormorano nella conchiglia (1987) in cui il moltiplicarsi dei fogli di plexiglass fa uscire l’opera dalla bidimensionalità della parete. Come quest’ultima, tutte le opere di Gastini si estroflettono, entrano nello spazio e se ne appropriano diventando installazioni, presenze attive nell’ambiente espositivo. Basti pensare a Paravento, del 1982, pensato per campeggiare al centro della stanza ed essere fruito a 360 gradi, o alla citata Le tensioni esistono, vengono generate e si rigenerano in pittura I, che era stata progettata come forma leggera in volo a mezz’aria. 
Merito della selezione di opere e dell’allestimento è sicuramente l’aver suggerito e reso manifesto l’incredibile, instabile equilibrio che Gastini ha sempre ricercato tra leggerezza e grevità cromatica, tra ariosità e crudezza del segno, tra raffiniatezza e virilità.
La mostra, curata da Pier Giovanni Castagnoli, prelude all’uscita nel 2017 del Catalogo generale dell’opera dell’artista, edito da Skira con testi dello stesso Castagnoli, di Bruno Corà e di Valeria D’Urso. Articolata in due tomi sarà il primo e dettagliato strumento di studio del percorso di una personalità tra le più significative nel panorama dell’arte italiana negli ultimi decenni. 

Jessica Bianchera
mostra visitata il 24 aprile 

Dal 3 dicembre 2016 al 30 aprile 2017
Marco Gastini. Il respiro della pittura. Opere 1980-1990
Galleria dello Scudo 
Via Scudo di Francia 2
37121 Verona 
Orario: da lunedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30
Info: +39 045 590144
info@galleriadelloscudo.com  www.galleriadelloscudo.com

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