28 febbraio 2006

fino al 29.III.2006 Santiago Ydáñez – Ojos Roma, Lipanjepuntin

 
Il ruggito della pittura. E una tavolozza color del monitor. Torna a dare spettacolo l’angoscia, olio su tela e senza ammiccamenti. Perché gli occhi sono (tuttora) lo specchio dell’animus

di

L’occhio esiste allo stato selvaggio”, tuonava nel 1926 un giovane medico di nome André Breton. Quanto all’oggi, è proprio grazie a topoi come quello dell’occhio isolato e ravvicinato –reiteratissimo, quasi un leitmotiv del Novecento– che si potrebbero formulare nuove e fruttuose ipotesi su una qualche estetica del “secolo breve” (non hanno forse prodotto estetica Buñuel, Bataille e Kubrick?). Magari azzardando una delle grandi mostre contaminate di cui ci sarebbe bisogno.
Santiago Ydáñez (andaluso, classe ’69) dipinge scheletri di sguardi. Gli interessa lo sfacciarsi degli occhi, l’istante preciso in cui è l’abisso del vederci chiaro a trasformare un volto che guarda in uno sguardo senza volto. Il canovaccio è minimo e, com’è ovvio, la temperatura ai limiti. Eppure si è già fuori, in qualche modo, da certa retorica post-human del livido e del colpo ferire; si è già oltre quell’impasse in cui lo choc, in primis quando si parla del corpo quale territorio di conquista & di “tortures volontaires”, si è fatto –tristemente– cliché.
Qui ci si dirige sì dalle parti dell’“allucinazione del proprio volto visto dall’interno” (così Maurice Merleau-Ponty), però col piglio diligente di chi indaga il furor melancholicus raccontando il grido e non –parafrasando la celebre formula di Francis Bacon– ammiccando viceversa all’orrore. Chissà, forse c’entra qualcosa quel genius loci che, nei secoli, ha fatto di una visionarietà Santiago Ydáñez, Senza titolo, olio su tela, 70x70 cm, 2005 isterizzante e mai leziosa un suo (forse il suo) tratto distintivo.
Primissimi piani olio su tela, quindi. Il registro pittorico, assai sorvegliato, è di una certa ricchezza: la spatola che non dilaga e un dripping mai didascalico fanno da contraltare al nitore iperrealista di frangenti che, in corrispondenza degli occhi (e, talvolta, della bocca), configurano come ciclogenesi l’implosione nello spazio mentale. Un occhio (del ciclone) –più sol niger che oculus mundi– ch’è offuscato dalla chiarezza. Il tutto sottende apertamente un’intera epopea visiva: quella dell’homo videns fatta di still e dissolvenze. Non a caso le tele migliori e più ferree sono quelle in cui lo spleen ravvicinato viene innervato con forza dai bagliori hi-tech di una tavolozza color del monitor.

pericle guaglianone
mostra visitata il 9 febbraio 2006


Santiago Ydáñez– Ojos
Roma, LipanjePuntin , Via di Montoro 10 (00186)
Orario: da lunedì a venerdì 14-20 – Info: +39 0668307780
Fax: +39 0668216758 – Sito web: www.lipanjepuntin.com
E-mail: roma@lipuarte.com


[exibart]

11 Commenti

  1. L’artista è bravissimo!
    Chi ha recensito questa mostra meno!!
    Non ci ho capito niente. Basta con questi articoli così astrusi…..bstarebbe così poco per rendere l’arte contemporanea accessibile.

  2. La penso più o meno come Kapo, troppe frasi ad effetto, troppe espressioni “dotte” che non significano un gran ché o che era possibile rendere con un linguaggio più “piano” e meno, inutilmente, iperbolico. Speriamo nel prossimo…

  3. ho visto la mostra dal vivo… i quadri (molto grandi) direi belli ma purtroppo nulla di nuovo… nella pittura è difficile… ma qui mi sembra che stiano tutti scopiazzando le tecnica di Jenny Saville… mettendoci altri soggetti…
    Tecnicamente poi questo artista non è al 100% … e mi dispiace che le gallerie diano ancora visibilità a questi artisti negando visibilità ad altri sicuramente un pelino più validi…

  4. Conosco santiago dal 91,già affermato e presente all’epoca con i suoi lavori,le varie seville e coda zabetta copiano semmai lui….

  5. Si Saville che copia Santiago… vabbè…
    Intanto guarda lui dove espone e guarda Saville… Tecnicamente Saville non si batte. Neppure concettualmente. Santiago non sa cosa dipingere. Non lo sa proprio. Saville non si può neppure paragonare a Santiago.

    Pensa te lavora dal ’91 e sta ancora così? Tecnicamente mediocre?

  6. Santiago Ydanez, è in collezioni importanti.
    Tecnicamente bravo. Non mi sembra nè il primo e non sarà di certo l’ultimo a ripetere un certo soggetto per più tempo. I suoi lavori sono molto molto intensi. Chi li vuole discutere?

  7. Dipingere l’angoscia ha il vantaggio di venire abbastanza bene senza troppa fatica; un fondo nero, qualche segno venuto male, un occhio fisso e il gioco è fatto…

  8. Gli spagnoli giovani copiano un pó troppo e per questo non emergono all’estero… Adelantado di Valencia poi é un vero maestro a “scegliersi” questo tipo di artisti (anche se ultimamente meno). Tra questi comunque Ydáñez non é certo il peggiore, e comunque non lo vedo come un “copiatore”. Le importanti collezioni peró non capisco quale siano, la fondazione Coca Cola Spain? Il comune di Jaen? Oppure la collezione ABC di Madrid (premio dove casualmente un anno si e uno no vince un “Adelantado Boy”)? Ydáñez é un buon pittore, ma senza “strombazzarlo” come se fosse un grande artista.

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