05 marzo 2012

fino al 6.V.2012 Il Guggenheim. L’avanguardia americana 1945-1980 Roma, Palazzo delle Esposizioni

 
Ascesa e apoteosi dell’arte americana. Attraverso lo sguardo colto, democratico e non convenzionale, dei Guggengheim -

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Dal centro del cerchio – sotto la cupola del Palazzo delle Esposizioni – tre punti focali: “Harran II” di Frank Stella, “The Swimmer in the Econo-mist (painting 3)” di James Rosenquist e “Untitled (Brown Felt)” di Robert Morris. Opere significative all’interno del percorso espositivo che rappresenta un attraversamento dell’arte americana del secolo scorso e – parallelamente –  un tributo alla passione lungimirante di Solomon Guggenheim: uomo d’affari, collezionista e sostenitore dell’arte, che già nel 1939, a New York, aveva aperto il “Museum of Non-Objective Painting” e, vent’anni dopo, il “Solomon R. Guggenheim Museum”.
Partendo dall’esplorazione delle possibilità della spiritualità nella rappresentazione astratta di Kandinsky (particolarmente amato dal magnate) e dall’influenza del surrealismo (attraverso le opere collezionate in Europa dalla nipote Peggy), si assiste all’evoluzione della corrente dell’Espressionismo Astratto attraverso l’affermazione autonoma di artisti come Pollock, Rothko, Gorky, Motherwell. Masse di colori sgocciolati, pulsioni inconsce che sottendono ad una lotta interiore, popolano le tele prima che l’energia trovi una direzione di vibrazioni cromatiche, più o meno geometricamente rigorose, nella Hard Edge. Ecco allora il meraviglioso “Orange Relief” (1959) di Ellsworh Kelly, che sfonda il confine tra bidimensionalità e tridimensionalità, “April Tune” (1969) di Kenneth Noland, il già citato “Harran II” (1967) di Frank Stella, “1-68” (1962) di Morris Louis, e “Untitled Y” (1960) di Al Held.
Contemporaneamente si assiste all’ascesa della pop art, sancita dalla mostra “Six Painters and the Object” curata nel 1963 dal critico Lawrence Alloway, con Jim Dine, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, James Rosenquist e Andy Warhol: artisti che avevano trovato ispirazione nella cultura di massa sperimentandone i meccanismi stessi per ribaltarne il concetto; come nella grande tela di Warhol, “Orange Disaster #5” (1963), in cui l’oggetto serigrafato, la sedia elettrica, attraverso la reiterazione viene svuotato del contenuto emotivo però contestualmente (così come sostiene Thomas Crow nella citazione della curatrice Lauren Hinkson): “mentre affronta gli orrori nascosti sotto la superficie della società contemporanea, il quadro allude all’’ethos’ populista del giornalismo scandalistico”.
Prima di arrivare a quella che è definita l’eredità della pop art, ovvero la pittura fotorealista degli anni Settanta (di cui in mostra l’esempio più gustoso è il distributore di chewing gum di Charles Bell), passaggio obbligato è la fase minimalista concettuale, principalmente rappresentata dal nucleo di opere acquisite nel 1991-92 dal conte lombardo Giuseppe Panza di Biumo: la gomma vulcanizzata di Richard Serra, l’alluminio anodizzato di Donald Judd, i quadrati di rame di Carl Andre, il feltro di Robert Morris, i neon di Dan Flavin. Particolarmente significativa, appare per la curatrice, la presenza di Flavin che realizzò, nel 1971, un “site specific” profilando un intero giro della rampa – che circonda la rotonda a spirale del museo newyorkese – con luci multicolori fluorescenti. “Negli scarni componenti industriali di quest’opera innovativa è contenuta una narrativa personale profondamente intrecciata con la storia del Guggenheim” – scrive Lauren Hinkson nel catalogo – “un’istituzione dedicata a sostenere e raccogliere l’arte americana”.

manuela de leonardis
mostra visitata il 21 febbraio 2012
 

dal 7 febbraio al 6 maggio 2012
Il Guggenheim. L’avanguardia americana 1945-1980
a cura di Lauren Hinkson
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale 194, Roma
Orari: dom-mart-merc-giov 10-20; ven-sab 10-22.30 (chiuso il lunedì)
Biglietto intero € 12,50 – ridotto € 10,00
Info: 0639967200 –
www.palazzoesposizioni.it

[exibart]

 

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