13 novembre 2012

Fino al 24.XI.2012 Borondo – Isterofimìa Roma, 999Contemporary

 
Lo street artist Borondo per la prima volta dialoga con la Capitale dall'interno di una galleria. E col suo caratteristico temperamento "graffiante" racconta di chi non c'è, di se stesso, degli altri -

di

Moderna, molto concettuale e con quel giusto tocco di classicità. La ricerca artistica di Borondo (Segovia, 1989) risalta senza ricorrere alle “urlanti” fantasie policrome che i più hanno in mente quando s’inizia a parlare di street art; basta solo un primo approccio con i suoi lavori per capire immediatamente che agli urli Borondo preferisce i graffi, raschiare le superfici colorate per estrarre le immagini con un piglio espressionista ed una gestualità aggressiva a tratti violenta, raggiungendo risultati graficamente molto interessanti.

Conoscenza relativamente vecchia tra le strade di Roma (molti potrebbero essersi imbattuti nei suoi personaggi dipinti su vetri, cartelloni e muri), in questa prima personale italiana l’artista spagnolo ha deciso di focalizzare l’attenzione sull’uomo, su di sé, e sulla sparizione come condizione umana più o meno volontaria, in un progetto che rimane in bilico tra il macchinoso (o, per chi preferisce, un concettualizzato estremo) e l’intrigantemente poetico, comunque molto coerente nel proporre una propria riflessione su quell’incertezza tra esserci e non esserci che lega indissolubilmente il ricordo (di chi è sparito), la certezza (di chi c’è) e la labilità (di chi potrebbe sparire).

Installazioni e lavori site specific distribuiti tra diverse location formano un percorso unitario che non brilla per intuitività narrativa, ma che sfrutta bene a suo favore il conformismo caratteristico da galleria e l’anticonformismo congenito nell’azione di strada, un po’ perché Borondo pare a suo agio in ogni spazio e un po’ perché non manca la volontà di far avere la meglio al contenuto sul contenitore in sé. Quindi non c’è da meravigliarsi se il progetto prevede quei lavori “borghesi” e tipicamente da esposizione che sono i ritratti in cornice, perché tutto qui ha la sua funzione e il suo senso, o almeno – che ci crediate o no – è creato per averli, persino quando in questi quadretti l’inconfondibile graffio incontra un carboncino perfettamente utilizzato e pennellate cariche volte a creare un piacevole quanto semplice effetto tridimensionale. Più originale l’idea d’integrare il bagno nell’esposizione dipingendone le piastrelle e curioso trovare ordinatamente disposti sopra una mensola i “collaboratori” dell’artista, i suoi attrezzi del mestiere, comunissime spazzole, pettini, pagliette abrasive e altri oggetti che danno forma al cosmo bidimensionale di Borondo, divagazione tanto apparentemente inutile, quanto interessante. Ma il pezzo forte non poteva che essere a fine percorso, il coup de théâtre di tutta la mostra: una gabbia vetrata, scenograficamente simbolica, è situata nel cortile interno della galleria, interamente ricoperta da sagome che guardano verso l’interno. Ma cosa osservano? Ovviamente voi che entrate in questo “recinto” trasparente, perché ora siete il centro della scena, siete passati dall’esserci al non esserci, vi stanno cercando: attenzione, siete ufficialmente scomparsi.

Andrea Rossetti

dal 27 ottobre al 24 novembre

Borondo – Isterofimìa


a cura di Simone Pallotta

999Contemporary

Via Alessandro Volta 48 (00153) Roma

Orari: da lunedì a sabato 15.30 – 20

Info: +39 0696845976; info@999gallery.com; www.999gallery.com

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