12 gennaio 2004

exiwebart_project Television di Claude Closky

 
La televisione naviga nella banalità? E quali sono gli effetti dello zapping frenetico, che accosta e mescola le reltà più diverse, dalla guerra agli strip-tease? L'artista francese Claude Closky, in occasione della sua prima personale negli States, ha realizzato un progetto che coinvolge video, web e tv. Dimostrando che in fondo, sono sempre i contenuti a fare la differenza...

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Nei primi anni del web era molto di moda contrapporre il nuovo medium, in quanto pull medium, ai vecchi media come radio e televisione. Se questi ‘spingono’ (push) i loro contenuti verso il pubblico, che deve accontentarsi di quanto gli viene proposto, la Rete, si diceva, offre una varietà quasi infinita di proposte, fra le quali l’utente può scegliere quello che vuole.
Se questa è la natura del mezzo, è desolante notare come la sua evoluzione l’abbia tradita per farlo somigliare sempre di più a ciò cui voleva offrire un’alternativa. L’unica differenza, sembra suggerire Claude Closky con Television, sta nel numero di canali: ma identica è la banalità ripetitiva dei contenuti, e invariata la noia dello zapping da un canale all’altro. Non solo: i 10.000 canali del lavoro di Closky, che alludono alle infinite fonti della Rete, non rendono l’utente più interattivo e più libero, ma al contrarioClaude Closky - sketch frustrano la sua capacità di scelta, impedendogli una selezione preliminare dell’offerta.
Television, uno degli ultimi lavori di Closky, è stato prodotto in occasione della mostra curata da Nathalie Anglès per gli spazi della Location One Gallery di New York, chiusa il 30 dicembre. La prima personale americana dell’artista francese ha proposto una muraglia di 19 monitor a colori, affiancati l’uno all’altro. I visitatori avevano a disposizione un telecomando grazie a cui potevano muoversi tra i 10.000 canali disponibili. In contemporanea alla mostra è stato implementato un sito web, tuttora online, che riconfigura l’interfaccia del computer trasformandola in uno schermo televisivo su cui i 10.000 TPIs (Television Programs for Internet) sono selezionabili tramite una apposita tastiera.
Ogni canale propone una semplice animazione, o un breve video, creato da Closky o rubacchiato dalla Rete, di solito a bassissima risoluzione e in loop continuo. Le immagini, verrebbe da dire, sono le più diverse: donnine poco vestite, immagini dall’attualità e dalla storia, istantanee di quotidiana violenza e di ordinaria follia, cuochi al lavoro, icone dello star system e personaggi dei cartoon. Di fatto, niente più di quanto possiamo trovare in televisione, solo ripetuto centinaia di volte, con un effetto ancora più anestetizzante.
Claude Closky - televisionL’installazione, con i suoi 19 monitor, mostrava immediatamente come di infinito, in tutto questo, ci sia solo la banalità, e come il flusso continuo di immagini annulli ogni differenza tra un incidente mortale e uno strip tease. Il sito internet toglie la possibilità della visione simultanea, ma nel contempo affianca alla denuncia del consumismo mediatico altre istanze altrettanto interessanti. Geniale inventore di codici inutili (si pensi ai tautologici More vs Less e Hands and Arrows, accessibili dalla sua homepage), Closky propone qui la sua ennesima macchina celibe, una TV con 10.000 canali diversi eppure inesorabilmente identici, la cui infinita varietà si risolve nella stessa noia sublime generata da otto ore di Empire di Andy Warhol. L’uniformità è data anche dalla risoluzione, bassissima, e dalla colonna sonora, un invariabile e monotono fruscio. Claude Closky - television
Ma Television ha almeno un’altra connotazione, legata alla passione di Closky per sistemi e classificazioni: con i suoi 10.000 canali, il progetto si propone come una personalissima – e straordinariamente inutile – enciclopedia di tutte le forme possibili di intrattenimento. Dal porno alla tragedia, passando per J.F.Kennedy. Impossibile esplorarla tutta, come del resto è impossibile individuare il criterio che la informa. E che, probabilmente, non esiste.

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domenico quaranta

[exibart]

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