03 marzo 2006

fino al 20.III.2006 Christian Andersen Napoli, 404 arte contemporanea

 
Tra luoghi visionari. La materia si scompone, si rifrange, si trasforma in energia. Con Andersen un viaggio imprevedibile tra natura e artificio. In una zona intermedia tra emozione e smarrimento…

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Un’attività espositiva che sa cogliere gli aspetti più interessanti della contemporaneità e che ritrova, a distanza di due anni, Christian Andersen (Danimarca, 1974, vive a Zurigo). Il giovane autore si è distinto in tempi recentissimi all’Illy Caffè Art Prize e, in occasione della sua prima personale italiana, presenta un gruppo di foto, sculture e disegni, scelti dalla sua recente produzione.
Entrando, lo sguardo incontra When you’re inside is out, your outside is in. Detta così sembra un gioco di parole, eppure l’opera di Andersen è uno strumento di tortura e di delizia: una borsa specchiante capace di sottolineare il narcisismo dello spettatore ma anche di metterne in crisi l’immagine unitaria e definitiva. L’artista ha previsto un modo di comportamento. Sa, per esempio, che il soggetto non contemplerà l’opera ma che il ritmo indefinito e sfuggente della superficie lo costringerà a mutare il punto di vista. Il meccanismo psicologico consiste appunto in questo: l’immagine si scompone, e componendosi fa vacillare il mondo delle apparenze. Mentre, ormai priva di artifici o filtri, un’identità più profonda sembra emergere espandersi al di fuori dei suoi confini (e, paradossalmente, di quelli dell’opera).
Non meno visionarie le tre opere fotografiche del ciclo Lick the wick. Qui è facile scorgere l’evoluzione stilistica dell’artista rispetto a The perfect number. I riferimenti sono a portata di mano: le ambientazioni, tutte realizzate con grafica computerizzata, sono un misto di mistery e black story. Le atmosfere vaporose e i forti contrasti di ombre e luce sottolineano il tono romantico delle immagini. La sua è un’eleganza che oscilla tra suspence e perversità (ottenuta mettendo in scena adolescenti vulnerabili e dediti alla perdizione), ma è anche ambiguità. Tra frammenti della città contemporanea e un territorio immobile e indefinito.
Christian Andersen - When you’re inside is out, your outside is in (Bag) – 2004 – Plastilina, specchi e cuoio - Courtesy 404 gallery
Insomma, la perdita di misura e di equilibrio si ritrova un po’ dappertutto nella mostra. Nei disegni ad inchiostro, che però non vanno considerati come richiamo o, tanto meno, polemica a fatti storici o religiosi, ma come riflessione sulla natura offesa dall’uomo. E poi, nell’installazione dell’ultima stanza: l’albero (simbolo generazionale per eccellenza) che qui, invece, evoca qualcosa di frammentario, discontinuo e incompiuto. Quasi un embrione che nel momento in cui comincia a manifestare la propria vitalità, si blocca senza raggiungere un equilibrio proprio. Colonisation, appunto. La diversità e la contraddizione rispetto alla condizione naturale (e perché non mortificazione?). E poiché il legno è una materia viva capace di trasmettere la storia del suo farsi perpetuo, l’artista si è servito del poliuretano. Una materia che certo non dà la sensazione del vissuto ma che ricorda l’artificiosità dell’universo.

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marianna agliottone
mostra visitata il 18 febbraio 2006


Christian Andersen – Stick up Don’t move Smile
404 arte contemporanea, Via S. Brigida 76 – 80132 Napoli – 4° piano
info tel. 081 5529169 – orari dal martedì al venerdì ore 16.00-19.30 – 404gallery@libero.it
www.404gallery.com


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