11 maggio 2009

libri_saggi Di tutti i colori (laterza 2008)

 
Pancromia è il termine scelto da Boatto per introdurre il suo ultimo viaggio attraverso l’uso del colore nell’arte del Novecento. Dal quadrato nero di Malevic alle concrezioni incatramate di Burri, dalla camera rossa di Matisse alle cromie pulsanti di Rothko. Quando il colore è tutto. O quasi...

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Privilegiare il colore come filo conduttore di un’indagine sull’arte del Novecento può sembrare una scelta fin troppo generica, quando non banale o, peggio, riduttiva. Specie nel confronto con i fortunati titoli pubblicati da Boatto nella medesima collana “Grandi opere” dell’editore Laterza, sulla Pop Art (già alla quinta edizione), sull’Eros mediterraneo e sull’autoritratto d’artista in età moderna (Narciso infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol): tutte articolate indagini in cui storia dell’arte e storia della cultura tessevano un dialogo tanto fitto quanto generoso d’inedite aperture su ragioni, scelte e qualità di alcuni fra i più significativi momenti della ricerca artistica degli ultimi due secoli.
In questo ultimo titolo sul colore, invece, l’assunto di partenza è desunto dall’osservazione della più ordinaria quotidianità; e quando lo spunto non è dettato da un aneddoto – le paillette e i lustrini dell’avanspettacolo televisivo, il total black degli addetti ai lavori nel mondo dell’arte, l’arancione degli abiti esposti nella vetrina sotto casa dell’autore – rimane comunque sul piano della cosiddetta “cultura generale” la maggior parte delle considerazioni espresse in sostegno della tesi di fondo.
E la tesi è la seguente:Mark Rothko - Arancione, marrone - 1963 - olio su tela - cm 227x177,8 - Detroit Institute of Art, Detroit la nostra percezione del colore è oggi radicalmente mutata rispetto al passato, nel passaggio all’era dei colori artificiali e al dominio di una produzione industriale – e digitale, nelle ultime decadi – che ci ha allontanato da una comprensione autentica del fatto cromatico. Si tratta di una distanza in cui l’arte del Novecento giocherebbe, secondo Boatto, un ruolo fondamentale, di riconciliazione e quasi di risarcimento, rispetto a questa cesura netta. Come in un percorso a ritroso, allora, in cui il colore in tubetto e il pigmento artificiale verrebbero ad assumere una funzione d’indirizzo dello sguardo. A beneficio, paradossalmente, di una riconquistata dimensione istintiva ed emozionale di comunicazione col mondo naturale e di consapevole smascheramento degli inganni d’un presente metropolitano eccessivamente tecnologizzato.
Le illustrazioni del libro apparecchiano così un’elegante sequenza d’immagini ton sur ton, la cui lettura – per quanto densa e affascinante, nel registro di una prosa tanto semplice quanto ricercata, come da consuetudine del resto per la scrittura dell’autore – è condotta però a discapito di più puntuali ancoraggi ai contesti storici e culturali. Per alcuni artisti (Malevic, Kandinsky) sono spesso citati gli scritti di poetica, ma si tratta per lo più di proposizioni molto note, il cui richiamo sembra scemare nella banalizzazione un po’ manualistica e passepartout dell’opinione corrente.
Allo stesso modo, Alberto Burri - Bianco cretto C1 - 1973 - acrovinilico su cellotex - cm 150x125 - Fondazione Palazzo Albizzini, Città di Castellogli esempi addotti pescano fra pochissime opzioni, con nomi ricorrenti nei diversi capitoli/colori attraverso cui il volume scorre l’intero spettro solare, fra avanguardie storiche e immediato secondo dopoguerra, con alcuni sconfinamenti negli inoltrati anni ‘60 e nei primi ‘80 della Transavanguardia, in un affratellamento di significazioni che finisce con inibire ogni sfumatura o “sbavatura” non in linea.
Può accadere così, ad esempio, che Burri si ritrovi indifferentemente nel “Bianco” e nel “Nero”, con l’inconveniente di una sostanziale sovrapposizione di senso, in cui ora “il silenzio è scaduto in afasia, in questa forma di afasia cronica” – è il caso del Tutto nero del 1956 – ora il Bianco cretto C1 del 1973 è “la siccità, l’arsura, il biancore, il deserto non solo fisico ma anche spirituale”.
La conclusione sanziona ogni distinguo. “Il campionario invita alla ripetizione” e “dispone di tutte le possibilità fino al punto di esaurirle”.

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davide lacagnina

la rubrica libri è diretta da marco enrico giacomelli

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 56. Te l’eri perso? Abbonati!


Alberto Boatto – Di tutti i colori. Da Matisse a Boetti, le scelte cromatiche dell’arte moderna
Laterza, Roma-Bari 2008
Pagg. 156, € 22
ISBN 9788842087694
Info: la scheda dell’editore

[exibart]

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