08 febbraio 2016

READING ROOM

 
di Flavia Matitti
Lo specchio della corte di Natalia Gozzano

di

«…mi è stato un purgatorio a combattere con tanti artisti». A scrivere queste parole non è un povero curatore esasperato dall’organizzazione dell’ennesima mostra collettiva, ma un nobile palermitano, Maurizio Bologna, maggiordomo a Roma del principe Lorenzo Onofrio Colonna, che il 10 novembre del 1680 così si sfogava in una lettera inviata al suo padrone. Eppure non è facile sottrarsi alla suggestione di vedere nella figura del «maestro di casa», che presso le antiche famiglie nobili svolgeva anche il compito di mediatore tra il principe e gli artisti, una sorta di antenato del moderno curatore. Se oggi, infatti, il curatore deve sapersi muovere con abilità in vari settori, spesso assai diversi tra loro, questa capacità non appare poi così lontana dalle variegate competenze sfoggiate qualche secolo prima da maggiordomi e maestri di casa. Tuttavia l’importante ruolo culturale svolto da questi gentiluomini è stato a lungo trascurato dalla storiografia.
Spetta ora a Natalia Gozzano, raffinata studiosa del collezionismo in età barocca e docente di Storia dell’arte presso l’Accademia Nazionale di Danza, il merito di aver messo in luce l’attività di questi funzionari nel bel volume, edito da Campisano, dal titolo Lo specchio della corte. Il maestro di casa. Gentiluomini al servizio del collezionismo a Roma nel Seicento. Attingendo alla letteratura artistica, ai trattati dell’epoca e a documenti pazientemente rintracciati negli archivi (lettere, inventari, testamenti), la studiosa restituisce voce e identità alle figure dimenticate del maggiordomo, del maestro di casa e del guardaroba (un primo, prezioso elenco di nomi è fornito in appendice) e ricostruisce le loro funzioni all’interno della complessa macchina amministrativa della corte.
La copertina del libro
Nel corso del Seicento il fenomeno del collezionismo conosce a Roma un’enorme diffusione e le dimore principesche si riempiono di oggetti d’arte. Ma chi si occupava del loro acquisto e della loro conservazione? E chi curava la disposizione (verrebbe da dire l’allestimento) di tutti questi dipinti, sculture, orologi, arazzi, mobili, che affluivano di continuo all’interno del palazzo? Senza contare che la loro sistemazione richiedeva l’intervento di artigiani chiamati a eseguire cornici e altri elementi d’arredo per esporli degnamente. Nel caso poi di opere importanti, per assicurarsi un’efficace «messa in scena» si ricorreva a un artista. E chi teneva i rapporti con tutte queste maestranze? 
Ecco dunque farsi strada una nuova figura professionale dotata di capacità amministrative, contabili, organizzative, unite a una spiccata sensibilità per l’arte e spirito di iniziativa. Il maggiordomo, infatti, non va considerato solo come un intermediario tra il nobile, gli artisti e il nascente mercato dell’arte. Anzi, l’aspetto più interessante che emerge da questa indagine è il fatto che, talvolta, il maestro di casa sia in grado di orientare il gusto del suo padrone, suggerendo cosa acquistare e comportandosi nei confronti degli artisti a lui contemporanei come un vero e proprio talent scout. L’attenzione rivolta da Natalia Gozzano a una categoria sociale finora quasi del tutto ignorata dagli studi apre dunque alla ricerca nuovi campi di indagine e di riflessione, che si annunciano ricchi di promettenti sviluppi.
Flavia Matitti
Titolo: Lo specchio della corte. Il maestro di casa. Gentiluomini al servizio del collezionismo a Roma nel Seicento
Autore: Natalia Gozzano
Editore: Campisano
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo: Euro 40,00

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui