20 ottobre 2004

fino al 23.X.2004 Terry Richardson – Kibosh Bologna, l’Inde le Palais

 
Tette, culi, transessuali e modelle. E naturalmente il suo fallo, protagonista assoluto. Famosissimo grazie alle ‘scandalose’ campagne pubblicitarie della maison veneta Sisley, Terry Richardson sbarca a Bologna per presentare i suoi scatti pornoglamour. Tra Diane Arbus, Cindy Sherman e Nan Goldin, ma divertendosi. E le foto sono riunite eccezionalmente in un libro prezioso, in edizione limitata. Edito dall’italianissima Damiani…

di

Kibosh di Terry Richardson (il fotografo famoso per i suoi scatti scandalosi per la griffe veneta Sisley), dopo una mostra a settembre presso la galleria di Jeffrey Deitch nella newyorkese SoHo, è sbarcato a Bologna. Le foto che compongono l’ultimo libro del fotografo sono in mostra (fino al 23 ottobre) all’Inde Le Palais, concept store del capoluogo emiliano, dove è in vendita anche il volume, preziosissimo, realizzato dall’editore Damiani.
Si è trattato di un elettrizzante shock per la città felsinea, certo non abituata all’esibizione del sesso esplicito. “Questa mostra potrebbe rompere qualche argine culturale, qui a Bologna ed in generale in Italia.” Dichiara Federico Palazzoli, responsabile dell’evento “Quasi tutte le riviste d’arte e di tendenza non hanno voluto pubblicare alcuna foto tratta da questo lavoro, e poi pubblicano tette e culi ogni due copertine. Ma è una pruderie esclusivamente italiana? “Assolutamente si, all’estero è andato tutto liscio: da GOgome International a I-D a Neon. Tutti hanno parlato dell’evento”.
La scelta di Bologna come sede non è stata casuale; Milano è stata infatti immediatamente scartata dal fotografo con una scusa surreale: “non voglio andare in discoteca”. Spassosa la storia del primo contatto tra l’editore Damiani e Richardson. “C’era questo libro che nessuno voleva pubblicare, compresa Taschen, l’editore finora di tutti i lavori di Terry” racconta ad Exibart Albertini, direttore di Damiani “noi siamo andati a New York da lui, ci siamo piaciuti subito reciprocamente, ed abbiamo deciso di pubblicare questo volume che era rimasto nel cassetto”.

KIBOSH by Terry Richardson
Terry, il tuo libro Kibosh, come il resto della tua opera fotografica, sembra un diario. Chi è realmente T-Boone? Sei tu o è un personaggio che reciti per l’occasione?

Sono io. Questo lavoro è qualcosa di veramente personale e umano, è la mia vita. Non c’è nessun personaggio, nessun ruolo, sono io che ho scelto di vivere queste situazioni e di documentarle.

In qualche modo, è come se il cortocircuito arte-vita che ha caratterizzato tutta l’arte contemporanea, soprattutto quella degli anni Sessanta e Settanta, ritornasse in versione glamour-porno…
Sì, credo di sì. Queste foto sono degli happening. Vedi persone che celebrano la vita e il sesso, e lo documentano. In queste immagini, tutti sorridono e si divertono, c’è una grande energia che scorre tra questi individui.

Pensi che oggi l’arte estrema sia ancora possibile, e credi di stare facendo, in questo momento, arte estrema?
Penso che si potrebbe chiamare estrema, ma credo che sia semplicemente libertà totale. La creo, e provo un completo senso di libertà quando la faccio. Per me non è arte estrema, è solo arte libera.

KIBOSH by Terry Richardson
Secondo te un artista può ancora proporre qualcosa che si ponga al di fuori dell’immenso “dentro” che è il mondo contemporaneo, e questo “fuori” si può identificare con l’idea di avanguardia?

In certe circostanze, credo che si possa fare. Le mie sono immagini che chiunque potrebbe realizzare: un sacco di persone si fotografano e si riprendono mentre fanno sesso. È solo questione di metterle fuori, di esporle. Molte delle persone che sono qui probabilmente hanno fatto delle foto così, e le hanno messe sul loro computer, o qualcosa del genere. Per me voleva dire prendere una scena, un’emozione, e metterla al mondo. Queste foto sono fatte per connettersi agli esseri umani, in modo che possano rispondere ad esse in quanto tali.

Perciò, il tuo interesse risiede principalmente nella reazione della gente ad immagini come queste?
Sì. E’ bello provocare, ma penso che sia altrettanto interessante l’elemento umano che tocca le persone: sorridono, ridono, se ne ricorderanno e queste immagini rimarranno con loro.
KIBOSH by Terry Richardson
E questa è la ragione per cui tu hai sempre usato macchine fotografiche “da turista”, e non professionali?
Mi piace la qualità di queste foto: sono familiari, umane e semplici. È il loro calore quello che mi attrae veramente.

Qual’è stata l’influenza di fotografi come Diane Arbus, Cindy Sherman e Nan Goldin sul tuo lavoro?
Amo questi fotografi. Qualsiasi cosa vedi nella tua vita è parte di quello che fai. Siamo come spugne: assorbiamo elementi che poi vengono fuori quando creiamo. Non userei il termine “influenza”, piuttosto “ispirazione”.

Quale pensi che sia il ruolo dell’artista oggi?
Il ruolo? Di non tradire mai se stesso. Quando crei qualcosa, se sei felice di quello che fai, se ciò ti fa sentire bene, questa è la cosa più importante. Tradire te stesso, fare qualcosa di cui sei scontento, è la cosa peggiore che tu possa fare.

Secondo te un bel pisello può aiutare un artista?
Beh, per me è stato molto utile!

christian caliandro

la mostra all’Inde le Palais

[exibart]


16 Commenti

  1. Richardson si rivela come l’ultimo grande dadaista. Difatti dimostra come una minchia qualunque, se è la minchia dell’artista e lui la fotografa, si trasforma in “minchia trovata” e non è più mera pornografia, come sembrerebbe agli incolti, ma una minchia d’arte. Si annulla così l’obsoleto concetto siffredeo di potenza sessuale, ora sono finalmente gli artisti ad arrogarsi il diritto inalienabile di elevare gli uccelli e farli entrare nei musei (e non solo). Bravo, bravo. Geniale..

  2. mah… trovo le foto di una volgarità e fottuttezza ed oltremodo arroganti verso coloro che, per cosi dire, le guardano! Per me non è assolutamente arte ma solo un azione frozen! quello che rimane è solo carne da macello da consumare e null’altro (un concetto masticato e rimasticato). Per altro mi risulta inesatta la notizia che nei musei non esistano artefatti di falli, dai una occhiatina alla storia del passato e la fertilità.

  3. Cazzo-culo-fica-topa.
    Indi per cui poscia, alza la coscia e piscia.
    Un pelo di fica è più potente di un carro armato mandato in Irak.
    Ecc. ecc.
    Sono all’avanguardia?
    Avrò successo?

    (Che palle la trasgressione che diventa conformismo, che palle evocare sempre Dada, che fu tutt’altra sottile nozione di “trasgressione”, che palle le palle.)

    Profezia:
    vedo, vedo in lontananza, tra le brume del futuro, cioé domani, l’artista che scriverà su una parete di una galleria un’immensa bestemmia, un porco d.. qualunque.
    Ne parleranno tutti, eccitandosi all’idea.

  4. Certo che di arte questo signore ne fa tanta! Altro che Dadaista, costui è un pornodadaista. Ma ha sbagliato i conti, il luogo e i modi del fare arte. La sua è certamente arte, ma quella propria dei bordelli, luoghi metafisici dove si possono esporre le proprie nudità e arraparsi per poco. Anche l’imbecillità è arte e questo signore di imbecillità ne ha tanta e da vendere, ma ancora più imbecille è la casa editrice che gli ha pubblicato il pornocatalogo fotografico e quindi è una casa editrice all’avanguardia, disinibita, finalmente libera, veramente di fare…seghe.

  5. Evviva! La pornografia che diventa una forma d’arte. Allora su… andiamo tutti allegramente nei bordelli a farci fotografare in eroiche pose falliche e strafalliche, andiamo a vendere la nostra dignità allegramente visto che oramai non si sa più che cosa sia arte e che cosa non lo sia.Ma la vogliamo finire una volta per tutte? Non ci stupiamo più di nulla. L’artista vuole creare un “museo dell’eccitazione”? Lo faccia. L'”artista” vuole stupirci? Non ci è riuscito.Ma…signori, questo omuncolo è poi un artista? Se voleva inventare una nuova forma di espressione artistica vi è riuscito: è nato il “pornodadaismo”, chissà forse qualche buon critico…d’arte sarà così entusiasta da promuovere questo fallocratico personaggio e renderlo appetibile, soprattutto per un pubblico rigorosamente femminile poiché mette in mostra tutto il suo…cervello e la sua …creatività.Vi sono illustri esempi di critici contemporanei che hanno sponsorizzato pseudo “neoavanguardie”, qualcuna anche rigorosamente “trans”. Si faccia avanti qualcuno in grado di rendere artisticamente felice il nostro fallocratico personaggio!!! CHe oltre a saper tenere in mano una fotografia sa anche recitare un pornodramma fotografico.

  6. BELLA CAZZATA QUESTA TROVATA!
    Comunque se fossi in lui cambierei protagonista fallico, mi sembra un pò scarsino il “suo”, quanto meno per divenire opera d’arte.
    Tette e culi possono andare, ma giusto per le pubblicità della Sisley.
    Non trovo differenza tra questa documentazione fotografica e un semplice reportage in discoteca, e comunque non ci trovo niente di nuovo.Vorrei aggiungere, che TRISTEZZA!

  7. Due brevi osservazioni.
    La prima. I commenti espressi, non sono nel linguaggio più signorili della’attribuita pornografia alle immagini dell’artista. Le parole scritte sono immagini della comunicazione verbale, e così scritte sono come imbrattamenti sulla carta virtuale di questo spazio della rivista web che lordando (e indirettamente, lodando) l’operato dell’artista.
    La seconda. L’erotismo e la pornografia son cose totalmente diverse. L’erotismo stava dipinto sugli affreschi delle ville patrizie nelle antiche civiltà, e celebri artisiti come Picasso o Schiele hanno dipinto donne discinte e coiti svelati. La sessualità usata e interpretata dall’artista, può lasciare indifferenti o eccitati, come indifferente o eccitante è l’arte concettuale nelle sue espressioni (ho presente la body art con persone che si tagliano la pelle con delle lamette per far sgorgare rivoli di sangue).
    Allora. Il moralismo oggigiorno è la religione più praticata con un impegno agonistico ad alti livelli, il che, non ne fa un primato di esemplarietà per la società che ne abusa. La reazione ai bambini di Cattelan a Milano, ritengo, conferma il mio pensiero.
    Domanda: cosa ha di così diverso dalla nuda realtà, dall’opera di quest’artista pornografo ?

  8. arte???io vedo solo troie e un pervertito di quarant’anni che si diverte a fotografare cazzi,fighe e tette…voglio fare il fotografo…e voglio conoscere Terry…se non è occupato chiaramente…

  9. Caliandro da oscar l’ultima domanda veramente notevole il tuo sforzo mentale…. quanto al Richardson ma ci faccia il piacere….osa anche tirare in ballo tre mostri sacri della fotografia…non ci siamo proprio, sconta il suo essere un fotografo di moda…sono immagini oltraggiose (non per i culetti e i piselli al vento figuriamoci) ma per la loro finzione…anche se capisco al limite il ragionamento: se tutta la produzione di immagini pubblicitarie e non oggi è pornografia io faccio proprio pornografia…..su youtube per gli amanti del genere credo esista di meglio se non altro è ruspante…..

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