10 febbraio 2005

opera Joseph Mallord William Turner – Andando al ballo

 
Non un’immagine di Venezia, ma l’idea di Venezia. Immersa nella luce dorata del tramonto. La Serenissima, sospesa tra cielo e mare, avvolta da un’atmosfera velata che sfuoca i contorni. Così Turner abbandona tutte le regole della prospettiva. E racconta con il solo colore. Tra emozione e ricordo…

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All’orizzonte il profilo di una città, due gruppi di edifici dai contorni indefiniti che abbracciano senza toccarsi una laguna. Si distinguono punte di campanili, una cupola, l’arco di un ponte. Il cielo è illuminato da un bagliore di luce chiara che si riflette sull’acqua e guida lo sguardo in profondità, in quel braccio di mare che si perde in lontananza. Alcune imbarcazioni dondolano sull’acqua; su una banchina una piccola folla, poche rapide pennellate, al pittore non interessa descriverne i singoli componenti, ma lasciare intuire la presenza di persone.
Il colore, steso a velature sottili, crea le forme e lascia i particolari indistinti, i contorni si dissolvono, tutto sembra smaterializzarsi nella luce dorata che avvolge la superficie pittorica. L’atmosfera diventa percepibile, quasi palpabile ed è l’elemento che unifica la composizione e dà profondità all’immagine. Gli strumenti della pittura tradizionale il disegno, la prospettiva lineare e il chiaroscuro non sono più necessari; l’intensità della luce e la densità dei colori strutturano lo spazio e definiscono le distanze.
Chi osserva non coglie immediatamente ciò che il pittore ha voluto rappresentare, è attratto dalla cromia morbida, dal tono dorato dell’aria che sfuma nel grigio azzurro dell’acqua e si fonde su una vaga linea di orizzonte con il colore del cielo al tramonto.
Questa è Venezia nell’ultima fase della carriera artistica di J. M. W. Turner. Egli soggiornò nella città in tre diverse occasioni nel 1819, nel 1833 e nel 1840. In tutto meno di quattro settimane, durante le quali percorse calli e canali, studiando gli effetti di luce e i riflessi sull’acqua delle architetture gotiche. Dipingeva acquerelli a bordo di una gondola osservando dal mare il profilo della città, che lontano dalla terraferma diventa vago e indistinto, fino a trasformare Venezia in un’immagine irreale sospesa tra cielo e acqua. Turner riportò in Inghilterra centinaia di schizzi, rapidi bozzetti a matita e acquerelli che utilizzò come “appunti” per i più impegnativi dipinti ad olio.
Andando al ballo non è uno degli esiti estremi della ricerca turneriana che in altre opere arriverà ad una pittura nella quale la forma si dissolve totalmente nel colore. Qui è ancora ravvisabile una sorta di “struttura compositiva”. Agli spazi di azzurro nel cielo corrispondono riflessi sull’acqua della stessa tonalità, gli edifici si dispongono su un’ideale linea di orizzonte, le imbarcazioni scure in primo piano e il raggio luminoso nel cielo consentono a chi guarda di avere dei punti di riferimento, senza perdersi nel gioco delle pennellate dorate.
JMW Turner Andando al ballo (San Martino) olio su tela, Tate
L’opera non piacque ai contemporanei abituati alle vedute nitide, quasi fotografiche di Canaletto, alla sua meticolosa definizione dei particolari. Accusavano Turner di usare troppo giallo e di aver abbandonato le regole della “buona pittura”. Ma lo spirito romantico di Turner non è l’esattezza illuministica di Canaletto. L’artista inglese non dipinge vedute di Venezia, ma il suo ricordo della città. Non si preoccupa di descrivere nei dettagli chiese e palazzi, rappresenta l’impressione che questi hanno suscitato il lui, quell’insieme di colori e sfumature indefinibili, il gioco continuamente mutevole della luce che nel suo ricordo era Venezia.
Sebbene certi esiti formali avvicinino la parte finale dell’opera di Turner alle conquiste dell’impressionismo, c’è una differenza fondamentale di intenti che impedisce di considerarlo un pre-impressionista: la sua pittura di solo colore è la rappresentazione di un’immagine mentale. Non verità ottica, ma ricordo, ed emozione.

bio. Joseph Mallord William Turner nacque a Londra nel 1775. Mostrò ben presto grande talento per il disegno e a soli 14 anni, nel 1789, entrò alla scuola d’arte della Royal Academy, di cui diventò membro nel 1799 e professore di prospettiva nel 1807. Viaggiò sempre moltissimo, prima in Inghilterra, poi dalla fine delle guerre napoleoniche in Europa. Studiò a lungo i maestri del passato ed amò particolarmente l’opera di Claude Lorrain. Ebbe la stima di molti aristocratici (e l’ammirazione devota di John Ruskin) che erano tra i suoi più assidui committenti. Morì a Londra nel 1851, lasciando in eredità allo stato britannico una corpus vastissimo di disegni, libri di schizzi, acquerelli e dipinti ad olio che oggi sono raccolti nella Clore Gallery della Tate a Londra.

bibliografia essenziale
Lindsay Stainton, Turner’ s Venice, Londra 1985
Andrew Wilton, Turner in his time, Londra New York 1987
Michael Bockemuhl, Turner, Colonia 2000
Catalogo della mostra Turner and Venice, Milano 2004

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Joseph Mallord William Turner
Andando al ballo (San Martino)
In precedenza registrato come Mattino, ritorno dal ballo, San Martino
1845
olio su tela; 61,6 x 92,4
Londra, Tate Gallery

antonella bicci

progetto editoriale a cura di daniela bruni

[exibart]


1 commento

  1. Mi chiedo solo questo: Cosa sarebbero stati gli impressionisti senza l’esperienza di Turner?

    Turner ha preceduto tutto e tutti con la sua modernità, con una forza sconvolgente trasmette non immagini ma atmosfere cariche di emozione. Il primo vero astrattista della storia forse.

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