14 aprile 2005

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Il Mit Press pubblica October, Leonardo e PAJ; e l’Italia accademica? Non sarà mica solo nutrita di illeggibili querelle schilleriane, neokantismi allucinati e diltheysmi inconfessabili? Eppur si muove, per esempio sulle pagine della rivista diretta da Massimo Canevacci...

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Quando si pensa alla ricerca accademica, in particolare alle pubblicazioni periodiche in ambito estetico, il panorama è desolante. Fortunatamente però non è un giudizio che possa essere applicato indiscriminatamente alla realtà nostrana. Infatti, un editore come Meltemi ha un catalogo “Università” che -dal fetish al trash- ne ha per tutti i gusti contaminanti. E anche sul fronte delle riviste non c’è da scherzare. avatar per esempio, diretta da Massimo Canevacci, docente alla Sapienza. È chiaro, per mettere insieme sguardo sul presente con senso critico e buona preparazione “classica” bisogna sudare. Ma non è che una scusa sostenere che il linguaggio che circola in quelle pagine è -quale scandalo!- postmoderno. Cosa ciò significhi resta un mistero, certo non però non una scusante alla pochezza intellettuale.
L’editoriale è già nel corpo plurimo di questo numero della rivista, dove “le instabilità costruzioniste sono risorse che liberano avatar”. E gli obiettivi polemici sono alcuni “guru” del pensiero presunto liberal dell’ultimo scorcio del secolo scorso, affrontati senza alcuno scrupolo reverenziale: la coppia Deleuze/Guattari (“La differenza tra Artaud e Deleuze/Guattari: lui si reca in Mexico tra i Tarahumaras; loro si leggono Castaneda a casa”), Baudrillard, Foucault, ma pure artisti come Matthew Barney e Max Bruinsman, colti nelle loro pieghe più autoritative. E le critiche non puntano a una teoria monolitica nata per opposizione, bensì per disseminazione, come indica la molteplicità dei pargoli-bozzolo in copertina, opera di Kazuyo Oshima.
Ogni articolo è un’autentica miniera di stimoli sinaptici. A cominciare da quello di Canevacci che, esordendo con una critica alla coppia di pensatori francesi, si sviluppa considerando il lavoro di Hans Bellmer, per chiarire infine i neoconcetti di “bodyscape” ed “eroptica”. C’è poi Luisa Valeriani, che al ciclo Cremaster preferisce la fiction Alias; l’indagine tra pink – punk – queer di Francesco Warbear Macarone Palmieri e l’impareggiabile Vladimir Luxuria. E dopo “The Avatar Manifesto” di Mike Heim si passa all’indagine fra corpo, arte e video di Marco Senaldi (da annotare: “Il “coma immaginario” spiega perché il coma dell’arte […] e un’arte “del coma” […] siano le due facce della stessa medaglia”) e allo sguardo/corpo tecnologico in un ampio statement dell’Elastic Group of Artistic Research.
In breve, oltre un centinaio di pagine –con grammatura da Bibbia, purtroppo- da leggere con attenzione ma non senza gustosi momenti di autentico piacere psico-fisico. Perché va pur bene andare oltre, ma il gusto del parricidio non vorrete mica negarcelo?

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marco enrico giacomelli


avatar. dislocazioni tra antropologia e comunicazione
n. 5, febbraio 2005 (corpo: bodyscape: corpographie)
pp. 127 in b/n, € 14 – Colophon: Massimo Canevacci (direttore responsabile), Daniela Lucchetti (capo redattore) – www.avatarweb.it
Editore: Meltemi, via Merulana, 38 – 00185 Roma; www.meltemieditore.it


pre[ss]view – scritto e diretto da marco enrico giacomelli

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