30 giugno 2005

opera Lorenzo Lotto – Madonna con il Bambino e Santi

 
L’opera fu commissionata da una piccola confraternita bergamasca. Lotto inventa il gioco degli angioletti che lottano con uno scivoloso drappo di seta. E dà un saggio della sua capacità di ritrattista...

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La Madonna con il Bambino è seduta su un trono a gradini, uno dei quali è la scrivania improvvisata di un angelo. Alle sue spalle un drappo verde che ricorda Bellini, quasi un “marchio di fabbrica” per le sacre conversazioni di origine veneta. Dietro ai santi che circondano il trono, un muro compatto separa il primo piano da un paesaggio, colline e alberi immersi nella luce rosata del tramonto.
Sebbene l’impianto compositivo di questa pala di Lorenzo Lotto sia consueto -una struttura piramidale con la Madonna attorniata dai santi– il pittore trasforma il tema sacro in un’immagine vivace e molto umana con invenzioni iconografiche non riconducibili a nessuna tradizione. L’opera fu dipinta dal Lotto nel 1521 durante il lungo soggiorno bergamasco, il periodo più creativo della sua attività.
Straordinaria l’idea degli angeli che sorreggono il telo di seta verde. Il drappo scivola da tutte le parti, gli angioletti si agitano nel cielo tirandolo da un lato e dall’altro, ma la seta sfugge, non riesce a coprire il marmo del gradino e sembra ricadere sulla testa di Maria, costringendola a chinare il capo. La lunga verticale della croce sorretta da san Giovanni accentua l’incombere di quel baldacchino provvisorio: come in altre opere del pittore e come ha sottolineato Barilli, lo spazio sembra chiudersi su se stesso.
I santi sono bloccati da una linea nervosa in espressioni concentrate; la Madonna che la luce rende “visione e incantesimo magico” (Zampetti) è avvolta da un abito rosso brillante e guarda verso l’esterno invitando il fedele a rivolgersi all’angelo che annota le richieste di grazia.
L’angelo è una delle figure più intense dipinte dal Lotto, definito dalla critica recente “pittore dell’anima”. Impossibile rimanere indifferenti al suo sguardo interrogativo; si rivolge a noi con occhi indagatori, visibilmente in attesa e forse spazientito per il nostro tardare a farci avanti. Uno sguardo pungente che ci trasforma da soggetto del vedere a oggetto visto con un modernissimo gioco di inversione riguardante/riguardato. I personaggi del Lotto non sono “oggetto dell’altrui contemplazione, ma il soggetto di una silenziosa comunicazione” (Colalucci).
Vestito di una tunica abbondante l’angelo sembra privo di solidità corporea, di una sostanza diversa dalla pesante fisicità dei santi, impacciati e rigidi se paragonati alla sua sciolta agilità. Sotto lo sguardo di Giuseppe è il tramite tra il fedele e la Madonna, mediatrice per la salvezza dell’uomo (sono gli anni della riforma luterana e Lotto fu molto vicino ad ambienti riformati).
Lorenzo Lotto occupa un posto a parte nella pittura veneta del XVI secolo; i suoi dipinti così diversi dalle opere di Tiziano -sul quale si concentrarono tutti i favori della Serenissima- non incontrarono il gusto dei veneziani. In opposizione al cromatismo morbido di Tiziano e alla fusione atmosferica del tonalismo, Lotto sceglie uno stile caratterizzato da colori smaltati e luci cristalline, da una linea scattante che proviene da Durer e Grunewald; un insieme di patetismo nordico e naturalismo lombardo reso vibrante dalle ricerche espressive sui sentimenti che Lotto intraprende sulle orme di Leonardo.
Uno stile che fonde dati discordanti; come in questa pala in cui il paesaggio quasi giorgionesco dello sfondo contrasta con i panneggi duramente scolpiti degli abiti; il moto frenetico degli angeli e la precaria stabilità dei santi -che poggiano tutti su un solo piede- sono inseriti in una struttura di ordinate rispondenze geometriche, con il primo piano attraversato da due diagonali.
Il linguaggio di un genio inquieto che rifiuta “per scelta personale il mondo delle sublimi certezze rinascimentali” (Caroli) e avvia una nuova modernità, un’epoca in cui l’arte diventa espressione delle inquietudini dell’animo umano.
Di Giovanni Bellini Roberto Longhi diceva: “una calma che spazia tra i sentimenti eterni dell’uomo”; parafrasandolo, quella del Lotto è un’inquietudine che spazia tra i sentimenti eterni dell’uomo.
Bio. Lorenzo Lotto nacque a Venezia nel 1480. Nel 1503 è documentato a Treviso in rapporto con il circolo umanistico del Cardinale De’ Rossi. E’ il primo di una serie di incessanti spostamenti che lo porteranno nelle Marche, a Roma, a Bergamo, di nuovo a Venezia e infine a Loreto. Dai documenti è noto che lavorò nelle stanze vaticane, ma nulla è giunto di questa atttività. A Bergamo (1513-25) ottenne numerose commissioni dai ricchi mercanti e dagli ordini religiosi della città. Nel 1525 rientrò a Venezia senza ottenere il successo sperato. Morì a Loreto tra il 1556 e il 1557 oblato nella Santa Casa. Gli ultimi anni (dal 38 al 56) della sua inquieta vita sono documentati da un diario il Libro di spese diverse straordinaria testimonianza della sua vicenda artistica e umana.

bibliografia essenziale
Rodolfo Pallucchini, L’opera completa del Lotto, Milano 1975
Flavio Caroli, Lorenzo Lotto, Firenze 1975
Catalogo della mostra Lorenzo Lotto. Il genio inquieto del Rinascimento, Milano 1998
Renato Barilli, Maniera Moderna e Manierismo, Milano 2004

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Lorenzo Lotto
Madonna con il Bambino e Santi
Firmata e datata L.Lotus MDXXI
1521
olio su tela; 300 x 275
Bergamo, Chiesa di San Bernardino in Pignolo

antonella bicci

progetto editoriale a cura di daniela bruni

[exibart]


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