24 agosto 2005

biennale di venezia Est est est

 
I padiglioni dei paesi dell’Estremo Est dimostrano il tentativo dell’arte di tradurre efficacemente la situazione sociale. Profondamente legata al contesto cui appartiene, essa diventa depositaria dei timori e delle eccitazioni connesse ai cambiamenti...

di

Esemplare, in questo senso, è l’opera di Ricky Swallow (padiglione Australia). Di che si tratta? Di una serie di sorprendenti nature morte tridimensionali realizzate in legno, con tecniche scultoree classiche, che pur conservando un rapporto viscerale con la terra, prelevandone le materie prime, si danno all’interpretazione di soggetti modernissimi, con una trattazione dei volumi e delle superfici iperrealista, incline ad una resa maniacale, fin nei minimi particolari, dei microcosmi della contemporaneità che va a rappresentare. Un atteggiamento introspettivo, di gusto spartano, passa attraverso i tableux di Swallow, fotografie di un’Australia sempre in bilico tra il confronto con una natura dominante e le necessità del rinnovamento, con una volontà ferrea di costruirsi una tradizione culturale propria e di collocarla nel mondo, pur senza sconfessare le innegabili radici occidentali.
Analogamente, la Corea presenta le relazioni schizofreniche tra costume e progresso che fanno da sfondo alle operazioni di un gruppo eterogeneo di quindici artisti, a confronto, tramite media disparati, con i temi della natura, la vita, il sesso, l’evoluzione sociale, uniti sotto il titolo Secret beyond the door, mutuato da una pellicola di Fritz Lang del 1948, allusivo ad un universo favolistico. Con un atteggiamento pungente, una predisposizione particolare al kitsch, un utilizzo spontaneo dello spazio di fruizione. Ne è un esempio il grande fiore di loto di Choi Jeong-Hwa, posto a respirare ad intervalli regolari nell’ambiente naturale, stagliandosi sullo sfondo del paesaggio veneziano. O i micro-personaggi stilizzati di Ham Jim intrappolati da bicchieri di vetro, colti a cavarsela in micro-situazioni molteplici, da un amplesso fugace, a lotte selvagge con insetti reali. Il tutto da osservare con la lente di ingrandimento. Fino alle lievissime grafie a parete di Nakhee Sung, cui fanno da contraltare i graffiti di Nakion, tatuati con veemenza dilagante, alla simbologia popolare adottata dalla pittura di Yiso Bahc, al claustrofobico labirinto, innalzato sul tetto del padiglione, con cassette da frutta di plastica rosso vivo da Kiwon Park, ai video, un po’ grotteschi, della canzone popolare coreana di Young-Whan Bae.
Più ironico, incline al paradosso è l’artista esibito da Singapore, Lim Tzay Chuen, a cura di Eugene Tan, con le sue operazioni fuorvianti, volte a creare un cortocircuito di senso nello spettatatore, inserendo elementi di disturbo in azioni banali, legate alla quotidianità. Legata, invece, allo spirito della Biennale “in rosa”, ma pur sempre attenta a tematiche attuali è la mostra giapponese Mother, 2000-2005, traces of the future. La storia di una giovane donna, madre dell’artista, avanguardista dei moti di indipendenza femminili nel Sol Levante, è un pretesto per costruire, tramite le fotografie di Miyako Ishiuchi, un ritratto di signora delicato, allo stesso tempo sensuale, con un’attenzione quasi feticista, tutta giapponese, per gli accessori, metonimie descrittive del soggetto. La biancheria intima, per esempio, o le scarpe, di cui l’artista fa attenzione a renderne attraverso i giochi chiaroscurali, la morbidezza setosa delle materie, vengono percepite dall’occhio, e dal tatto, come elementi di un’emancipazione che passa prima di tutto attraverso il corpo, veicolo erotico, anche nelle sofferenza di un seno piagato dal tempo.

Con una leggerezza che non riesce però a celare il dramma dell’invecchiamento, la nostalgia che scorre attraverso il senso della memoria, l’insofferenza a stereotipi datati, in cui la femminilità diventa metafora di una società che evolve, travolgendo nella propria corsa vite, sentimenti, folclore.

santa nastro
mostre visitate il 9 e 10 giugno 2005


51. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Periodo di apertura: 12 giugno – 6 novembre 2005
Siti espositivi: Giardini (chiuso il lunedì, escluso lunedì 13 giugno 2005) – Arsenale (chiuso il martedì, escluso martedì 14 giugno 2005)
Orario d’apertura: ore 10.00 – 18.00
Biglietti: € 15 (intero) – € 12 (ridotto) – € 40 (Permanent Pass) – € 34 (Formula Family: 2 adulti + 2 ragazzi under 14) – € 8 (under 26 e studenti) – ingresso gratuito: fino ai 6 anni e accompagnatori di persone disabili – Prenotazioni Gruppi / Itinerari Tematici / Percorsi Didattici e Informazioni: Call center 041 5218828 – Ufficio Promozione Pubblico: Fax 041 5218825 – www.labiennale.org
 

[exibart]

1 commento

  1. Di quel poco che siamo riusciti a vedere dei giardini, questo è il padiglione che ci è piaciuto di più, c’era ancora palpabile una volontà di inseguire il bello e l’armonia, senza rinunciare all’attuale.

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