13 settembre 2005

opera Camille Pissarro – Entrée du Village de Voisins

 
Lo scorcio di un borgo assolato in una giornata d’autunno. Una strada di campagna sulla quale si proiettano ombre colorate. Un impressionista che amava gli effetti di luce, ma non rinunciò mai alla costruzione dello spazio...

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Questo piccolo quadro fu dipinto da Camille Pissarro nel 1872 in quell’unico straordinario decennio (dal 1870 all’80) in cui secondo Lionello Venturi si può parlare di Impressionismo. Poi la pittura di ciascuno degli artisti del gruppo si trasformò più o meno percettibilmente in qualcosa di diverso segnando la fine del gusto impressionista.
Un calesse avanza lungo la strada che porta al villaggio fiancheggiata da alberi, case basse e da edifici più alti. La luce si diffonde da destra e allunga le ombre degli alberi tracciate con rapide pennellate di colore marrone bruciato, violetto, verde intenso. L’intenzione è quella di trasporre sulla tela l’immediata impressione visiva, l’insieme di luce e di colori che i nostri occhi percepiscono. Nessun oggetto nella realtà proietta un’ombra nera, le ombre sono zone in cui i diversi colori si influenzano e gli impressionisti, abolito il nero e le tinte bituminose le definiscono con giochi di macchie variopinte. Come Monet Sisley e Renoir, Pissarro in questo periodo lavora en plein air studia le vibrazioni della luce e dipinge “non in base alle regole e ai princìpi, ma ciò che si vede e si sente” (Pissarro citato da Rewald).
Gli alberi quasi privi di foglie si innalzano sottili e incorniciano la scena; con le case e il bosco che si intravede in fondo alla strada –che per effetto della distanza è un insieme di colori indistinto nella mobilità dell’atmosfera- sono gli strumenti che il pittore utilizza per creare l’illusione della profondità.
Caratteristica di tutta l’opera di Pissarro –rispetto all’estrema libertà compositiva di Monet o Sisley- è il valore costruttivo dello spazio, la volontà di mantenere la distanza tra sfondo e primo piano. “La struttura chiara e definita…che appare nei suoi dipinti corrisponde alla sua visione della natura calma e meditativa” (Malvano). Gli effetti prospettici sono ottenuti con giochi di linee -le oblique delle ombre e le verticali degli alberi accentuate dalla scelta di un orizzonte molto basso- e con una studiata armonia cromatica.

I toni caldi degli alberi e dei tetti delle case sono vivacizzati dal verde brillante dell’erba e avvolti nella chiara luminosità del cielo. L’alternarsi di luce e ombra accompagna l’andamento della strada che si addentra nel cuore della composizione; il sole illumina le mura bianche delle case e crea le ombreggiature che separano gli alberi dalla siepe retrostante dando il senso della profondità. “Pissarro riesce…a conservare una certa nettezza di piani che protegge il senso della realtà dalla visione” (Venturi).
Negli stessi anni Monet dipinge le rive della Senna ad Argenteuil concentrandosi sul continuo mutare della luce e dei riflessi; meno interessato alla visione d’insieme, alla composizione, sottrae corpo e sostanza alle cose per diluirle in un insieme di tocchi colorati. Pissarro non possiede il genio creativo di Monet, quella capacità di tradurre l’immagine in incorporee vibrazioni luminose; le opere di Pissarro sono ‘più facili’, vedute e non visioni che testimoniano un sentimento profondo della natura e della vita.
Senza indugiare sui particolari Pissarro evoca l’atmosfera del momento, una luminosa giornata di autunno nella tranquilla campagna francese. La luce riscalda l’aria, dà un tono dorato ai rami secchi degli alberi, fa vibrare ogni particolare della composizione; la molteplicità dei tocchi e delle pennellate di colore contribuisce a dare il senso del continuo mutare dei fenomeni: sembra che il cavallo si faccia avanti e che la piccola contadina sulla destra venga verso di noi. E’ la magia dei migliori impressionisti: nessuna descrizione dei particolari, pennellate rapide che si sovrappongono, colori che sfumano l’uno nell’altro senza definizione di contorno o disegno sottostante. Eppure le loro opere appaiono vive reali e coinvolgenti, trascrizione fedele (e poetica) di un attimo di vita.
Bio. Camille Pissarro nasce nel 1830 nell’isola di Saint-Thomas nelle Antille Danesi. Rientrato in Francia nel 1855, frequenta Corot e all’Academie Suisse incontra Monet (1859) e Cezanne (1861). A contatto con Monet, Renoir Sisley la tavolozza di Pissarro si schiarisce, abbandona le tinte più cupe di Corot e dei Barbizonniers. Rifiutato più volte al Salon, partecipa nel 1874 alla prima esposizione impressionista (sarà il solo a partecipare a tutte le otto esposizioni del gruppo, l’ultima è del 1886). Nel 1885 incontra i giovani Signac e Seurat. Attratto dalle loro idee divisioniste segue per alcuni anni il pointillismo fino al 1890, quando si rende conto di quanto la sua pittura abbia perso spontaneità e immediatezza. Negli ultimii anni una malattia agli occhi lo costringe a dipingere spesso al riparo dalla luce diretta; si dedica prevalentemente a paesaggi cittadini osservati dalle finestre. Muore a Parigi nel 1903.

antonella bicci

bibliografia essenziale
John Rewald, Pissarro, Parigi 1953
Laura Malvano, Pissarro, Milano 1965
Lionello Venturi, La via dell’impressionismo, Torino 1970
John Rewald, La storia dell’impressionismo, Milano 1976

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Camille Pissarro
Entrée du Village de Voisins
1872
olio su tela; 46 x 55
Parigi, Musée d’Orsay

opera è un progetto editoriale a cura di daniela bruni

[exibart]


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