01 febbraio 2006

exiwebart_shows Ohio Digital

 
Installazioni, video, software d’artista. Il Moca di Cleveland fa il punto sull’arte digitale contemporanea. E, per una volta, non tutte le opere sono già viste e digerite. Dalla natura algoritmica di John F. Simon alle intelligenze artificiali di Lynn Hershmann...

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Al Museum of Contemporary Art di Cleveland (Ohio) è in esposizione un affascinante intreccio delle più recenti rielaborazioni creative condotte nell’ambito dei nuovi media. All Digital è una mostra curata da Margo A. Crutchfield che si avvale di un corpus di installazioni interattive, videogiochi, esperimenti di intelligenza artificiale, animazioni e software, mirato a delineare un esaustivo aggiornamento sullo stato dell’arte digitale.
Tra gli artisti internazionali che partecipano all’evento non può mancare un affermato sperimentatore di code art come John Simon Jr. Già autore di Every Icon (1997), software programmato per generare tutte le icone possibili in una griglia di unità predeterminate, e di Unfolding Object, visualizzazione narrativa virtuale commissionata dal Guggenheim di New York nel 2002. Simon trae la potenza percettiva del suo dinamico immaginario da un ponderato incontro tra arte e scienza, e conduce un’analitica perlustrazione del mondo attraverso complessi sistemi formali.
Il percorso intrapreso dall’artista si avvicina molto alle John Simon Jr, Fountain ricognizioni di certa arte concettuale, e mantiene un forte legame con lo stile diagrammatico di Paul Klee e con la teoria del colore di grandi investigatori come Wassily Kandinsky e Joseph Albers. Le cinetiche configurazioni che ne derivano, liberate spesso su schermi o su pannelli LCD, tendono recentemente a sconfinare nel malleabile territorio della proiezione digitale: Fountain (2005-6), presentata a Cleveland in anteprima, ne è un intrigante esempio. Sono incantevoli regni virtuali, regolati da un’infinita combinatoria e conformati in tempo reale. Le astrazioni che ne risultano sono dotate di una risoluzione visiva quattro volte maggiore a quella convenzionale  e utilizzano milioni di colori, in modo da raggiungere un’esperienza visiva straordinaria.
La mostra ospita inoltre PS2 Diaries (2004), ludico progetto della cyberfemminista Anne-Marie Schleiner, Happiness (finally) after 35,000 Years of Civilization –after Henry Darger and Charles Fourier (2000-2003), fiabesca installazione di Paul Chan che descrive una pacifica società di sole donne costretta ad affrontare attacchi di uomini. E ancora, Instances (2005), trittico di tre sculture digitali di Leo Villareal e DiNA (2005-6), opera di Lynn Hershman, impressionante proiezione di un essere virtuale che incarna l’intelligenza artificiale ed è capace di ‘conversare’, rispondendo alle domande dei visitatori grazie ad una sofisticata tecnologia e a una connessione internet.
Punti forti del progetto anche Index (2006), una grande installazione di Charles Sandison che struttura l’ambiente con le parole di un’intera enciclopedia, e UnLifeWriter (2006), di Christa Sommerer e Laurent Mignonneau, una scultura virtuale in grado di trasformare i dati inseriti dai visitatori in creature artificiali: entrambi i lavori sono stati appositamente commissionati e realizzati per l’occasione.
Per finire il museo ha organizzato anche un CyberLounge dotato di numerosi computer, grazie al quale il pubblico può accedere a lavori telematici di noti artisti o connettersi ad altre esposizioni. L’evento è stato preceduto da un’interessante conferenza, Understanding the New Dynamic: Art, Technology and the Mind, che ha avuto luogo il 19 gennaio al Bolton Theatre of The Cleveland Play House, mentre per il prossimo 2 febbraio è previsto un incontro con Leo Villareal.

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www.mocacleveland.org

alice spadacini

[exibart]

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