13 aprile 2006

fino al 21.V.2006 Painting codes Monfalcone (go), Galleria Comunale

 
Ha ancora senso parlare di generi in pittura? Valgono per i giovani che usano il pennello le categorie accademiche come ritratto, nudo, natura morta, paesaggio, soggetto sacro e storico? Sembrerebbe di sì…

di

Usiamo con una certa frequenza la dicotomia tra pittura aniconica (astratta) e figurativa, basata −per dirla rozzamente− sulla corrispondenza tra soggetto pittorico e realtà. Ma si tratta di una divisione sorpassata. Infatti, come si legge nel saggio introduttivo, anche a quella che convenzionalmente definiamo come figurativa “non è più demandata una funzione di mimesi del reale […] e risponde a dei parametri puramente estetici. In tal prospettiva la pittura riflette sul suo mettere in evidenza il dispositivo, il meccanismo della rappresentazione, della finzione dell’arte”. La creatività sembra più basata sulla presenza di un sistema di morfemi individuali, essendosi attuato uno spostamento dal meccanismo di imitazione/rappresentazione a pura ricerca linguistica.
La mostra parte dall’assunto che “assumere una serie di coordinate prestabilite offra all’artista maggiore libertà di espressione” e passa in rassegna vari esempi di pittura iconica in cui il genere è presente, talvolta evidente, talvolta mascherato, molto spesso in coabitazione.
Veniamo accolti da un fantasioso paesaggio manga di Chiho Aoshima cui è contrapposta una natura morta di Alisa Margolis, decisamente opulente. Molto belli i due ritratti femminili di Elke Krystufek, come quello a quattro mani di Muntean & Rosenblum, in cui la mancata interazione dei soggetti sembra prendersi gioco dell’osservatore, costretto a leggere la frase scritta alla base.
La Pianura padana di Verne Dawson, carica di citazioni tra paesaggi rinascimentali e le visioni dall’alto di Escher, fa pendant con L’ermafrodita con cosce carnose ma testa maschile di Marta dell’Angelo.
Luigi Presicce, La noia, 2005, acrilico su tessuto, cm 100x140
Qui comincia a sorgere il dubbio che forse sarebbe stato meglio suddividere le opere per stanze in base alle categorizzazioni di genere, come il titolo della mostra (che pure è una esposizione a tesi, merce rara oramai) suggerisce. Non si sarebbe peccato di pedanteria tassonomica né di manicheismo, visto che spesso tanti lavori sono transgender. Ed in più in questo modo si sarebbero apprezzate le differenti declinazioni individuali della stessa categoria compositiva.
Nel successivo spazio espositivo (essenziale ed efficace grazie la parcellizzazione attuata con dei nastri bianchi su cui sono collocati i quadri che sono fissati sul soffitto), l’attenzione va subito ai lavori di Fulvio Di Piazza, dominati da uno spiccato vitalismo cromatico vegetale, e alle tele di Andrea Mastrovito, tra cui il raffinato Non ti dire che ti amo a forte tinte hippy e dall’aura quasi magica.
Non poteva mancare la Cina, di cui si fa nota il pur facile China portrait n.66 di Feng Zhengjie. Una lancia va spezzata per Chantal Joffe, capace di caricare di erotismo la non tanto raccomandabile donna in costume rappresentata.
Markus Muntean & Adi Rosenblum, Untitled, 2002, acrilico su tela, cm 200x250
Anche Japan Flag di Maurizio Cannavacciuolo ritrae una situazione erotica con un uomo a carponi (forse una porzione di xilografia erotica giapponese) da cui emerge il vessillo del sol levante, nascosto da più livelli di immagine che costruiscono una solita di ipertesto. Tanto per ricordarci come oggi, con parole −e codici− antichi, si possano ancora scrivere versi moderni.

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mostra vista il 7 aprile 2006


Painting codes. I codici della pittura
a cura di Andrea Bruciati, Alessandra Galasso (opere di Valeria Agosti Nelli, Chiho Aoshima, Maurizio Cannavacciuolo, Li Dafang, Dexter Dalwood, Verne Dawson, Marta Dell’Angelo, Fulvio Di Piazza, Inka Essenhigh, Daniele Galliano, Daniele Guolo, Chantal Joffe, Elke Krystufek, Luo Brothers, Mauro Maffezzoni, Michel Majerus, Alisa Margolis, Andrea Mastrovito, Jonathan Meese, Muntean & Rosenblum, Marco Neri, Manuel Ocampo, Chris Ofili, Elizabeth Peyton, Luigi Presicce, Giuseppe Restano, Pietro Roccasalva, Francesco Spampinato, Feng Zhengjie) – catalogo presto disponibile
Monfalcone (Go), Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Via S.Francesco 13 – da martedì a venerdì 16-19; sabato e festivi 10-13, 16-19
ingresso libero – attività didattiche informative gratuite a cura di Eva Comuzzi e Elisa Galassi – per informazioni tel. 0481 494369, fax 0432 494352
galleria@comune.monfalcone.go.it
www.comune.monfalcone.go.it/galleria


[exibart]

14 Commenti

  1. Cara Capra i generi della pittura esisteranno sempre, se poi tu ne hai di nuovi da proporre fallo pure. Quali sono?
    Comunque mancano Angelo Mosca, Ivan Malerba ed altri pittori molto significativi miei cari curatori.
    Tra le tante immagini nuove bisognava dare tutta questa visibilità al quandro di Presicce? Erano meglio i suoi boschi…non questi…

  2. Non critichi i nomi grossi e le opere di scarsa qualità degli stessi (eccezion fatta per Meese, la Essenhigh e la Joffe), l’iperbolico accostamento dei nostri artisti italiani a quelli stranieri, e mi parli di quei cinesi orribili.
    Mamma mia che commento, cinese!!!

  3. mi chiedo se il milanese poi questa mostra l’ ha vista. Pare proprio di no, invece per Otello ti voglio ricordare che Malerba non è stato messo perchè la galleria ha comprato delle sue opere poco tempo fa ed è stato scelto di non riproporle.

  4. c’è anche da tener conto che la selezione doveva per forza tener conto della mostra di villa manin di bonami. Mettere gli stessi artisti sarebbe stato un suicidio.

  5. Bè, la realtà è che chi ha partecipato alla mostra di Bonami (sulla pittura) a Villa Manin non ha voluto partecipare a questa.
    Tenendo presente che il più delle volte sono i galleristi che gestiscono i loro artisti.
    A parte Pessoli che ormai è il maestro…e decide lui per se!
    Una copertina di Exibart del Pessoli sarebbe il top ma è un’impresa difficile se non impossibile.
    Che salto per exibart sarebbe…

  6. Caro Otello,vorresti che ti suggerissero dei nuovi generi e poi apostrofi il lavoro di Presicce con “Erano meglio i suoi boschi…”
    Uno dei limiti dei nostri giovani artisti,è proprio la mancanza di rinnovamento.
    Non riconoscere a Presicce il coraggio di osare a sfatare questo tabù,lo trovo forviante.
    Vedere in Philophobia solo dei boschi,un grosso limite.Da parte tua…

  7. non tocchiamo il tema del rinnovamento della ricerca dei giovani, per cortesia… il mercato lo nega, questo è sempre più evidente a tutti, allo stesso tempo però è anche un ottimo alibi per moltissimi dei vostri qui “citati” pittori.

  8. Caro Salvatore Baldi, dici: “il coraggio di osare a sfatare questo tabù”. Ma quale tabù?
    Cambiare genere lo trovi così coraggioso? Forse è vero il contrario! E’ mantenerlo uno stile o un genere che oggi può essere ardimentoso.
    “Vedere in Philophobia solo dei boschi,un grosso limite.Da parte tua…”
    Prova a chiedere in giro, tranne all’autore ovviamente, quale immagine ricordi Presicce…poi valuta tu.

  9. Non faccio sondaggi e tantomeno cerco consensi.
    Dico la mia.
    La complessità di alcuni lavori,richiede a volte tempo per poter poi,essere interpretata e metabolizzata.

  10. caro salvatore, tu dici: “La complessità di alcuni lavori,richiede a volte tempo per poter poi,essere interpretata e metabolizzata”, non capisco bene cosa intendi per interpretata e metabolizzata, potresti spiegarmi?

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