08 settembre 2006

arteatro_interviste Jérôme Bel/ Pichet Klunchun and myself

 
In tour mondiale con la sua ultima pièce, Pichet Klunchun and myself, da Berlino a Milano, Jérôme Bel mette in scena una “prova a porte aperte” per indagare il concetto di intercultura. Lo abbiamo incontrato…

di

Seduto sui divanetti del foyer dell’Haus der Kulturen in der Welt, Bel è talmente assorbito dal proprio lavoro da rimanere indifferente al viavai caotico del primo TanzKongress berlinese. Jérôme Bel sembra mantenere la stessa presenza che aveva la sera precedente sul palcoscenico dell’Hebbel-am-Ufer (HAU), per la premiere di Pichet Klunchun and myself. Stesso iBook bianco sul quale sbirciava distrattamente le domande rivolte al suo partner e stesso atteggiamento costantemente pronto al confronto, sufficientemente ironico da saper trasformare un processo speculativo in una personalissima forma di spettacolo.
La performance, presentata in prima nazionale nella quarta spedizione indisciplinata di Uovo Performing arts festival di Milano, importante appuntamento con le arti dal vivo a cura di Umberto Angelini, si sviluppa attraverso un alternarsi di domande e risposte tra un coreografo di danza contemporanea occidentale e un ballerino di Khon, danza tradizionale thailandese. Un incontro tra due visioni della danza diventa un dialogo tra culture lontane.
Jérôme Bel porta da circa dieci anni nei teatri di tutto il mondo un’arte che fa sue tutte le componenti che appartengono alla danza per poi distaccarsi da essa fino ad abbandonarla, annullarla e trasformarla in una “non-danza”, in un evento attraverso cui produrre pensieri e riflessioni. Obiettivo: scardinare le convenzioni che appartengono alla così abusata “società dello spettacolo”. Interrogandosi da anni sui concetti di “autorialità”, di “originalità” e di “nuovo” li attraversa per stravolgerli con la messa in scena di veri e propri ready-made presi in prestito da altre performance o dalla vita quotidiana. Questa costruzione diventa il pretesto per creare un momento di riflessione collettiva in cui il pubblico viene elevato, almeno nelle sue intenzioni, al ruolo di co-produttore…
Jérôme Bel/ Pichet Klunchun and myself
Iniziamo dal titolo Pichet Klunchun and myself. Come in altre pièce, conduci il pubblico attraverso una sorta di ritratto del coreografo o del performer. Quale idea di rappresentazione si nasconde dietro questo modo di procedere che richiama le arti visive, in particolar modo la pittura? Cosa mette in campo questa modalità operativa che orienta il tuo lavoro e di conseguenza la scelta dei titoli?
La serie onomastica è iniziata con il mio secondo lavoro nel 1995; il titolo era Jérôme Bel. Poi ci sono stati Xavier le Roy (1999) e Veronique Doisneau (2004) per il Ballet Opera di Parigi; Isabel Torres (2005) per il Teatro Municipale a Rio de Janeiro e infine Pichet Klunchun and myself (2005) per il Bangkok Fringe festival. L’idea di utilizzare i nomi come titolo si basa sul concetto di soggettivizzazione. Quello che il pubblico vede sul palco è solo ciò che il coreografo Jérôme Bel, Xavier le Roy, o i performer Veronique Doisneau, Isabel Torres, Pichet Klunchun stanno pensando. Anche se questo non è completamente vero. È solo ciò che il pubblico crede. Queste persone sono soggetti cui do l’opportunità di dire qualcosa sui propri lavori, sulla propria danza.

Sei stato invitato in Thailandia per realizzare un nuovo lavoro e lì hai incontrato Klunchun. Lo spettacolo è una rappresentazione realistica del vostro incontro…
Dal momento che non abbiamo avuto molto tempo per lavorare, ho deciso di mostrare al pubblico una sessione di lavoro, vale a dire ciò che stavamo facendo per preparare la pièce. Dopo alcune settimane, Freye Leysen, direttrice del KustenFESTIVALdesart presente in teatro a Bangkok, mi ha chiamato per mostrare il lavoro a Bruxelles. Io ho risposto di no, perché si trattava di una prova aperta e lo spettacolo non era ancora concluso. Ma lei ha insistito e ora siamo in tour in tutto il mondo per i prossimi due anni. Questa pièce è un documento del processo creativo compiuto insieme al ballerino thailandese Piechet Klunchun. Quello che accade durante la performance è il racconto delle nostre rispettive pratiche: il Khon, danza tradizionale thai, e la danza contemporanea. I gap culturali tra le nostre pratiche sono enormi, per cui non è facile capire cosa stiamo facendo. Naturalmente il tema principale della performance è l’interculturalismo.
Jérôme Bel e Pichet Klunchun
Attraverso le domande di Klunchun, presenti il tuo percorso professionale, il tuo concetto di danza e di arte. Come in The last performance, parli del tuo lavoro. Uno è un pezzo di danza, l’altra una conferenza. C’è un’idea comune che unisce queste due esperienze? E se sì, perché hai sentito il bisogno di questa soluzione?
Credo che poche persone abbiano compreso il mio lavoro negli ultimi dieci anni. E sono abbastanza infastidito, perché ho rilasciato migliaia di interviste e ho spesso incontrato il pubblico dopo le performance. Il mio lavoro tenta di descrivere la nostra realtà: non è semplicemente qualcosa di leggero e godibile, alcuni temi sono molto seri. Questo è il motivo per cui dopo un certo periodo di tempo ho deciso di spiegarlo: attraverso conferenze o pièce, come questa con il ballerino di danza tradizionale thai. Lui fa domande sul mio lavoro perché non lo conosce e io sono costretto a spiegare il mio progetto artistico. Questo non mi succede più in Occidente perché il mio lavoro è riconosciuto (ma spesso non capito). In questo caso invece, avendo a che fare con qualcuno che non ne sa nulla, devo spiegare tutto di nuovo. Questo alla fine è interessante anche per il pubblico occidentale che non aveva ancora capito di cosa trattasse. In un certo senso sono dovuto andare in Thailandia per essere compreso in Occidente. Non è divertente?

intervista a cura di emanuele guidi


UOVO performing arts festival – MILANO
Pichet Klunchun and myself- Prima Nazionale 14 maggio
IED Moda Lab via pompeo leoni 3,
www.bymed.org
Haus der Kulturen in der Welt/ BELINO
www.hkw.de
ideazione: Jérôme Bel
di e con: Jérôme Bel & Pichet Klunchun
coproduzione: Bangkok Fringe Festival; SACD / Festival Montpellier Danse 2005; R.B. Jérôme Bel, Paris
con il sostegno di: AFAA (Association française d’action artistique); French Alliance, Bangkok; Cultural Service of the French Embassy, Bangkok; “The Flying Circus Project”, Singapore
grazie a: Frie Leysen, Mark De Putter
R.B. Jérôme Bel riceve il sostegno di: Direction régionale des affaires culturelles d’Ile-de-France

[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui