08 settembre 2006

exibinterviste – la giovane arte Giacinto Occhionero

 
La fuliggine del plexiglas e la Roma che non t’aspetti. Aereografi, ventilatori per dipingere e un’ex fabbrica di detergenti (che più affollata non si può). La parola a un artista che parla. Parecchio…

di

A Roma sei un po’ un personaggio…
L’inscindibilità di forma e contenuto è il mio pregio ma anche il mio difetto. Nell’arte come nella vita.

Bella risposta. Però spiegacela…
Così come la riuscita di un lavoro non è sempre prevedibile e garantita attraverso la progettualità, così nelle pubbliche relazioni non ho mai in serbo “disegni mentali” per secondi o terzi (o quarti) fini. Sono fatto così, prediligo gli aspetti sensoriali comunque.

E i tuoi quadri?
Il mio è un lavoro intrinsecamente paradossale: considerando che il supporto (il plexiglas trasparente) viene dipinto al contrario, ciò che appare è un cumulo di riflessi freddi e repulsivi che variano con lo spostamento del punto di osservazione. In definitiva parlerei di un’Air-Reverse-Painting fatta di gelo, distanziamenti, evanescenze e bagliori soffusi.

Artista da quando?
Dipingo e disegno da sempre. Da molto piccolo lo consideravo un gioco, impegnativo ma anche divertente. Con il passare del tempo quasi tutti i giochi sono finiti. Tranne questo di dipingere, che è proprio il gioco che non avevo modo di condividere con altri bambini.
Giacinto Occhionero, Iron Woman, tecnica mista, cm 100x100
Quali gli artisti che hai amato?
Tanti. Ma fammi citare tre giganti: Turner, Velazquez e Rembrandt.

E il tuo studio?
Era una fabbrica di detergenti. La struttura è tuttora fatiscente. La divido con un amico da cinque anni. È arduo tentare una seria coibentazione dal tetto, infatti quando piove con insistenza in alcuni punti si bagna. Le finestre sono state rinforzate con barre di ferro a causa delle intrusioni ripetute degli zingari della zona.

Addirittura…
Sì. Una volta rientro e ci trovo una cameretta sorta dal nulla da un giorno all’altro. Con tanto di letto, comodino, bottiglia di grappa, dizionario romeno-italiano e i miei quadri appesi al muro.

Magnifico…
Sì. Però l’eccezionalità del posto influenza più che altro l’approccio produttivo e le scelte tecniche: posso servirmi degli spostamenti d’aria per utilizzare aerografo e ventilatori durante l’applicazione di solventi specifici e vernici per automobili.

Un lavoro dall’allure industrial concepito a Roma…
Suona curioso, lo so. Forse perché la produttività industriale non è affatto tra le sue caratteristiche. Roma è in questo senso una palestra molto dura: il reperimento dei materiali che mi sono utili dipende da tutto un sottobosco di periferia fatto di attività artigianali e semindustriali. Vorrei fare un’esperienza in un altro posto anche per valutare questo aspetto.

Quale la tua mostra migliore?
Due interventi. Uno un paio d’anni fa a Salerno e uno recentissimo a Roma. A Salerno esposi dei dipinti raffiguranti muri storici quali simboli di guerra, chiusura e divisione sui quali, però, comparivano citazioni letterarie implicanti comunicazione e quindi avvicinamento tra gli uomini. Questa contrapposizione lo completava non solo formalmente ma anche concettualmente.
Giacinto Occhionero, Aircraftsoccer, tecnica mista, cm 100x100
E a Roma?
Presso lo studio Morbiducci, dove Mario De Candia mi ha chiesto di relazionarmi con l’opera dello scultore Publio Morbiducci.

Come va con le gallerie e il “sistema dell’arte”?
In passato ho avuto rapporti frammentari con galleristi poco animati e superficiali. Poca passione ma anche bassa, bassissima attitudine imprenditoriale. L’assunto di base, al di là delle considerazioni estetiche personali, mi è sempre parsa essere “compro l’opera di Tizio come investimento”.

E adesso?
Attualmente qualcosa si sta muovendo. Ho stretto dei rapporti con alcuni amici e addetti ai lavori stimolanti e produttivi. Sono molto soddisfatto, ad esempio, della lettura critica del mio lavoro da parte di Mario De Candia e Angelo Capasso. Comunque non c’è fretta: Roma è o non è la città Eterna?

Chi secondo te ha delle chance internazionali tra i più giovani?
Fare dei nomi mi risulta veramente difficile. Ma una cosa è certa: credo che questo sia possibile solamente per gli artisti poco inclini alle tendenze del momento, quelli con una forte personalità.

exibinterviste – la giovane arte è un progetto a cura di pericle guaglianone

bio: Giacinto Occhionero è nato a Campobasso nel 1975; vive a Roma. Tra le personali: Morbidbid (rassegna Le forme dell’immateriale), Studio Morbiducci, Roma (2006); Walls and words, MB47, Salerno (2004); Avarizia (rassegna I sette peccati capitali), Soligo Art Project, Roma (2003). Collettive, eventi: L’altra metà del lavoro (INAIL), Palazzo della Cancelleria, Roma (Special prize) (2006); Libro d’artista, 4^ Biennale del Libro di Cassino (2005); Cuore2/Dirty, Rayapunto gallery, Salamanca (2003); Digital portraits, Lavatoio Contumaciale, Roma (2002).

[exibart]

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